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Libia, Bossi: "E' pronta la mozione" Ma il Cav: "Stiamo risolvendo tutto"

Bossi dal palco della Lega a Milano: "Martedì presenteremo una mozione per l'uscita dal conflitto". Ma Berlusconi: "Con il Carroccio stiamo risolvendo i problemi". Silvio ammette l'errore di comunicazione. L'Idv vuole lo scontro. La Nato: primi attacchi dell'Italia a buon fine 

Libia, Bossi: "E' pronta la mozione" 
Ma il Cav: "Stiamo risolvendo tutto"

Continuano i dissapori all'interno della maggioranza sull'intervento in Libia. In serata il Senatùr rilancia e parla di una mozione per terminare velocemente l'operazione militare, ma poco dopo Berlusconi minimizza e stempera: "Con la Lega stiamo risolvendo tutto". Bossi torna all'attacco da Milano: "Oggi abbiamo presentato una mozione, la potete leggere domattina sulla Padania, in cui tra le altre cose si chiede di stabilire la data in cui si terminano le ostilità" in Libia. "Secondo me non esistono missili intelligenti" ha proseguito il Senatùr dal palco della festa della Lega. Dal pubblico, alcuni fan gli chiedono se sia il momento di mandare a casa Berlusconi. Bossi risponde: "Vai piano, vai piano. Alla sinistra non frega nulla della guerra, cerca solo di far cadere il governo. Noi siamo contro la guerra per altre ragioni".

Berlusconi: "Stiamo facendo chiarezza" "La nostra coalizione non corre rischi". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nel corso di una telefonata a una iniziativa elettorale del Pdl a Gubbio. "La Lega - ha spiegato Berlusconi - sta preparando una mozione per quanto riguarda il nostro doloroso impegno in Libia. È un problema questo che ha creato qualche scombussolamento e qualche fibrillazione, ma che stiamo assolutamente superando. Già ci sono le loro dichiarazioni - ha concluso il premier - che non hanno mai pensato di creare problemi alla nostra maggioranza".  

Stop and go Se Berlusconi dovesse proseguire con la sua linea interventista "allora può capitare di tutto". Tre ore dopo aver rassicurato gli alleati, affermando in un comizio a Domodossola di non volere una crisi di governo per la Libia, Bossi, a notte fonda, al termine di una cena nella cittadina della Val d’Ossola, ha fatto capire, rispondendo ai giornalisti, che il contrasto interno alla maggioranza non è affatto superato: "Può capitare di tutto. Noi non facciamo passi indietro". E il centrosinistra? Ovviamente si spacca. Mentre l'Italia dei Valori spera nella spallata al governo, i democratici tentennano perché restii a disattendere la linea dettata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

I dubbi sulla guerra "Magari (Berlusconi ndr) cambia idea". questa era la via indicata poco prima dal leader della Lega per "trovare la quadra", cioè conciliare la decisione del premier di partecipare ai raid aerei in Libia con la posizione contraria del Carroccio. "Speriamo di no, speriamo di trovare la quadra con Berlusconi, non vogliamo far cadere il governo per la Libia", ha detto a chi gli ha chiesto se ci sarà crisi di governo, al termine di un comizio a Domodossola a sostegno del candidato leghista a sindaco Riccardo Galvani. Anche se "la guerra è una roba che può diventare pericolosa" Bossi ha detto infatti durante il comizio che non vuole "far saltare il governo. La sinistra spera che tutto quello che succede serva a buttar per aria il governo". Bossi in comizio ha ribadito la sua contrarietà all’intervento in Libia: "Non va bene perché costa troppo - ha aggiunto - E poi se butti le bombe o i missili gli immigrati aumentano, scappano via tutti. Senza pensare che chi fa la guerra poi deve pagare magari per ricostruzione. Non è mai finita. Già una volta abbiamo pagato i danni della seconda guerra mondiale". Secondo Bossi "finora abbiamo speso 15mila miliardi delle vecchie lire per cercare di fermare quelli che partono dalla Tunisia, una cifra ingentissima, spaventosa. Le immigrazioni clandestine costano in tutti i sensi. Non va mica bene le guerra". Oltre ai costi elevati e al rischio di invasione di immigrati la guerra in Libia è da evitare perché non basterà l’intervento aereo ma per sconfiggere Gheddafi servono le truppe di terra. "Secondo me con gli aerei non vinci - ha detto Bossi - Gheddafi non lo sconfiggi così. Ha un sacco di armi nascoste nel deserto. Oltre che un sacco di oro in giro con cui si paga i militari che vengono dall’Africa. Se andiamo là a bombardare alla fine toccherà mandare le truppe di terra, se si vuole vincere. È meglio stare fuori dei pasticci".

