Roma

Lavoriamo a un diverso modello di sanità

«La politica deve allentare la sua presa dalla sanità, serve un modello diverso che sia diviso da quello del governo del territorio con quello delle grandi strutture ospedaliere che si basi sulle qualità e sulle caratteristiche del Lazio. Questo è il nostro obbiettivo e su questo stiamo lavorando». È quanto sostiene il vicepresidente della giunta regionale del Lazio Luciano Ciocchetti, dell’Udc.
«Sono convinto - spiega ancora in una nota Ciocchetti - che le sanzioni si possono ancora scongiurare ma il governo dovrà sbloccare i fondi Fas (quelli per le aree sottoutilizzate, ndr) o approvare la linea d’azione per il piano di rientro che prevede la riduzione delle Asl e dei tempi di attesa. Questo è l’inizio di quella rivoluzione di sistema, necessari nel Lazio quando parliamo di sanità, che da tempo promuoviamo e che ora, con il sostegno e il lavoro del Presidente Polverini, realizzeremo».
Secondo il vicepresidente della giunta, bisogna «ridurre le consulenze, gli incarichi, la duplicazione dei primari e le gare senza regole in cui alcune sono addirittura centralizzate con meccanismi impropri che favoriscono multinazionali distruggendo così il tessuto economico finanziario della nostra regione. E poi ridurre a 1 i 26 sistemi informatici esistenti. Queste sono le nostre priorità». «Con quale coraggio - chiede ancora Ciocchetti - oggi il centrosinistra parla di assunzione di responsabilità, di rete territoriale alternativa all’ospedale, di attenzione al malato-cittadino e riorganizzazione del sistema quando per cinque anni ha latitato? Montino e company facciano mea culpa».
«Penso - conclude l’esponente dell’Udc - a una assunzione di responsabilità da parte di tutti, maggioranza e opposizione; alcune scelte vanno fatte insieme. Se vogliamo veramente salvare il sistema sanitario del Lazio tutti gli operatori pubblici e privati devono comprendere la necessità, di stringere la cinghia.

Dobbiamo inoltre mitigare le proteste sul territorio e in qualche modo il dialogo con le organizzazioni sindacali, oppure le vere scelte non si faranno mai».

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