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Libia, Berlusconi vede Napolitano "Coerenti con le decisioni prese"

Prima missione dei caccia italiani per colpire gli obiettivi militari in Libia. Berlusconi al Quirinale. Napolitano: "La partecipazione italiana in base alla risoluzione Onu e al voto già espresso dal parlamento". La Lega è furiosa. Calderoli tuona: "Di male in peggio". Il Cavaliere tende la mano: "Ricuciremo". E conferma piena fiducia a Tremonti. Pd, Terzo polo e Idv presentano mozioni alla Camera. SONDAGGIO La crisi della maggioranza si risolverà entro breve?

Libia, Berlusconi vede Napolitano 
"Coerenti con le decisioni prese"

Roma - Mentre partiva la prima missione dei caccia italiani per colpire gli obiettivi militari in Libia, è proseguita la polemica politica sulla partecipazione alle operazioni. La Lega Nord, con il ministro Calderoli, è andata su tutte le furie, ma il presidente del Consiglio Berlusconi ha cercato di ricucire e, nel tardo pomeriggio, ha fatto il punto della situazione vedendo il presidente della Repubblica Napolitano. Al termine dell'incontro al Quirinale sono stati illustrati i motivi delle decisioni del governo sugli sviluppi della partecipazione italiana alle operazioni militari in Libia, sulla base della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e del voto già espresso dal parlamento italiano. Il Capo dello Stato ne ha preso atto "richiamandosi - si legge in una nota - alle posizioni espresse nel suo intervento pubblico del 26 aprile, in coerenza con gli indirizzi dell'ultima riunione del Consiglio Supremo di Difesa".

Tornado italiani in azione Due caccia italiani decollati da Trapani Birgi hanno compiuto la prima missione sulla Libia. I due aerei erano dotati di un armamento di precisione per colpire obiettivi selezionati. Il ministro La Russa ha fatto sapere che a fornire eventuali dettagli sulla missione sarà la Nato. La notizia agita le acque della politica: "Di male in peggio", ha commentato il ministro Calderoli, rispondendo ai cronisti in Transatlantico. E Maroni rincara la dose: "È già stato detto tutto su questo argomento. È stato scritto sulla Padania, la posizione ufficiale della Lega è quella e non ho altro da aggiungere". Poche parole da cui trapela, però, un forte nervosismo.

Il Pd presenta una mozione Come un abile giocatore di poker il Pd ha presentato alla Camera una mozione sulla missione militare. L’Aula, dunque, sarà chiamata a votare. Il tentativo del partito di Bersani è quello di calcare la mano sulle divisioni in seno alla maggioranza, per far risaltare le contraddizioni fra la linea del capo del governo e quella pacifista della Lega. Due posizioni che, con una guerra in corso, paiono difficili da conciliare...

Si vota il 3 maggio La mozione del Pd - e le eventuali altre sulla Libia - sarà discussa il 3 maggio. La decisione è stata presa dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Fini ha sottolineato che valuterà in modo scrupoloso se il voto sulle mozioni non vada a confliggere con il voto già espresso sulla risoluzione dell’Onu. Casini ha auspicato che la Camera voti unanime le mozioni delle opposizioni sull’intervento in Libia. "Noi del Terzo polo presentiamo una mozione perché è necessaria un’assunzione di responsabilità in parlamento e ci auguriamo si realizzi l’unità e rientrino prese di posizione un po' inconsulte", ha detto Casini al termine della conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Anche il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto della Vedova, spiega che con la mozione "chiediamo che il parlamento confermi il sostengo all’iniziativa del governo in relazione alla risoluzione Onu ma specificando anche l’appoggio a questa maggiore flessibilità richiesta. È vero che il parlamento si è già espresso ma la situazione politica impone una certificazione della maggioranza in parlamento".

Fibrillazione nel centrodestra La decisione di Berlusconi di aderire alla richiesta di Obama - e della Nato - di intervenire con i raid aerei sulla Libia ha causato un forte nervosismo della Lega, che prima si è smarcata - bocciando l'intervento militare - poi ha preteso il voto parlamentare. Ieri la Padania in prima pagina ha attaccato duramente il Cavaliere, scrivendo che si "inginocchia a Parigi". Oggi dalle colonne del quotidiano leghista arriva un altro titolo abbastanza eloquente: "Bombe uguale più clandestini". E' il segnale che il Carroccio non intende mollare la presa e, restando fermamente contrario all'intervento militare, insiste sul tema più caro al proprio elettorato: la lotta all'immigrazione clandestina. Il premier reagisce ostentando sicurezza.

Berlusconi: il voto non ci fa paura Il presidente del Consiglio, lasciando una cena organizzata, ieri sera, dalla deputata del Pdl Melania Rizzoli, si è fermato a rispondere alle domande dei cronisti. Con la Lega si risolverà tutto? "Si, certo", ha risposto il Cavaliere. Quando vi vedrete con Bossi? "Ad horas ci vediamo presto, anche se non ci siamo ancora collegati per l’appuntamento, ma ci vedremo di sicuro". Ma queste fibrillazioni...? "Non aumentiamo le cose - interrompe il premier -, non c’è nulla da aumentare: ci possono essere a volte delle posizioni diverse su un certo problema, ma questo non significa che si possa inficiare quello che è l’accordo generale". Insomma il governo va avanti? "Questo non è nemmeno da mettere in discussione", risponde Berlusconi. Quanto all’ipotesi che via sia un voto parlamentare, il Cavaliere risponde: "Non so, vedremo, ma non ci fa paura assolutamente". Non è che la Lega si potrebbe smarcare? "Non fatemi dire cose che non voglio dire posso dirvi qual è il mio stato d’animo: non sono affatto preoccupato per quanto riguarda i lavori di coalizione e di governo". 

Franceschini: fare chiarezza Per il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, se la Lega dovesse votare contro la mozione del Pd sulla Libia si aprirebbe di fatto una crisi di governo. "Non so cosa farà la Lega che fa la voce grossa in Padania e cala le braghe a Roma. Sono più propenso a pensare che calerà le braghe, ma se ci fosse un voto differenziato sarebbe crisi nei fatti", ha aggiunto. Il voto in aula "farà chiarezza perché non si può andare avanti con il doppio gioco e le ambiguità".

Sacconi: non c'è crisi "Bene di questi tempi è difficile dirlo, ma non c’è crisi": così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha risposto a chi gli chiedeva se andasse tutto bene con la Lega dopo la decisione del governo di dare il via ai bombardamenti in Libia. "Sono posizioni tutte componibili - ha aggiunto Sacconi, a margine di un convegno al Cnel - perché si collocano comunque all’interno della Risoluzione delle Nazioni Unite e del mandato parlamentare. Il mondo - ha comunque proseguito Sacconi - non finisce domani.

Io credo che tutti sapranno apprezzare le politiche lungimiranti". 

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