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Dalla lastra alle lenti: ecco come nasce l'occhiale su misura

In Veneto c'è la più alta concentrazione di aziende ottiche. Come De Rigo Vision che produce mille modelli l'anno

Dalla lastra alle lenti: ecco come nasce l'occhiale su misura

Lo diceva già Coco Chanel: «Nessun uomo ti farà sentire protetta e al sicuro come un cappotto di cachemire e un paio di occhiali». Lo sostiene anche Vivienne Westwood: «Non posso pensare senza i miei occhiali». Non certo un paio di occhiali qualsiasi, però, ma occhiali haute couture o tailor made. Come quelli che ogni giorno vengono immaginati, plasmati, modellati, rifiniti, pezzo dopo pezzo, simili a opere d'arte pret à porter e a iconici oggetti di design, qui a Longarone, nel cuore veneto dell'eyewear district, dove da sempre c'è la più alta concentrazione di aziende ottiche italiane.

«Difficile immaginarlo, ma ci vogliono quaranta giorni per produrre un paio di occhiali e prima almeno sei mesi di ricerca, di prototipi realizzati a mano, di certificazioni dei materiali, per fare in modo che l'intera filiera produttiva garantisca i massimi standard di qualità, estetica e funzionale», spiega Barbara De Rigo, direttore marketing house brand dell'azienda di famiglia De Rigo Vision, tra i leader mondiali nel design, produzione e distribuzione di montature da vista e occhiali da sole. Qui escono circa mille nuovi modelli l'anno, dagli storici e intramontabili house brand Lozza, Police, Sting, a quelli delle licenze di alta gamma come Chopard, Blumarine, Escada, Furla, Trussardi, Lanvin, Fila, Zadig&Voltaire, Nina Ricci, e tanti altri, che poi vestono i volti dei cittadini di ottanta Paesi del mondo.

Qui a Longarone mille dipendenti, un numero talmente alto da aver convinto l'azienda a farli entrare e uscire dalla fabbrica scaglionati, per evitare ingorghi di traffico nella valle del Cadore, qui sotto capannoni industriali simili a botteghe tecnoartigianali creano le tendenze delle stagioni che verranno. Ricavano da piccole lastre di acetato, con pantografo, stampanti in 3D e frese, il frontale grezzo, lo lavorano di lima perché sia pronto per affrontare la settimana di burattatura e levigatura, stando per una settimana in botti riempite di olio e legnetti secondo una ricetta segreta per gli occhiali di acetato, e di acqua e pezzetti di ceramica per quelli di metallo.

Poi assemblano con le cerniere le aste, alte o basse, fissano i naselli, passano alle finiture e ai bagni galvanici per le montature in metallo, ai test di resistenza e ai controlli qualità. E per gli occhiali più preziosi inseriscono tutte le caratteristiche in una piastrina con il Dna dell'occhiale, che entra nel database dell'azienda.

«Molta importanza ha la scelta dei colori che avviene in un'apposita stanza, dove tecnici e designer propongono le tinte che possono rendere uniche le collezioni», spiega Barbara De Rigo. «Colori che devono adattarsi al mercato: quello coreano, per esempio, ama le nuance pastello, l'americano le tinte classiche, sì il blu no il viola e il ciclamino, la Spagna le esplosioni di colore». Una tavolozza di tinte passepartout e glamour declinate in un numero insospettabile di varianti, avana, maculati, perlati, con o senza glitter, effetto legno, striati, rigati, fluo, specchiati. O come quelli che coloreranno la prossima estate, occhiali invisibili di acetato trasparente o ispirati al mondo gitano, impreziositi da punti luce o con lenti dipinte all'esterno.

È qui, in un'apposita isola produttiva, che nascono anche gli occhiali più esclusivi, i Lozza Sartoriale, in collaborazione con il Politecnico di Milano, un sapiente intreccio tra tecniche artigianali e tecnologie digitali: il marchio più antico dell'occhialeria datato 1878 viene applicato a occhiali tailor made, pezzi unici da personalizzare al cento per cento secondo le proprie inclinazioni, l'estro, i tratti del volto, il proprio io. «Bastano dieci giorni per avere un paio di occhiali creati su misura, di acetato biologico, metallo e combinati da rendere ancora più unici con parole e numeri all'interno delle aste e sulla custodia: c'è chi si fa incidere le iniziali, chi il nome della squadra del cuore, chi il numero di telefono e, addirittura, la partita Iva», spiega De Rigo. Insomma ognuno può avere gli occhiali che si merita.

Perché, in fondo, come diceva Alexandre Dumas figlio: «La vita è affascinante: basta soltanto guardarla attraverso gli occhiali giusti».

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