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L'ecomafia non va mai in crisi: Italia prima nel G5 del crimine

Il volume di affari delle ecomafie non conosce crisi economica: stabile l’immenso giro d’affari pari a 20,5 miliardi di euro. Aumentano gli arresti e gli illeciti accertati pari a 78 reati al giorno, cioè più di 3 l’ora

L'ecomafia non va mai in crisi: 
Italia prima nel G5 del crimine

Roma - Il volume di affari delle ecomafie non conosce crisi economica: stabile l’immenso giro d’affari, anche quest’anno, pari a 20,5 miliardi di euro. Aumentano gli arresti (+ 43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316) e gli illeciti accertati (28.576 oggi, 25.776 lo scorso anno) pari a 78 reati al giorno, cioè più di 3 l’ora. Aumentano del 33,4% le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) e dell’11% i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737). È la fotografia scattata da legambiente nella XVII edizione del rapporto "Ecomafia 2010".

La fotografia di Legambiente Nello specifico, si registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), crescono i reati contro la fauna (+58% ) e i diversi reati contro l’ambiente marino e costiero. Nella classifica sull’illegalità ambientale del 2009, il Lazio sale al secondo posto (era al quinto nel 2008), soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio è sempre più esposto alle infiltrazioni dei clan, in particolare nel Sud pontino, con Latina che si attesta addirittura al terzo posto nella classifica provinciale del ciclo del cemento in Italia.

La classifica delle regioni Al primo posto stabile la Campania con 4.874 infrazioni accertate (il 17% sul totale nazionale). Al terzo posto la Calabria, con 2.898 infrazioni seguita dalla Puglia con 2.674 infrazioni. Scende di due posizioni la Sicilia, al quinto posto con 2.520 infrazioni accertate, mentre la Liguria si conferma come lo scorso anno, quale prima regione del Nord Italia con il maggior numero di reati: 1.231. Percentuali e numeri sono ricavati dalle attività di prevenzione e repressione svolte nel 2009 da tutte le Forze dell’ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini contro i reati ambientali: Comando tutela ambiente e tutela patrimonio culturale dell’Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Corpi forestali regionali, Polizia di Stato, Direzione investigativa Antimafia, Agenzia delle Dogane, Capitanerie di Porto e Polizia Provinciale.

Italia prima nel G5 del crimine A livello internazionale in materia di ecomafia "l’Italia fa la sua pessima figura: secondo il Global Agenda Council on Illicit Trade nel 'G5 della criminalità' il Paese è in testa. Abbiamo la mafia più potente e, per volume d’affari dell’economia criminale, siamo il secondo mercato del pianeta, dopo gli Usa e prima del Giappone e della Cina. Nella classifica delle grandi mafie globali, quelle italiane prese nel loro complesso sono al primo posto". Secondo il vicepresidente dell’associazione, Sebastiano Venneri "l’azione di contrasto messa in campo dalle forze dell’ordine deve essere sostenuta concretamente dal Governo con la disposizioni di nuovi efficaci strumenti.

Introducendo finalmente entro la fine del 2010 i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale e consentendo l’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali nelle indagini, ma anche mettendo mano alle situazioni di pericolo più grave, quali le aree inquinate da bonificare e gli edifici e le opere pubbliche a rischio calcestruzzo depotenziato da monitorare e mettere subito in sicurezza".

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