Controcultura

L'alternativa è: o il Papa o la rivoluzione

Non esiste quasi più alcuno che rispetti l'autorità di un'altro, o che ceda all'altrui consiglio

L'alternativa è: o il Papa o la rivoluzione

Quanti sono gli uomini nel momento in cui viviamo, tante sono le sentenze, e ciò a dispetto, che una sola possa e debba essere la vera. Non esiste quasi più alcuno che rispetti l'autorità di un'altro, o che ceda all'altrui consiglio. Tutti si suppongono uomini di Stato; ciascuno pensa, che le cose anderebbero bene, se fossero regolate a suo modo, e (quel che è peggio) si crede ognuno in dritto di poter accomodare, e riformare, trattandosi di pubblico interesse. Colla moderazione, apatia, filosofia (nominatela come pure vi piace) di molti che comandano, dove anderemo a battere con il capo tra pochi lustri? Sicuramente nell'Anarchia generale. E quale sarà il rimedio? Che tutti abbandonino la mania di voler decidere sopra ciò che non intendono, e come i nostri Antichi si facciano regolare da coloro che sanno, e che Dio ha destinato per comandare. Si è declamato dicendo che per tanti secoli costoro ci hanno ingannati. Ma fosse pur vero! non è meno male il rimanere delusi, che vittime delle nostre pazzie e stravaganze? Se per necessità di mezzo si dovesse il popolo o ingannare, o permettere che andasse in ruina, non sarà meglio deluderlo? Santa vera filosofia!!! Ma avverranno i tali e tali disordini, risponderanno i Saccenti Enciclopedici. Meno male per vere che siano le loro menzogne ed esagerazioni. Meno male quello che ci faranno, che quello che ci facciamo da noi medesimi: e ad evitare ancora in gran parte questo minor male, seguitiamo la condotta dei primitivi Cristiani, e nelle controversie di grande importanza ricorriamo alla decisione del Papa. Del Papa!!! Mi risponderete imbestialito. Sì, anima mia, del Papa. Non ci è scampo, dice il Sig. Le Maistre uno dei più dotti Magistrati, e sapete di qual Nazione? Francese. Sono le cose ridotte al segno che ci troviamo tra l'autorità del Papa, e la rivoluzione. Voi non dovreste ignorare quanto travagliarono i più grandi uomini per lo stabilimento di una Città massima di cui, tra gli Antichi, si ebbe un saggio nel Congresso degli Anfizioni. Quale tranquillità; quale inesplicabile bene, che un giudice saggio, istruito; che tien dome le sue passioni, e ispirato da Dio; che il Sommo Sacerdote dirigesse le nostre opinioni; sciogliesse le grandi controversie; ci avvertisse dei mali da' quali veniamo minacciati! L'esperienza forse, Sig Gazzettiere, non ci dovrebbe far decidere per una tale sentenza? A chi deve il genere umano l'abolizione della schiavitù; la civilizzazione; il risorgimento delle lettere, e dell'agricoltura? Tutto ai Papi. Chi preservò l'Europa di essere schiava dei Saraceni? il Papa. Chi di tante pecore che erano i nostri antichi Sovrani, ne formò tanti Eroi, che andarono fino in casa loro a disfidare quei Mussulmani feroci, che tutti facevano impallidire il Papa. Il Papa parlava; i Principi e le nazioni sentivano, e si minoravano almeno i loro affanni. Se il Papa fosse stato (come in altri tempi) ascoltato e obbedito, la rivoluzione di Francia sarebbe accaduta? le Sette avrebbero prosperato, e prospererebbero? Che non hanno detto i Cleri secolari, e regolari? i Gesuiti? i Vescovi? il Papa? Sì non ci è mezzo termine o Papa, o rivoluzione.

Da I piffari di montagna (1820)

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