Sport

L’ippica vuole chiarezza sui troppi casi di doping

Ernesto Cazzaniga*

Tra i vari e gravi problemi che attanagliano l’ippica e nella totale confusione del momento, non dobbiamo assolutamente sottovalutare il problema del doping e della giustizia sportiva con annessi e connessi.
È stato ampiamente «sbattuto» in prima pagina - anche se a momenti alterni da parte dei soliti agitatori di professione - il caso dei laboratori dell’Unire, perché nella sostanza, sia pure sotto una veste giuridica autonoma, alla fine è sempre l’Unire a farsi carico degli impegni conseguenti. Sul banco degli imputati i costi delle analisi a carico dell’ente, sbandierando cifre a volte fantasiose e comunque mai seriamente documentate, ignorando peraltro una analisi sulla funzionalità, regolarità e affidabilità del lavoro prodotto. È di questi giorni una notizia di stampa proveniente da un congresso scientifico, tenutosi a Losanna (Svizzera), dove si sostiene: «Vi è una polvere che cancella le tracce di Epo dalle urine». È l'ultima frontiera della lotta al doping, su cui si sta concentrando il laboratorio svizzero della Iaaf, che ha lanciato l'allarme dal congresso di Losanna. Si tratterebbe addirittura di una sostanza abbastanza comune, presente in uno smacchiatore. Sarà per un vecchio e radicato pregiudizio ma, se una notizia proviene da un Paese come la Svizzera, siamo tutti portati a darle un certo credito, ovviamente senza alcuna base scientifica, ma la notizia allarma e preoccupa, soprattutto per il mondo dell’ippica che vive una situazione di opacità per tutto quanto riguarda i problemi attinenti a questo delicatissimo problema. Questo a mio avviso dovrebbe essere il punto centrale da chiarire sino in fondo, della capacità e attendibilità scientifica e tecnica da parte di queste strutture nostrane di produrre dei risultati nella lotta a questo cancro che avvelena tutti i campi legati allo sport. Oltre a questo aspetto non va sottaciuto il problema connesso alle giurie, al loro funzionamento della loro capacità professionale ed anche della loro pletoricità, soprattutto per campi di corse minori, dove l’Unire potrebbe recuperare risorse preziose, da destinare, per esempio, ad una maggiore cura nel trasporto e conservazione dei campioni prelevati ed inviati ai laboratori di analisi. Non sempre le buone riforme sono fatte di rivoluzioni, a volte sono sufficienti piccoli passi per migliorare notevolmente, la sostanza, e l’immagine esterna che si vuole dare per garantire l’operato del sistema.
Certo che, al posto di leggere notizie del tipo di quelle pubblicate sul solito sito di disinformazione telematica, su presunti accordi tra il commissario straordinario dell’Unire Melzi d’Eril e Maurizio Mattii (instancabile animatore del sito) in relazione a defenestramenti dati per certi (che certi non sono), del segretario generale, sarebbe preferibile sentire l’opinione del conte Melzi sul problema del doping, dell’abnorme numero di casi in sospeso eccetera.
E, dal momento che Melzi non viene dalla luna ma da questa terra e da questo mondo, conoscerà perfettamente la situazione relativa ai 500 casi di doping in sospeso e sarà venuto a conoscenza della famosa taumaturgica relazione della commissione ministeriale sulla situazione economica dell’ente, sarebbe ora che facesse sentire anche la sua voce. Nel caso non ne fosse ancora a conoscenza, visto che il solito Mattii ne è ben informato, a suo dire, si faccia aggiornare dallo stesso, a maggior ragione visti gli accordi intercorsi e mai smentiti con lo stesso Mattii.
Infine, sempre a proposito di doping, c’è da rilevare che la scorsa settimana i giudici svedesi hanno comminato una multa di 25mila euro all’allenatore tedesco di stanza in Italia Holger Ehlert, il cui allievo Lets Go, secondo nell’Elitlopp (la più importante corsa svedese) alla media stratosferica di 1’09’’5 al chilometro è stato poi trovato positivo a un diuretico simile al Lasix.

Almeno i nostri amici «vichinghi» dimostrano di saper essere severi e, soprattutto, tempestivi, mentre da noi si naviga fra le nebbie.
* ex presidente dell’Anact (Associazione
nazionale allevatori del cavallo trottatore)

Commenti