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L’Italia per battere la Georgia ruba il centrocampo al Milan

Schierati per la prima volta assieme dall’attuale ct, Pirlo, Gattuso e Ambrosini. De Rossi andrà in panchina: è diffidato e Donadoni vuole averlo contro la Scozia

nostro inviato a Genova

Dodici partite e poi una primizia. Il centrocampo dell’Italia si colora di rossonero nella sfida che, se vinta, porterà la nazionale a giocarsi tutto in Scozia (e se non vinta, decreterà il fallimento di un ciclo): per la prima volta Roberto Donadoni manderà in campo contemporaneamente tre centrocampisti del Milan: Gattuso, Pirlo e Ambrosini. Argine e catapulta, saranno loro a gestire ritmi e palloni, a tenere in ordine il cortile di metà campo. Non era mai successo prima. Almeno nella gestione del tecnico bergamasco. Che si è trovato fin dal primo vagito del suo mandato a gestire due blocchi, quello della Roma e appunto quello targato Ancelotti.

Li ha mischiati, imbastarditi con qualche forestiero, ma sempre da lì è passato il ct per dare spessore al reparto cardine della sua nazionale. Gattuso, Ambrosini e Pirlo da una parte; Perrotta, De Rossi, Aquilani dall’altra. Pirlo eDe Rossi sono le architravi della casa voluta dal ct, li ha affiancati, ne ha messo uno davanti alla difesa e l’altro con la prua verso l’attacco, ma insomma quando ha potuto non ha mai rinunciato all’apporto della coppia. Questa sera è quasi costretto a farlo. Pirlo e De Rossi sono diffidati, perderne uno per la battaglia di Glasgow è un lusso che nemmeno la nazionale campione del mondo può permettersi. Soprattutto quando si tratta del giorno del giudizio, 17 novembre a Glasgow, tana degli highlander scozzesi. Per questo Donadoni ci va cauto, il rischio è troppo alto: «Ho detto a De Rossi e a Pirlo di stare molto attenti, giocare con una diffida che ti pende sulla testa è sempre molto difficile. Ma proprio per questo ne manderò in campo solo uno dall’inizio».

Uno: Pirlo. Con Gattuso e Ambrosini. Insieme, in questa stagione rossonera, hanno giocato sette volte su dieci. Con Siena, Parma e Palermo il trio si è sfaldato e il Milan non è che ci abbia poi guadagnato molto: due pareggi e una sconfitta. Che sarà anche un caso, ma insomma vorrà pur dire qualcosa. Ieri, Donadoni li ha divisi, Pirlo e Gattuso erano in squadra insieme, Ambrosini dall’altra parte: solo schermaglie della vigilia per quella che, come ha detto proprio il commissario tecnico, è una di quelle in cui «ho meno dubbi di sempre». Poi i riti di sempre: Gattuso, che non ha aperto bocca per tutta la settimana di Coverciano, ha continuato il silenzio anche ieri fedele al rito che lo accompagna da sempre: stare zitto nel giorno che precede la partita. Pirlo si è sfilato manco fosse già braccato dai mastini georgiani. Ambrosini, lui, si è fermato. Da quando la sfortuna l’ha lasciato in pace, non ha perso un colpo. Dal Milan, Ancelotti non lo toglienemmeno sotto tortura e ora anche Donadoni ha messo il biondo tra le priorità. «Non posso nasconderlo, giocare in un centrocampo tutto rossonero domani sera sarà molto stimolante».

E via il pudore per una volta. A Genova c’è in ballo l’inseguimento alla Scozia (e gli azzurri questa sera se la giocheranno già sapendo il risultato della partita di Glasgow), ma in campo Ambrosini è certo di trovare risorse inedite: «È la prima volta con Donadoni e, non posso nasconderlo, è sicuramente un motivo di orgoglio per noi tre e per la società». Meccanismi, sguardi al volo, smorfie: repertorio che i tre amigos sono abituati a recitare tutte le domeniche. «Sarà più facile. Nel Milan giochiamo diversamente, è vero, ma conoscerci alla perfezione non può che migliorare il rendimento. Nostro e, speriamo, di tutta la squadra». Nella traversata del deserto che è diventata questa qualificazione europea (finora siamo al tentativo) Donadoni si era innamorato del modulo di Spalletti, poi eroso dagli infortuni masoprattutto dalla difficoltà di riproporre in nazionale automatismi impossibili da limare se non con un lavoro quotidiano. Ora questa «deriva» rossonera.

Obbligata dai fatti, e dalle precauzioni, arriva proprio in uno dei momenti più difficili per il Milan. Dopo la sconfitta di Glasgow in Champions e un campionato con i rossoneri ancora fermi sulla pista di decollo. Nel centro del mirino per sottrarre troppe volte i giocatori ai club, per una volta la nazionale diventa il medicinale giusto per i tre amigos.

Sempre che la Georgia non vada di traverso.

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