La contesa con la Francia "Berlusconi - ha spiegato Bossi - è andato a Parigi e il presidente francese, che non è uno di buon carattere, gli è saltato addosso: Voglio questo, voglio la Parmalat, voglio l’Edison di Milano. La guerra, devi far la guerra". "Nessuno riesce a togliermi dalla testa che la guerra era stata preparata prima dai francesi - ha continuato - allora, per non restare solo, è saltato addosso al povero Berlusconi, che è rimasto un pò scombussolato". Riguardo lo "shopping" francese di aziende italiane, Bossi ha osservato che "le aziende francesi sono un pò più grosse di quelle italiane. Avevamo fatto un decreto legge legge per salvare la Parmalat, mettendo dentro le nostre banche. Adesso Berlusconi dice che va bene, che è una cosa giusta il mercato. Ma il mercato - secondo Bossi - si deve guidare. Noi non possiamo perdere tutte le nostre imprese e regalarle ai francesi o ai tedeschi. Le nostre imprese - ha concluso tra gli applausi - dobbiamo tenerle noi". E quanto al nucleare, Bossi ha le idee chiare: "Dovrebbero essere i francesi a costruirci il nucleare. Io dico la verità: prefererei gli americani. Sono più avanzati".

I leghisti pessimisti sulla via d'uscita "A oggi, non vedo vie d’uscita". Il ministro Roberto Calderoli commenta duramente la crisi apertasi tra la Lega e il Pdl. "Si rischia di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati - ha detto il ministro della Semplificazione intervistato da il Sussidiario.net - partito il primo raid è tutto molto più difficile". Quanto all’ipotesi di una crisi di governo, Calderoli fa notare che "i giornalisti ne parlano da tre anni". "Mi limito a dire che abbiamo fatto bingo - continua l'esponente leghista - l’immigrazione crescerà ancora, anche perchè stiamo parlando di una guerra civile in cui ogni tribù cercherà di prevalere sull’altre e una parte della popolazione cercherà sicuramente rifugio da noi. Per non parlare dell’incremento delle spese e, di conseguenza, delle tasse". "Cosa si può fare di più, o di peggio?", si chiede Calderoli che sembra dunque poco ottimista su un compromesso: "L’ultima volta ho contribuito a mettere i caveat per arrivare a un parere favorevole...".

La moral suasion di Napolitano La moral suasion di Napolitano continuerà fino al momento del voto. Il capo dello Stato ha troppo a cuore l’immagine del Paese per lasciare che calcoli di partito possano arrecare gravi danni, ma per ora l’azione diplomatica del presidente non è riuscita a frenare le opposizioni, che hanno presentato mozioni da votare la prossima settimana. Il capo dello Stato avrebbe ripetuto le sue valutazioni espresse pubblicamente martedì scorso: dal punto di vista giuridico un nuovo voto non sarebbe necessario, visto che la risoluzione approvata prevede già l’uso di "tutte le misure necessarie". Napolitano non ha nulla da eccepire sui documenti del Terzo polo e del Pd che di fatto sposano la linea del Quirinale e si richiamano alla risoluzione Onu. Il problema è che Napolitano sperava si potesse evitare il voto dal momento che la Lega sta mettendo a rischio la tenuta del Governo. E per il capo dello Stato, raccontano, non c’è niente di peggio che rischiare una crisi, o comunque dare l’immagine di un governo azzoppato, proprio mentre i caccia italiani iniziano a bombardare le truppe di Gheddafi.

Le perplessità nell'opposizione Anche nel Pd e nel Terzo polò c’erano diverse perplessità sulla presentazione delle mozioni. L’area veltroniana, ma anche esponenti di maggioranza, nutrivano dubbi su una scelta che complica il compito di Napolitano e rischia di esporre il Pd ad un boomerang, se la maggioranza dovesse trovare un’intesa in extremis, come lo stesso Pier Luigi Bersani ha ipotizzato. E Pier Ferdinando Casini, raccontano, aveva dato assicurazioni al Quirinale che si sarebbero evitate speculazioni sulla Libia. La durezza delle posizioni leghiste, però, ha fatto prevalere i falchi, sia dentro il Pd che nel Terzo polo. Ma i dipietristi vogliono lo scontro.

"Non vorremmo mai che il voto del 3 maggio si trasformasse da una Caporetto del centrodestra nella pietra tombale del centrosinistra - spiega Massimo Donadi, presidente dei deputati Idv - qualora il centrodestra non avesse una propria maggioranza in politica estera e la sopravvivenza del governo fosse garantita soltanto dalla stampella che gli dovesse venire dai gruppi di opposizione, a partire dal Pd, sarebbe un fatto di una gravità inaudita".

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