Cultura e Spettacoli

L’ultima estate di Umberto Boccioni

Marella Caracciolo Chia trova in fondo a un baule le lettere dell’amore segreto tra il pittore futurista e la principessa Vittoria Colonna...

L’ultima estate di Umberto Boccioni

Un amore segreto, sepolto con cura per quasi un secolo sul fondo di un baule. Una passione travolgente che forse fu addirittura la causa della tragica fine di Umberto Boccioni, il pittore futurista morto cadendo da cavallo la mattina del 17 agosto 1916, artigliere a Verona. E che ora diventa un libro: Una parentesi luminosa. L’amore segreto fra Umberto Boccioni e Vittoria Colonna (Adelphi, pagg. 178, euro 18).
Nella vicenda si è imbattuta per caso Marella Caracciolo Chia (moglie del pittore Sandro) mentre conduceva ricerche sulla vita avventurosa di Leone Caetani di Teano, viaggiatore e orientalista, autore di una monumentale (e incompiuta) opera sulle origini dell’Islam, e marito della principessa Vittoria Colonna. Il quale, a un certo punto e inspiegabilmente, abbandona Roma, le feste, i palazzi, le sue immense proprietà terriere, moglie e figlio per rifugiarsi in una cittadina di pionieri tra le montagne del Canada. Lì (con una nuova donna, Ofelia Fabiani e la loro bambina) finirà i suoi giorni in una casa al limitare del bosco. Che cosa era successo?
Nelle lettere tra Leone Caetani e Vittoria Colonna la soluzione del mistero. Marella Caracciolo Chia è stata la prima a mettere le mani sul prezioso carteggio, conservato fra le carte millenarie dell’Archivio Caetani di Roma dentro un baule. Per espresso volere della principessa non doveva essere aperto prima che fossero trascorsi cinquant’anni dalla sua morte. Ed ecco che sul fondo del baule - fra le centinaia di carte che testimoniano la vita irrequieta di una nobildonna viziata e capricciosa, tra feste, balli, inviti alla corte reale inglese, viaggi, malinconie e massicce dosi di sonniferi - sbuca un pacchetto di ventuno lettere, legate strette strette con un pezzo di spago. Tra i foglietti ingialliti, anche diverse foto, tutte scattate nel luglio 1916. La firma è una: Umberto Boccioni.
Questa la premessa. Da qui Marella Caracciolo Chia ricostruisce la storia d’amore tra il giovane pittore futurista e la bella principessa, discendente di quella Vittoria Colonna che fu musa di Michelangelo. Un’estate di passione, fin dal primo incontro sul lago Maggiore nella villa dei comuni amici marchesi Casanova, dove Boccioni è ospite con l’amico compositore e pianista Ferruccio Busoni del quale sta dipingendo il ritratto (il quadro, l’ultimo di Boccioni, è alla Galleria d’Arte Moderna di Roma).
Ci sono fin troppi elementi per rendere la lettura appassionante e intrigante. Così si consuma l’ultima estate di Boccioni nelle braccia di Vittoria Colonna, la quale - con il marito al fronte, in rotta con la famiglia, insofferente di tutto e sfidando le maldicenze - ha l’ardire di invitare l’amante nella sua Villa sull’Isolino presa in affitto dai Borromeo, dove l’ennesimo capriccio l’ha portata e dove cura il giardino e si dedica al figlio Onorato, un ragazzo difficile e probabilmente ritardato. La trentanovenne Vittoria e il giovane pittore trascorrono giornate spensierate, con bagni nel lago, pranzi in veranda, piccole gite e passeggiate nel verde. Una parentesi luminosa, appunto, con la Grande Guerra a fare da sfondo, le notizie dal fronte, l’incombere di una tragedia che si palesa ogni giorno di più e infrange le speranze del conflitto-lampo, il ritratto di un’epoca che sarebbe stata spazzata via di lì a breve.
Nel portafogli di Boccioni verrà trovata l’ultima lettera di Vittoria. Lui nel frattempo le scrive da innamorato: «Oh le nostri notti! il tuo pallore, il tuo smarrimento, il mio terrore la nostra infinita comunione di corpi e di spirito. Divina mia, lo sento che mi vuoi bene...».
Poi c’è un’inspiegabile interruzione del carteggio. E il fatale incidente. Che si può leggere in vari modi.

A voi trovare quello più convincente.

Commenti