L'alibi Orsato e i pasticci di Spalletti, al tecnico sfuggono Inter e Champions

Icardi in lacrime, la moglie twitta: ora tre vittore o nuova rifondazione

L'alibi Orsato e i pasticci di Spalletti, al tecnico sfuggono Inter e Champions

Dopo 20 anni sarà dolce crogiolarsi in un altro mare di alibi? Insomma, c'è rischio di essere nuovamente inseguiti da un caso simil-Ronaldo? Siamo alle solite: colpe degli arbitri, ancora la Juve fra i piedi, accusata di favoritismi. La mancata espulsione di Pjanic vale per una accusa credibile. Ma l'Inter sarà davvero così poco realistica dall'avvinghiarsi sempre, e solo, alle colpe dei fischietti (Var incluso)? Passerà qualche settimana prima di smaltire. Poi toccherà rispondere alla realtà, che racconta: la squadra stava perdendo quando giocava in 11. Ed, invece, stava vincendo, rimasta in 10, grazie ad una partita eccellente. Il patatrac si è prospettato in pochi minuti: un cambio sbagliato, sbadataggini difensive, un portiere con lacune perseveranti, mai un leader che prenda per mano la squadra. Basti pensare che il vero leader pareva Brozovic, fantastico scapestrato dello spogliatoio. Il futuro dovrebbe passare dalla colonna vertebrale dei giocatori. Quello immediato da tre vittorie che annichiliscano gli avversari.

Maurito Icardi ha chiuso con lacrime agli occhi: ha intravisto la Champions, finora mai giocata, e rischia di perderla ancora. E, naturalmente, nessuno si è schivato il diluvio cinguettistico di Wanda, la moglie e procuratrice che ha messo Spalletti nel mirino. Non parla lui, ci pensa lei: il miglior modo per rendere simpatica la famigliola che non si nega mai alle esagerazioni.

L'autoaccusa del tecnico mostra, invece, il tormento: «Ho sbagliato i cambi, pagherò le conseguenze». Interpretazione aperta a molte vie: non ultima quella che la sua esperienza, a Milano, possa chiudersi a fine stagione. In fondo questa squadra non è mai parsa figlia sua. Si contano troppi strappi verbali, anche differenze di vedute, la società fa gruppo solo a parole. Il mondo Suning non ha individuato la strategia eccellente per condurre una squadra di calcio italiana.
Stavolta l'allenatore ha sbarellato nel gran finale. L'esclusione di Icardi, a favore di Santon (minacciato sui social secondo inciviltà moderna), è stato un doppio harakiri. E nemmeno gli inserimenti di Vecino, eppoi Borja Valero, hanno portato acqua alla bontà delle valutazioni. L'uruguaiano si è fatto espellere per un fallo fesso e un po' scellerato (vedere, per credere, come era conciata la gamba di Mandzukic), lo spagnolo oramai è un irrimediabile mister moviola. Il caso, o forse la scarsa capacità di scelta, vuole che siano i due uomini sui quali aveva puntato la campagna acquisti nerazzurra. A ciascuno le colpe sue.

Ora resta poco tempo per rimediare. L'Inter rischia di giocarsi tutto in un altro maggio da non dimenticare.

Dal 5 maggio 2002 (ciao scudetto!) al 20 maggio 2018 (Lazio-Inter per giocarsi un più modesto posto in Champions): sembra che il tempo sia passato invano.

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