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Laziogate: condanna per Storace

Un anno e sei mesi per l'incursione illecita nell'anagrafe del Comune e lo spionaggio su Alternativa sociale. Lui: "Sentenza politica". La Mussolini: "Peccato non vada in galera"

Laziogate: condanna per Storace

Roma - L’ex governatore della Regione Lazio, Francesco Storace, è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione, assieme ad altre sette persone, nell’ambito del processo nel Laziogate. La sentenza è stata letta questa mattina dal giudice monocratico Maria Buonaventura, della quarta sezione del tribunale di Roma. Due anni sono stati comminati al suo ex portavoce Nicolò Accame. "Complimenti. Questa è la giustizia italiana. È stata emessa una sentenza politica, come purtroppo temevamo che avvenisse. Dopo tre anni e 43 udienze si finisce così. È stato un processo politico quindi è arrivata una sentenza politica. Adesso leggeremo le motivazioni e faremo appello". Così Storace ha commentato la decisione del giudice.

La Mussolini protesta "La giustizia ha lavorato bene, avevo ragione io, peccato che non si farà neppure un giorno di prigione". Lo ha detto Alessandra Mussolini per la condanna a un anno e sei mesi di Storace per la vicenda Laziogate. "Mi avevano accusato di essermi invetata tutto, è stato uno scandalo a livello mondiale - ha aggiunto - ed eravamo di fronte ad una grave violazione della libertà democratica. È bene che chi ha compiuto questi fatti riceva una sentenza di condanna, purtroppo però in Italia è così, Storace non andrà in galera. Ma è un monito che questo non capiti mai più" ha concluso la Mussolini.

Le condanne Il parlamentare del Pdl, Vincenzo Piso, ha avuto 8 mesi. L’avvocato Romolo Reboa, Mirko Maceri, Gabriele Santoro, Marco Pasqua hanno avuto un anno. Assolto, invece, l’ex impiegato della società Laziomatica, Daniele Caliciotti. Pena sospesa per tutti e concesse le attenuanti generiche. I fatti al centro del procedimento fanno riferimento all’intrusione nell’archivio informatico dell’anagrafe del Comune di Roma e all'attività di spionaggio nei confronti di Alternativa sociale prima delle Regionali del 2005.

La sentenza Condannati Maceri, Reboa, Storace, Accame e Santoro a risarcire la Lait (all’epoca dei fatti Laziomatica) in sede civile. Condannati Accame e Pasqua a risarcire, sempre in sede civile, Alternativa sociale. Accesso abusivo a sistema informatico, violazione della legge sulla privacy, favoreggiamento, falso, interferenza illecita nella vita privata altrui, erano i reati contestati, a seconda delle singole posizioni processuali, agli imputati. Nell’ambito di questa stessa vicenda nel marzo 2007 davanti al gup patteggiarono la pena rispettivamente a tre mesi di reclusione, convertiti in una multa pari a 3.420 euro il collaboratore dell’ex governatore Dario Pettinelli, e a dieci mesi di reclusione l’investigatore privato Gaspare Gallo. In sede di udienza preliminare fu invece prosciolto dalle accuse Fabio Sabbatani Schiuma.

La vicenda Secondo la ricostruzione dell’accusa in occasione delle elezioni Regionali del 2005 sarebbe stata posta in essere una serie di atti illeciti per ostacolare la lista capeggiata dalla Mussolini. Ciò sarebbe stato compiuto con un accesso abusivo nel sistema informatico dell’anagrafe capitolina acquisendo dati personali relativi a persona residenti nel comune di Roma al fine di verificare i nominativi dei sottoscrittori della lista Alternativa Sociale con Alessandra Mussolini (As), per poi chiedere l’esclusione della stessa lista dalla competizione elettorale all’ufficio elettorale centrale regionale.

L’accesso abusivo, avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2005, sarebbe stato materialmente possibile grazie all’intervento di Maceri e Caliciotti che avrebbero fornito le credenziali necessarie per accedere al database di Laziomatica.

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