Politica

L’ultima beffa alle famiglie delle vittime del terrorismo Niente fondi in Finanziaria

Spariscono i 15 milioni destinati dalla legge alle famiglie. Infuriati i familiari dopo le promesse di Prodi: «Ci viene la nausea»

da Bologna

Sono infuriati, amareggiati, delusi. Sono i familiari delle vittime del terrorismo e delle stragi, i rappresentanti delle loro associazioni, da piazza Fontana alla stazione di Bologna a Ustica, ai tanti caduti sotto i colpi delle Brigate rosse. Ce l'hanno con il governo Prodi, colpevole di non avere mantenuto in Finanziaria gli impegni presi: non ha stanziato i 15 milioni che servono per applicare i benefici previdenziali e i vitalizi speciali previsti dalla legge 206 del 2004 «Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice».
L'ultimo impegno era stato preso lo scorso 2 agosto, 27° anniversario della bomba alla stazione di Bologna, quando Romano Prodi si presentò a sorpresa alla commemorazione della sua città. Fu accolto dagli applausi e dal palco disse: «La legge per le vittime del terrorismo sarà applicata senz'altro da questo governo. E la miglioreremo». Pochi giorni prima, il 27 luglio, ma soltanto dopo l'ennesima dura presa di posizione delle associazioni tra i famigliari delle vittime, la presidenza del Consiglio aveva effettivamente licenziato una direttiva che avrebbe dovuto risolvere le tante questioni interpretative che fino a oggi hanno ostacolato l'applicazione della legge e l'elargizione dei benefici ai destinatari.
Incassati gli applausi, nonostante i tanti viaggi a Roma del presidente dell'Unione vittime per stragi, Paolo Bolognesi, e del presidente dell'Associazione italiana vittime del terrorismo, Giovanni Berardi, si è arrivati al nulla di fatto. Nella Finanziaria approvata col voto di fiducia alla Camera non è stato inserito l'emendamento con i 15 milioni che avrebbero sistemato le posizioni di circa 1.500 persone (sopravvissuti e familiari) a cui era destinata la legge del 2004, approvata in modo bipartisan sotto il governo Berlusconi.
«Sono stato tante di quelle volte a Roma che mi è venuta la nausea - sbotta Bolognesi, che è anche presidente dell'associazione del 2 agosto 1980 -. E alla fine in Finanziaria hanno inserito soltanto tre norme che non risolvono nulla. Una riguarda solo 41 persone. E l'Inps continuerà a non applicare la legge perché scritta male in alcune parti». Le associazioni hanno già chiesto un nuovo incontro al governo: «Ma tanto so già che sarà inutile - ammette Bolognesi -. Forse, se non ci fosse stata la fiducia alla Camera, l'emendamento sarebbe entrato, ma così... ».
Ancora più dure le parole di Giovanni Berardi. Il padre Rosario, maresciallo di polizia e capo della Digos, fu ammazzato a Torino dalle Br nel ’78. La sua rabbia l'ha affidata a una lettera aperta al sito dell'associazione «Vittime del terrorismo». Si intitola «Lettera di Natale a Prodi». E recita: «Grazie per quanto avete voluto fare per regolarizzare la posizione di tutte le vittime del terrorismo. Prima una trattativa lunga mesi con qualificati funzionari ministeriali, poi finalmente la chiara decisione del governo: nulla. Noi, come attesta la decisione (non) presa in Finanziaria, saremo sempre vittime e mai ex vittime».
E ancora: «Ricorda il 2 agosto? Lei, capo del governo, aveva promesso. Anche se questo non è avvenuto a chi vuole che interessi. E il prossimo 2 agosto è così lontano... ». Il presidente del Consiglio, da quel palco a Bologna, disse anche: «Le vittime hanno bisogno della verità».
Avrebbero bisogno anche di 15 milioni di euro.

E Berardi così chiude la sua lettera amara: «Buon Natale, presidente, che il panettone le sia lieve».

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