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Libia, Gheddafi implora l'aiuto di Obama La Casa Bianca: servono fatti, non parole

Il raìs in una lettera ha implorato il presidente degli Stati Uniti di mettere fine "a una guerra ingiusta contro un piccolo popolo di un Paese in via di sviluppo". Poi ha scritto che il suo Paese è stato colpito dalla campagna della Nato più moralmente che fisicamente e che una società democratica non può essere costruita attraverso missili e attacchi aerei

Libia, Gheddafi implora l'aiuto di Obama  
La Casa Bianca: servono fatti, non parole

In una lettera, il colonnello libico Muammar Gheddafi ha implorato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama di mettere fine "a una guerra ingiusta contro un piccolo popolo di un Paese in via di sviluppo". Fonti ufficiali statunitensi credono che la lettera di tre pagine ottenuta in esclusiva dall'Associated Press sia autentica. Gheddafi ha scritto che il suo Paese è stato colpito dalla campagna della Nato più moralmente che fisicamente e che una società democratica non può essere costruita attraverso missili e attacchi aerei. Il leader libico ha anche ribadito che i suoi nemici siano membri di al-Qaeda. Nella lettera, il colonnello chiama Obama "nostro figlio" e dice di sperare che vinca le elezioni del 2012. La Casa Bianca ha preteso da Gheddafi fatti e non parole, dopo aver ricevuto un messaggio dal leader libico a seguito del ritiro da parte degli Stati Uniti dei loro aerei da combattimento in Libia. 

La conduzione di raid aerei mirati contro gli obiettivi militari di Gheddafi "è diventata più difficile" a causa dell’utilizzo di civili come scudi umani, in particolare nella città di Misurata. Lo afferma la Nato, replicando alla critiche dei ribelli che l’accusano di agire troppo lentamente e di lasciar morire la popolazione di Misurata, sotto assedio. Le forze del regime libico "stanno cambiando tattica, usando veicoli civili e nascondendo i carri armati in città come Misurata. Inoltre, usano scudi umani per la loro protezione. Ciò rende più difficile colpire i target", sottolinea la portavoce Oana Lungescu. La Nato "resta vigile per evitare vittime civili. Il nostro mandato Onu è la protezione dei civili da attacchi e da minacce di attacchi. Noi rispetteremo pienamente questo mandato", ha assicurato la portavoce. Ieri la Nato ha riferito che ad oggi il 30% della capacità militare di Gheddafi è stata distrutta dagli attacchi aerei contro la Libia. In serata, i ribelli hanno accusato l’Alleanza di avere lasciato al suo destino Misurata, la terza città della Libia, che da 40 giorni è assediata dai fedeli di Gheddafi. La Nato ha replicato che la protezione di Misurata e della sua popolazione civile "è la priorità numero uno".

La crisi di Misurata appare sempre di più come lo snodo politico e militare decisivo nella crisi Libica. Rispondendo oggi alle accuse dei ribelli, che hanno rimproverato all’alleanza atlantica di "farli morire", un portatove della Nato ha precisato oggi che l’alleanza è pronta "a fare tutto il necessario per proteggere i civili" della terza città della libica. La Francia dal canto suo, dopo aver denunciato che la situazione in città "non può durare", ha annunciato che a tempo breve potrebbero arrivare via mare aiuti e rifornimenti in città. Sul fronte diplomatico il regime di Muammar Gheddafi ribadisce di essere pronto al dialogo con i ribelli di Bengasi purché questi depongano le armi. L’annuncio di Tripoli è arrivato nella tarda serata di ieri, dopo che voci su possibili aperture del regime si sono rincorse per almeno 24 ore. È stato il vice ministro degli Esteri di Tripoli, Khaled Kaim, a spiegare che il Consiglio nazionale di transizione (Cnt), pur non rappresentando "la base popolare in Libia", potrebbe contare su tutte le "garanzie" necessarie "per ogni processo politico" anche grazie all’intervento di "osservatori dell’Unione africana e dell’Onu capaci di dissipare ogni dubbio". Prosegue intanto la mediazione turca: Ankara ha inviato in Libia l’ambasciatore Omur Soledin per trattare con l’opposizione e raggiungere una tregua. Il quotidiano Zaman riferisce che il diplomatico porta un messaggio del premier turco Recep Tayyip Erdogan, con la richiesta di un cessate il fuoco e di arrivare a un compromesso con il governo guidato da Muammar Gheddafi. La missione del diplomatico turco segue la visita del vice-ministro libico degli Esteri, Abdelati Laabidi in Turchia, alla ricerca di una sponda negoziale. Sempre per un incontro centrato sulla Libia, il ministro degli Esteri Franco Frattini sarà oggi al dipartimento di Stato a Washington per un incontro con il segretario di Stato Hillary Clinton. Tra il mancato meeting della settimana scorsa e quello di oggi c’è stato il riconoscimento da parte italiana, lunedì, del Consiglio nazionale di transizione libico come unico interlocutore nel paese nordafricano, oltre che il passaggio sotto comando Nato delle operazioni aeree sulla Libia.

Eventi che hanno spostato la posizione italiana rispetto alla settimana scorsa e che faranno sicuramente parte della discussione. 

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