Lambrate scopre la «movida» fra osterie, pub e gallerie d’arte

«Quando abbiamo rilevato il posto, 20 anni fa, facevamo appena due coperti la sera, per fortuna le cose sono iniziate a migliorare con Formentini, che ha sgombrato la panetteria occupata dai punkabbestia: da quel momento a cena ha cominciato a venire più gente. Ora via Conte Rosso è molto più frequentata. In via Ventura ci sono importanti gallerie d’arte, Marino De Carlo è “il boss”. Viene spesso qui».
Parla la schiettezza franca e genuina di Pierlorenzo, che ha in gestione l’osteria La Cappelletta, proprio all’inizio della via più importante di questo nuovo e antichissimo luogo milanese, che milanese non era, e che ha vissuto sui suoi mattoni tutti i cambiamenti storici dell’umanità. Siamo in via Conte Rosso, a Lambrate, territorio che ha una storia a partire dal neolitico quando, si dice, un capo condottiero o un capitano celta, dopo una marcia estenuante, si era fermato a riposare all’ombra di un albero vicino alle rive di un fiume che lo colpì per la sua limpidezza: lo chiamò «Lambro», che in celtico significherebbe «pescoso» o «limpido», per definire le sue acque chiare.
La storia fa il suo corso, e negli anni il borgo diventa sempre più popoloso: sarà solo con i Regi Decreti del 2 e 30 settembre 1923 che gli 8.415 residenti diventano milanesi a tutti gli effetti. Già nel primo decennio del ‘900 erano nate le prime aziende, e Lambrate viene pian piano trasformato da centro agricolo a rione periferico industriale. Nel 1927 in via Conte Rosso, la via più centrale, viene posto il primo chiostro per la vendita dei giornali, situato nello stesso punto dove si trova oggi. Dice l’attuale edicolante: «Qui è cambiato tutto, e molto velocemente: cinquant’anni fa alle 5 del mattino c’era tantissima gente per strada, erano tutti meridionali o di Bergamo e Brescia, uscivano per andare al lavoro e compravano il giornale. Adesso a quell’ora si gioca a carte, non c’è nessuno in giro». Insieme all’edicola, sempre in via Conte Rosso negli anni ‘30, nacquero le prime osterie, per dare da mangiare agli operai della Innocenti, Bezzi, Colombo, Figure Lombarda, Ceramica Lombarda e altre industrie.
Da allora il quartiere è cambiato completamente, anche se si mantiene come un luogo «a parte». La ferrovia fa da spartiacque: in via Ventura prolificano le gallerie d’arte, c’è la sede di Radio 101, la redazione di Abitare, la libreria Art Book, la vicina Scuola Steineriana (dove sono andati i figli di Berlusconi), senza contare la scuola di design e, proprio di fronte alle gallerie, vicina a una villa antica con giardino, una scuola islamica. «Al mattino qui si vede di tutto, dai designer dal look più sofisticato, al vecchietto di Lambrate, fino alle donne in burka». Una zona isolata dal resto della città: «I lambratesi ci tengono a Lambrate. Ora il luogo è cambiato, in meglio, si sta bene. Capita anche di incontrare Gerry Scotti e Balestri quando vanno a Radio 101, o il Gabibbo quando va a Milano Due. Però qui rimane un’oasi tranquilla, vera» dicono alla trattoria Piemontese Fratelli Fiorito, una delle prime: «L’insegna è del 1910, per questo dice trattoria Piemontese, ora facciamo cucina italiana in generale. Era una posteria, dove si veniva per il cambio dei cavalli. C’era un abbeveratoio e i ganci per legarli».
Il luogo può modificarsi, ma lo spirito rimane quello di dar da mangiare in un clima divertente, e a prezzi bassi.

E quello che si pensa anche spulciando il menù della Cappelletta: 4,60 euro per un primo (penne con speck e trevisana, fusilli al pomodoro e ragù e altro), 6,50 per i secondi (bollito di manzo con salsa verde, rostbeef all’inglese, polpette casalinghe con patatine, «per le quali siamo famosi, insieme con lo gnocco fritto fatto in vari modi, con tagliere di salumi tipici»).

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