Cultura e Spettacoli

L’ombra della Stasi sulla morte di Bertolt Brecht

La Fondazione Nobel: no alla revoca del premio a Grass

da Berlino
La ferita del passato tedesco ha ripreso a sanguinare. Prima con la sensazionale confessione della militanza volontaria di Günter Grass nelle Waffen-SS. Ora Der Tagesspiegel, il più diffuso quotidiano di Berlino, ospita una nuova rivelazione, tutta da verificare, sulla possibilità, che l’«infarto» che stroncò Bertolt Brecht il 14 agosto di 50 anni or sono fosse stato «favorito» dai servizi segreti comunisti. Quest’informazione affiora da una dichiarazione finora sconosciuta di Erich Mielke, l’onnipotente capo della Stasi, la temutissima polizia segreta della Repubblica Democratica Tedesca.
Gli apparati di controllo comunisti temevano che il drammaturgo denunciasse le persecuzioni compiute nei riguardi di intellettuali di spicco. A sostegno della tesi di un complotto, il giornale riporta il testo di un discorso di Mielke ai quadri della Stasi datato 1 settembre ’56, due settimane dopo la morte di Brecht. Mielke, all’epoca viceministro della «Staatssicherheit» di cui avrebbe assunto la direzione due mesi dopo per mantenerla fino alla caduta del Muro di Berlino nell’89, dopo l’intervento si abbandonò a una riflessione contro alcuni intellettuali dissidenti. «Vorrei citare», disse, «uno degli esempi più inauditi, compagni, perché è importante che un membro della Staatssicherheit sappia esattamente come la pensano questi fratelli (termine sarcastico per indicare i dissidenti, ndr), i quali sostengono che qui nella Ddr gli arrestati sono stati picchiati e seviziati dalla Staatssicherheit. Per questo motivo il famoso scrittore e drammaturgo Brecht voleva sporgere denuncia contro un dirigente della Staatssicherheit». E, dopo una breve pausa, Mielke aggiunse: «E poi Brecht è stato stroncato da un infarto».
Werner Hecht, per quasi vent’anni responsabile della drammaturgia al Berliner Ensemble, interpellato dal Tagesspiegel ha detto di non aver «mai ascoltato quel discorso». Tuttavia, riferendosi ai metodi della Stasi, si mostra possibilista sull’ipotesi del complotto poliziesco. Di parere diverso è tuttavia la figlia di Brecht, Barbara. «Non credo - ha detto - che la Stasi abbia avuto un ruolo nella morte di mio padre. La sfortuna volle che quando papà si trovò in condizioni critiche, il professore che lo aveva in cura inviò un assistente». Ma il quotidiano berlinese aggiunge che il giorno in cui Brecht subì l’infarto fatale il professor Theodor Brugsch, primario della «Charitè», il maggior ospedale berlinese, era appena rientrato dalle vacanze. Non solo. Uno studio condotto da un altro medico pochi anni fa dimostrò che lo stesso Brugsch ed altri medici, prima che Brecht morisse, «invece di prescrivergli una dieta e un trattamento immunitario considerato già allora obsoleto, avrebbero dovuto fargli somministrare un’elevata dose di antibiotici». Una terapia prescritta per ignoranza o suggerita dalla Stasi? È comunque accertato che per quel 14 agosto 1956 Brecht aveva progettato di recarsi a Monaco di Baviera per farsi curare da un cardiologo occidentale, un luminare nel suo campo.
Il servizio segreto della Ddr torna ad allungare le sue ombre insidiose anche sull’altro «caso» scottante dell’estate tedesca, quello dell’autobiografia di Günter Grass nella quale lo scrittore confessa il proprio passato nelle Waffen-SS. In un’intervista che sarà mandata in onda questa sera dalla televisione pubblica Ard, Grass ammette di aver portato il peso della vergogna tutta la vita. «L’unica cosa che posso dire su questa vicenda - ha affermato - è che ho lavorato per tre anni a questo libro e dentro c’è tutto quello che ho da dire sull’argomento». Ma il quotidiano Koelner Stadt-Anzeiger ha scritto ieri che Grass, con la sua ammissione pubblica, ha soltanto anticipato una rivelazione che sarebbe comunque arrivata presto da altra fonte. Negli archivi sul nazismo custoditi dalla Stasi era documentata l’appartenenza dell’autore del Tamburo di latta alle Waffen-SS e tutti i documenti dell’archivio, passato sotto il controllo delle autorità della Germania riunificata, saranno accessibili agli storici da marzo dell’anno prossimo.
Da parte sua il settimanale Der Spiegel ha scoperto documenti inediti delle autorità militari Usa che avevano fatto prigioniero Grass l’8 maggio 1945 a Marienbad, da cui risulta l’appartenenza dello scrittore alle Waffen-SS. Dai documenti, che contengono addirittura le impronte digitali di Grass (pur riportando il suo nome di battesimo con l’aggiunta erronea di un’acca dopo la «t»), si apprende che lo scrittore era stato dichiarato combattente della decima Panzerdivision Frundsberg e «studente» nella vita privata. A Grass fu dato il numero di prigionia «31G6078785» e fu rimesso in libertà il 24 aprile ’46. Gli furono consegnati 107,20 dollari. Denaro probabilmente guadagnato come sguattero in una cucina dell’US Air Force.
Una buona notizia, infine, per lo scrittore tedesco.

La Fondazione Nobel ha fatto sapere che non revocherà il premio per la Letteratura assegnatogli nel 1999.

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