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L'arbitro Moreno nei guai: preso con sei chili di eroina

Byron Moreno, l'arbitro che fu decisivo per l'eliminazione dell'Italia ai Mondiali in Corea 2002, è stato arrestato all'aeroporto Kennedy di New York con almeno sei chili di eroina nascosti nei pantaloni

L'arbitro Moreno nei guai: 
preso con sei chili di eroina

Quito - L'ex arbitro ecuadoriano Byron Moreno, proprio lui, mai dimenticato dai tifosi dell'Italia, che fu decisivo per l'eliminazione degli Azzurri durante i Mondiali in Corea nel 2002, è stato arrestato all'aeroporto John F. Kennedy di New York mentre cercava di entrare negli Stati Uniti con almeno sei chili di eroina. Lo hanno reso noto fonti della Dea, la più importante agenzia antidroga statunitense. Moreno, attualmente impegnato come commentatore sportivo in una radio e in canale tv del suo paese, aveva nascosto la droga negli indumenti intimi.

Cancellato dalla Fifa dalle liste degli arbitri internazionali, sospeso dalla sua stessa federazione (ma poi fu amnistiato e nel 2003 poco prima del ritiro tornò anche ad arbitrare), non tanto per i suoi errori al famigerato Mondiale del 2002 quanto piuttosto per le accuse di corruzione, per lui adesso arriva anche l'arresto per droga. L'ultimo colpo di scena di un carriera vissuta sotto i riflettori e un po' troppo spesso sopra le righe. Almeno dalla sua famigerata e discussa direzione di gara di Italia-Corea del sud ai Mondiali del 2002. Partita decisa al golden gol che costò l'eliminazione agli azzurri di Trapattoni con la rabbia italiana e l'infinita coda polemiche.

Ancora una volta Moreno chiude anche l'ultimo capitolo di una lunga e controversa odissea cominciata nel primo pomeriggio del 18 giugno scorso, ottavi di finale di Corea-Giappone 2002: Italia-Corea 1-2. L'arbitro Moreno, passato poi alla storia come l'artefice della disfatta azzurra, in quella occasione annullò prima un gol a Tommasi su presunto fuorigioco segnalato dal guardalinee, dopo di che sventolò il secondo giallo a Totti, accusandolo di aver simulato in area coreana. Fu quest'ultima la decisione ritenuta "sbagliata" dagli ispettori della commissione arbitrale della Fifa, che lo rispedì a casa. Subito su Moreno si rovesciarono le accuse dei tifosi italiani, convinti che l'arbitro si fosse fatto corrompere per "spingere" avanti nel Mondiale la Corea del Sud.

"Ho la coscienza tranquilla e credo che gli Italiani siano enormemente immaturi. Se parlano di mazzette, è perché probabilmente sono abituati ad utilizzarle" replicò senza esitazione Moreno, che aggiunse anche che non fu per colpa sua se l'Italia fu eliminata ma di Trapattoni, che dopo essere andato in vantaggio preferì mandare tutti in difesa. Moreno scomodò per l'occasione, perfino Mussolini che, prima dei Mondiali del 1938 in Francia, aveva detto ai giocatori della Nazionale che senza Coppa del Mondo, "non sarebbero potuti tornare a casa". A Moreno tanto bastò per considerare gli italiani "tutti emuli del Duce. La verità è che non sanno perdere".

A dare il fiato ai sospetti su di lui un viaggio-crociera a Miami, all'indomani dei Mondiali: Moreno sbarcò all'aeroporto di Quito accompagnato da moglie e valigie ricolmi di acquisti. Sfoggiò anche una Chevrolet ultimo modellO e subito si disse che avesse ripianato tutti i suoi debiti.

Ben presto anche in patria si scatenarono polemiche sul suo conto: gli errori commessi in una gara di campionato tra la squadra locale della Liga Deportiva Universitaria e il Barcelona di Guayaquil furono talmente eclatanti che la squadra 'vittima', il Barcelona, ne chiese la radiazione dai ranghi arbitrali. Oltre alle decisioni discutibili prese durante l'incontro, Moreno aveva concesso un recupero di sei minuti che era poi durato di dodici permettendo così alla Liga, che era in svantaggio, di pareggiare e poi imporsi sui rivali per 4-3. L'errore gli costò 20 giornate, ma non contento decise candidarsi alle elezioni al municipio di Quito nelle file del Partito Rinnovatore Istituzionale di Azione Nazionale (Prian), ma non venne eletto. Da allora era caduto l'oblio su Moreno, rimasto nel mondo del calcio come commentatore.

Fino all'ultimo inatteso colpo di scena. 

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