Controcultura

"L'alienista" è perfettamente alienante

"L'alienista" è perfettamente alienante

Nel 1896, quattro anni prima della pubblicazione della summa freudiana L'interpretazione dei sogni, la psicanalisi non era contemplata fra le possibili cure della mente umana. I meandri oscuri della psiche risultavano ancora patologie criminali, ed erano affrontati con metodi punitivi nella sostanza e arcaici nella forma. Per averne un'idea, basta leggere la Storia della follia nell'età moderna di Michel Foucault, oppure approfondire gli studi criminologici di Cesare Lombroso basati sulla fisiognomica. Le teorie di Sigmund Freud segnano dunque il confine fra moderno e contemporaneo, il passaggio fra i diversi metodi induttivi ed empirici e l'applicazione di una nuova scienza. Non è casuale che con la psicanalisi nascano anche le nuove città del XX secolo, in particolare in Europa.

La New York di fine '800 è invece ancora un luogo oscuro, dai tratti dickensiani, di vicoli sordidi e fumosi abitati da prostitute e malfattori, lo scenario perfetto per L'alienista, il romanzo di Caleb Carr divenuto serie tv in dieci puntate su Netflix. Autore decisamente eclettico, figlio d'arte, esperto di storia militare, sceneggiatore, fan di Sherlock Holmes di cui ha scritto un seguito, coinvolto nella sceneggiatura di questa fiction che mescola horror e mystery, commedia in costume e thriller, abbondando in citazioni da film celebri come Il silenzio degli innocenti e Mindhunter.

C'è in giro per Manhattan un serial killer che inaugura la sua scia sanguinosa di omicidi facendo a pezzi un ragazzino che vende sesso. Il caso, torbidissimo e inestricabile, viene affidato al governatore di New York che si chiama Theodore Roosevelt (Brian Geraghty) ed è destinato a una carriera politica molto importante. Deve quindi avvalersi di due esperti, lo psicologo criminale Laszlo Kreizler (Daniel Brühl) e il disegnatore John Moore (Luke Evans) nel tentativo di indagare la mente malata dell'assassino, attraverso lo studio del suo profilo psicologico, per poi catturarlo. Con loro c'è una donna, Sarah Howard, interpretata da Dakota Fanning, già vampira in Twilight.

Un cast interessante di attori emergenti impreziosisce la trama che ogni tanto si affatica in dettagli e lungaggini. Indubbia qualità de L'alienista è l'insistere nei dettagli bui, nelle atmosfere simboliste, nella precisione filologica su costumi e scenografie. Le atmosfere, per esempio le angoscianti sequenze nei manicomi criminali, sono davvero coinvolgenti, soprattutto per chi ama il romanzo e il cinema storico in chiave dark. Ogni tanto il tono eccede nel melodramma per una recitazione sopra le righe.

Non si tratta però di un difetto, ma di una logica conseguenza della distanza temporale che ci divide dal mondo buio e angosciante dove L'alienista, espressione della vecchia America, è di casa.

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