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L’Italia del volley cerca il primo pass sulla via di Pechino

Vermiglio richiamato in regia da Montali: «Sono qui per far girare la squadra. Cerchiamo il podio agli europei per non giocare a Natale»

Nove mesi per tornare in nazionale, nove mesi per diventare padre, peccato che la maglia azzurra lo porti in Russia, troppo lontano per fare un salto a casa quando la moglie Caterina darà alla luce il piccolo Federico. È questione di giorni ma Valerio Vermiglio è a Mosca per guidare l’Italia nell’europeo che scatta stasera contro la Finlandia. E che guarda anche a Pechino, perchè manderà le due finaliste alla World Cup di novembre in Giappone, primo torneo di qualficazione per i Giochi Olimpici.
Abbiamo vinto le ultime due edizioni dell’europeo, entrambe con in squadra questo fumantino talento messinese che a fine novembre, al mondiale, quando chiudemmo quinti e feriti, sollevò il coperchio sulle tensioni dentro e soprattutto intorno al gruppo azzurro. Venendo poi escluso dalla squadra che ha disputato, in estate, una World League da incubo, 8 partite perse su 12, molti infortuni, di buono solo lo spazio offerto a qualche nome nuovo, Mattera, Sala, Perazzolo, oltre a Martino (20 anni), al contrario degli altri assente a Mosca perché Cernic (29) ha smaltito in extremis un infortunio. L’europeo è un mondiale senza il Brasile, occorrono i veterani. Come Vermiglio. E il ct Gian Paolo Montali ha fatto un passo indietro. O lo ha fatto il giocatore?
«Abbiamo trovato un punto di incontro per il bene della nazionale - dice Valerio -. Essere escluso dalla World League non mi ha fatto piacere ma se era un’amarezza che dovevo affrontare, va bene».
«Troppe paranoie intorno a noi giocatori», aveva detto al mondiale dopo l’ennesimo ko con il Brasile. Cosa è cambiato?
«Il mio modo di pormi. E quella voleva essere una critica costruttiva per tutti, non attaccavo nessuno».
Insomma, la nazionale non può fare a meno di Vermiglio, Vermiglio non può fare a meno della nazionale...
«Lascerò quando non sentirò più il fuoco che brucia dentro, anche in una partitella».
Otto azzurri campioni all’europeo 2005 sono pure a Mosca...
«Siamo un gruppo maturo, non è detto che sia un vantaggio».
Mattera è il suo erede, che da tempo si cerca?
«Se farà le esperienze giuste, sì. Il talento migliore che abbiamo in Italia è Martino, uno schiacciatore giovane che deve uscire dal guscio. Ragazzi come lui faticano a trovare spazio in A1? Capisco anche le esigenze dei club che puntano su gente più esperta».
Intanto Vermiglio, dopo 5 scudetti, lascia Treviso per Macerata...
«Scelta fatta da altri ma si è rivelata un regalo. Treviso non era più il posto giusto per i miei progetti».
Avrà lasciato amici...
«Nel volley non ci sono amici, solo buoni rapporti. Ognuno fa la sua strada».
Il meccanismo di qualificazione a Pechino non costringe a giocare troppo?
«È giusto che sia selettivo così che emerga chi vince malgrado lo stress. Ma si dovrebbero rispettare di più le culture dei singoli Paesi. Se dovessimo fare la pool di gennaio, niente Natale a casa».
Chi vince l’europeo?
«Favorite sono la Russia, la Polonia e la Bulgaria, che ci ha battuto al mondiale. Noi puntiamo al podio».
Lo spirito dell’Italia?
«La voglia di far fatica».
Cosa darebbe per rigiocare la finale olimpica di Atene, persa con il Brasile?
«Nulla.

Vorrei giocare quella di Pechino con l’esperienza della delusione di Atene».

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