Cultura e Spettacoli

"Lady Gaga non durerà come noi"

Il gruppo svedese degli Abba, sciolto nel 1982, ha venduto 375 milioni di copie dei suoi dischi: "Le nostre canzoni sono puro pop, che è senza tempo. Non torneremo mai insieme"

"Lady Gaga non durerà come noi"

Certo, di più non si può. Fatto tutto il fattibile, ora gli Abba si godono la vita, e ci mancherebbe. In poco più di dieci anni, dal 1970 circa al 1982, questi quattro svedesi, per un po’ persino sposati tra loro, hanno battezzato decine di canzoni di quel pop così colloso che ancora se lo ricordano tutti (da Fernando a Super Trouper a The winner takes it all) e poi hanno mollato lì. Fine. Stop. I critici musicali hanno festeggiato lo scioglimento del gruppo, ma il pubblico ha continuato a comprare i loro dischi: finora 375 milioni di copie e nessuno, a parte i Beatles, ha fatto di meglio.

Nel 2000 gli Abba hanno rifiutato persino un miliardo di dollari per cento favolosi concerti perché, come hanno spiegato, «non volevamo deludere i fans». In realtà avevano fatto bene i conti: il musical che ha il titolo di un loro successo planetario, Mamma mia! - undici anni di tutto esaurito nel West End a Londra, nove a Broadway e ora pronto ad arrivare pure in Italia - ha raddoppiato quegli incassi: due miliardi e tiè. Perciò Benny Andersson e Björn Ulvaeus ti allargano un sorriso così e riassumono la loro vita artistica in una frase sola, fulminante: «Le persone che incontriamo nel mondo ci dicono sempre che le due cose svedesi che conoscono sono l’Ikea e gli Abba».

Appunto, roba da non crederci. Però all’inizio vi ridevano in faccia.
Björn. «Il successo è molto duro da capire e, soprattutto, è difficile assimilarlo. Ma i numeri e altro parlano da sé e quindi mi dico che è proprio vero».
Benny. «È stato inaspettato. Ti siedi, scrivi, registri. Dopodiché ti chiedi se ci sarà qualcuno disposto ad ascoltare quello che stai facendo. Nel nostro caso succede ancora oggi».

Ma siete disoccupati ormai da ventotto anni.
Björn. «Abbiamo tentato di scrivere pura musica pop e, se sei fortunato, il pop è una musica senza tempo. È magia, difficile da spiegare».
Benny. «Allora eravamo giovani e freschi, ora no. Ed è per questo che non ci riuniamo più. Non c’è motivo per ritornare insieme perché tutti noi ora facciamo cose diverse. Io ho la mia band, abbiamo dei nipotini di cui occuparci. Non ci riuniremo mai più».

Intanto c’è «Mamma mia!». È un musical solo per divertirsi?
Björn. «La gente esce sorridendo e dimenticandosi per un po’ delle cose che non vanno. Mica poco».
Benny. «Il messaggio più profondo è la parità dei sessi, tra uomo e donna. Questo è uno degli elementi che ha portato al successo Mamma mia!, oltre alla freschezza e allo humour».

Adesso sarà presentato in italiano.
Björn. «Prima di essere un Abba avevo un gruppo e cantavo anche in italiano, è una lingua stupenda. Seguivamo anche il Festival di Sanremo».
Benny. «Il miracolo è che in tutte le versioni, da quella spagnola fino a quella russa, la trama funziona sempre».

Fin qui si è capito. Ma perché?
Björn. «È allegro. È una bella storia che il pubblico vuole vedere come finisce».
Benny. «Talvolta non ci sono grandi spiegazioni da dare: è un bellissimo spettacolo, punto e basta. Perciò piace ancora dopo così tanto tempo».

Anche a voi capita lo stesso. Come siete riusciti a sopravvivere al successo?
Björn. «A me aiuta la gente che mi incontra per strada dicendomi: “Grazie per la tua musica”».
Benny. «Ho evitato di confondere me stesso con l’immagine che il pubblico ha di me. Ma in una band è più facile riuscirci, non so come riesca a farlo Bob Dylan, per esempio».

Cari Abba, lo sapete che oggi le popstar sono usa e getta?
Benny. «In realtà non so cosa stia succedendo. Ci sono artisti come Rihanna o Lady Gaga che arrivano al top ma non puoi dire per quanto continueranno a restarci. Una popstar oggi si consuma molto più in fretta che in passato.

Perciò gli anni Settanta e Ottanta sono proprio definitivamente finiti».

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