Controcultura

L'epoca della tv d'autore. Ecco la "Bibbia" delle serie

Un megavolume di Taschen dedicato alle fiction di culto degli ultimi 25 anni. Diventate dei classici

L'epoca della tv d'autore. Ecco la "Bibbia" delle serie

All'inizio del XX secolo il cinema esordì come l'arte del futuro, la settima, che avrebbe cambiato completamente il nostro modo di vedere le cose. Per diversi decenni, fin quando la televisione non entrò definitivamente nelle case, i film sono stati lo specchio della società, non solo imponendo personaggi e attori, ma anche suggerendo stili di vita, modelli di comportamento, lezioni di morale ed etica.

La rivoluzione della tv mostra invece un'età relativamente recente. Le prime avvisaglie che il nuovo stava arrivando si avvertirono negli anni '80, quando almeno in Italia si interruppe il monopolio di Stato per entrare nel libero mercato. Finisce così l'era archeologica del bianco e nero e della messa in onda in fasce orarie serali e preserali, cessa la produzione autarchica di sceneggiati statici e teatrali, giungono dall'estero, in particolare dall'America, le prime fortunate serie seguite da telespettatori affezionati, disposti a tutto pur di non perdersi una puntata.

Insieme alle abitudini cambiano i linguaggi e le produzioni televisive diventano il luogo prescelto per sperimentazioni di ogni tipo. Quanto il cinema perde progressivamente il suo potere creativo e persuasivo, tanto il piccolo schermo accresce un'estetica al passo con i tempi: coglie gli umori, racconta le storie del presente e riattualizza il passato, impone figure di culto e soprattutto, questo il suo più grande merito, reinventa i generi cinematografici che sembravano persi, dopo i fasti degli anni '60 e '70.

Sta proprio nel cortocircuito tra genere e autore il principale segreto del successo crescente e inarrestabile delle serie tv. La casa editrice Taschen, specializzata nel produrre libri illustrati di grande appeal che sono ugualmente strumenti di lavoro indispensabili nella divulgazione dei fenomeni contemporanei, ha da poco dato alla stampe, per ora solo in inglese, il volumone di quasi 800 pagine dal titolo TV Shows. The Top Shows of the Last 25 Years (euro 49,99). La summa di quanto è passato nelle tv di tutto il mondo, dai Simpson, che cominciano la loro avventura nel 1989, a True Detective, trasmesso a partire dal 2014. Peccato manchino gli ultimissimi anni, quelli in cui Netflix ha ulteriormente rafforzato l'idea di una televisione svincolata da orari e limiti spazio-temporali.

Il libro è dedicato a tutti (e sono troppi) quelli convinti della funzione ancillare della tv rispetto al cinema, a chi considera quella scatola niente più che un elettrodomestico con funzioni diaboliche. Della sua importanza, al contrario, è testimone il fatto che siano stati chiamati a prestare la loro arte diversi Autori con la maiuscola, dimostrandosi a proprio agio nel meccanismo dilatato a puntate, ben oltre le due ore della pellicola in sala.

Basta cominciare dalla copertina del libro, dedicata a Twin Peaks di David Lynch (1990-1991), proprio nell'anno che ne segna il clamoroso ritorno. Il mistery surreale ambientato in una provincia americana popolata da personaggi strani e inquietanti, in uno stile personalissimo che mescola noir a commedia con una spruzzata di sesso, provocò un caso unico quasi trent'anni fa perché attorno ai 30 episodi delle due stagioni si avvolse un'audience colta, non il consumatore tipo disposto ad accontentarsi del puro intrattenimento. Altro esempio di autorialità è The Kingdom, 11 episodi creati da Lars Von Trier tra 1994 e 1997, all'apice del successo dello stile Dogma.

Grandi autori a parte, la serie tv ha fatto centro nella riabilitazione dei generi minori, già «sdoganati» in pellicola prima con Blade Runner di Ridley Scott per la fantascienza, poi con Pulp Fiction di Quentin Tarantino nel pastiche che includeva, con assoluta genialità, tutte le pratiche basse adorate dalla critica più intelligente.

Nessuno escluso dunque, tutti gli specialismi hanno trovato casa nella nuova televisione, finalmente trasformata in strumento infragenerazionale: a tutt'oggi si tratta dell'unico strumento creativo capace di catturare e avvincere anche il pubblico più giovane, persino nell'era di internet che non punta certo sull'attenzione per troppo tempo. Alcuni programmi segnalati su TV Shows sono dunque entrati a pieno titolo nella fenomenologia contemporanea, partendo da X Files (1993-2002, 202 episodi), autentica rivoluzione nella science fiction mescolata con il noir, ispirata peraltro al vecchio serial Ai confini della realtà. Oppure Friends, tornato di recente in auge (1994-2004, 236 episodi), commedia sofisticata sulla nuova generazione minimalista degli anni '90, dove il privato ha preso il posto dei sogni e dell'utopia, rivelatrice di talenti quali Jennifer Aniston e Courteney Cox.

L'esplosione della moda dei vampiri, ben prima che in letteratura, ha costellato serie mitiche quali Buffy The Vampire Slayer (1997-2003) e True Blood (2008-2014) alimentando il mito adolescenziale della bellezza senza tempo; da contraltare orrorifico funziona alla grande The Walking Dead (dal 2010), versione iperrealista e spettacolare dei B-movies di George Romero; il sangue l'ha fatta da padrone in Dexter (2006-2013) e in tutti quei tv film dove la scienza si è sposata con la criminologia, a partire da CSI (dal 2000) e da House M.D. (2004-2012) creata da David Shore e impostata sul contraddittorio personaggio interpretato da Hugh Laurie.

Poiché il genere femminile rappresenta un'utenza televisiva sempre più numerosa, in Sex and the City (1998-2004) e Desperate Housewives (2004-2012) si è parlato di sesso in maniera molto esplicita dal punto di vista di lei, registrando così che i tempi erano definitivamente cambiati. La bionda Sarah Jessica Parker e la mora Eva Longoria sono diventate le prime eroine del terzo millennio, come la straordinaria coppia Kevin Spacey Robin Wright di House of Cards ha incarnato in pieno il tema del rapporto tra potere, corruzione, affari personali in un mondo senza scrupoli molto vicino alla realtà.

Le serie tv rappresentano dunque il nuovo linguaggio espressivo della contemporaneità e come tali andrebbero studiate a scuola, alla stregua dei classici, per capire meglio il nostro tempo.

Commenti