Economia

Lavoro, tra gennaio e febbraio stipendi fermi

Nel mese di febbraio 2010 l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie ha presentato una variazione nulla rispetto al mese precedente. Rispetto al 2009, però, l'Istat ha registrato un incremento del 2,1%

Lavoro, tra gennaio e febbraio stipendi fermi

Roma - Nel mese di febbraio 2010 l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie ha presentato una variazione nulla rispetto al mese precedente e un incremento del 2,1 per cento rispetto a febbraio 2009. L’aumento registrato nel periodo gennaio-febbraio 2010, in confronto al corrispondente periodo dell’anno precedente, è del 2,2 per cento. Secondo le rilevazioni dell’Istat, alla fine di febbraio 2010 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore relativamente alla sola parte economica, riguardano il 54,8 per cento degli occupati dipendenti rilevati per il periodo di riferimento degli indici (dicembre 2005). A essi corrisponde una quota del 52,5 per cento del monte retributivo osservato.

Retribuzioni in crescita La variazione congiunturale dello 0,4 per cento dell’indice orario delle retribuzioni contrattuali registrata nel mese di gennaio è il risultato dell’applicazione di numerose clausole contrattuali. Nel mese di febbraio gli adeguamenti sono stati, invece, molto circoscritti e il valore dell’indice è rimasto invariato. Per quel che riguarda gli eventi contrattuali relativi ai comparti della dirigenza del pubblico impiego, non inclusi negli indici mensili delle retribuzioni, nel mese di febbraio sono stati corrisposti gli aumenti, oramai a regime, per i dirigenti dell’Area 1 a seguito del contestuale rinnovo degli accordi per i bienni 2006-2007 e 2008-2009. Gli incrementi medi (pari a 303 euro) determinano un crescita del relativo indice del 6,1 per cento, mentre gli arretrati ammontano in media a circa 8.430 euro.

La variazione mensile Nel mese di febbraio, a fronte di una variazione tendenziale media di più 2,1 per cento, gli incrementi più elevati si osservano per: servizi di informazione e comunicazione (4,4 per cento), tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (3,9 per cento), acqua e servizi di smaltimento rifiuti (3,8 per cento), regioni e autonomie locali (3,6 per cento). Gli incrementi minori riguardano energia elettrica e gas (0,4 per cento) ed edilizia (0,3 per cento).

La variazione risulta nulla per: agricoltura, ministeri, scuola, militari-difesa, forze dell’ordine e attività dei vigili del fuoco.

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