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Libia, l'esercito di Gheddafi riconquista Ajdabiya Assalto armato al comando dei ribelli a Bengasi

L'esercito del rais riconquista l'ultimo avamposto della rivolta in Cirenaica. Cade anche Brega. A Bengasi attaccata la sede dei ribelli. Il G8 rifiuta l'opzione militare proposta dalla Francia. Deluso il ministro degli Esteri: "Se avessimo utilizzato la forza la settimana scorsa, Gheddafi non avrebbe ripreso il potere"

Libia, l'esercito di Gheddafi riconquista Ajdabiya 
Assalto armato al comando dei ribelli a Bengasi

Tripoli - Gli occhi di tutto il mondo sono concentrati su ciò che sta accadendo in Giappone. E così, senza dare troppo nell’occhio, Gheddafi si riprende la Libia. Chilometro dopo chilometro l’esercito fedele al raìs sta schiacciando i rivoltosi. Ed è difficile, a questo punto, ipotizzare una sconfitta del Colonnello a meno che, sul campo, non subentri qualche nuova variabile: la no-fly zone o l’intervento di forze straniere a supporto degli insorti. A guidare la “riconquista” della Libia le forze lealiste capeggiate da due figli del raìs, Saadi e Khamis. La comunità internazionale non trova alcun accordo che vada oltre la generica condanna della repressione. L’ultima frase a effetto l’ha pronunciata il G8 riunito a Parigi: “Sono legittime le aspirazioni del popolo libico ad un futuro di democrazia e prosperità e quindi a volersi scegliere la propria leadership democraticamente”. Poi si fa appello a Gheddafi a “rispettare” la richiesta del suo popolo di vedersi riconosciuti i “diritti fondamentali”, la “libertà di espressione” e “un governo realmente rappresentativo”. Discorsi altisonanti. Ma effetti zero. Il Colonnello va avanti con le bombe e i cannoni. L’obiettivo è riprendersi anche Bengasi e schiacciare, una volta per tutte, la rivolta. 

Il raìs si riprende Ajdabiya Le truppe di Gheddafi riconquistano la Libia metro per metro. Le forze militari libiche hanno conquistato la città di Ajdabiya, ultimo bastione degli insorti sulla strada verso Bengasi. Lo affermano fonti del governo libico. Nell’hotel di Tripoli dove sono ospitati i giornalisti stranieri, i funzionari si abbracciano per mostrare la loro visibile soddisfazione. La città è stata liberata dall’esercito libico che, secondo le fonti del governo, è stato accolto dal tripudio della popolazione scesa nelle strade con i vessilli verdi. È atteso a breve un comunicato ufficiale della tv di Stato. Ajdabiya, a circa 200 chilometri a Sud di Bengasi, è stata teatro negli ultimi due giorni di un durissimo scontro tra i militari libici e gli insorti: "Li abbiamo ricacciati indietro, la città è ormai nostra" affermano numerose fonti concordanti del governo libico. A questo punto l’esercito potrebbe puntare direttamente verso Bengasi, oppure decidere di muoversi verso ovest per tagliare le linee nemiche e stringere l’assedio attorno alla capitale della Cirenaica.

Cade anche Brega La tv di stato libica ha detto che Marsa el Brega, sede di un importante terminal petrolifero a sudest di Ajdabiya, è "completamente sotto il controllo" delle forze governative. "La città è stata ripulita dai criminali di Al Qaida" afferma la tv, mentre sullo schermo scorrono immagini, presentate come "in diretta" di numerosi mezzi semidistrutti e di una città completamente deserta. A Tripoli intanto è iniziato il carosello di auto che a clascon spianati festeggiano la vittoria. Si sentono numerosi i colpi di armi automatiche per festeggiare la conquista di Ajdabiya, e della stessa Marsa el Brega.

Assalto a Bengasi "Un gruppo armato ha attaccato il quartier generale del consiglio transitorio libico di Bengasi (Cnt), uccidendo alcuni sui membri e mettendo in fuga altri": lo ha detto una fonte ufficiale del governo libico, precisando che "altre sollevazioni popolari pro-Gheddafi sono scoppiate a Tobruk, nell’est del Paese. La sollevazione popolare contro gli insorti è guidata dalla tribù dei Warfallah, ma non solo quella" aggiunge la fonte. "In tutto l’est del Paese la popolazione ha saputo che l’esercito è arrivato a Ajdabiya, e quindi aspetta con trepidazione il suo arrivo". Le tribù e i cittadini fedeli al governo libico "stanno ora tentando di conquistare l’aeroporto di Bengasi", precisa ancora la fonte.

Il G8 blocca la Francia Nessuna no-fly zone e nessuna opzione militare. Se questi provvedimenti saranno presi, sarà solo dopo una decisione dell'Onu. E' questa la scelta del G8, che ha rifiutato la proposta della Francia. Addirittura non c'è nessun cenno alla questione nelle conclusioni del vertice. Nel documento finale si ribadisce il sostegno della comunità internazionale per le "legittime aspirazioni" del popolo libico su diritti fondamentali, libertà e governo democratico e si invita il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ad aumentare le pressioni su Gheddafi, affinchè lasci il potere. Ma da Parigi non è emerso niente di più per provare a bloccare l’avanzata del rais verso est.

La delusione della Francia Stamane il ministro degli esteri francese Alain Juppè non ha nascosto la sua delusione: "Se avessimo utilizzato la forza militare la settimana scorsa per neutralizzare alcune piste di decollo e le poche decine di aerei di cui Gheddafi dispone, forse il rovesciamento attuale a sfavore dell’opposizione non ci sarebbe stato".

Questione rinviata all'Onu L’unico accordo raggiunto a Parigi riguarda un ritorno della questione all’Onu. La Francia non dispera di arrivare in quella sede all’approvazione della no fly zone, mentre il ministro italiano Franco Frattini ha auspicato che si esplorino anche altre strade, con il contributo della Lega Araba e dell’Unione Africana. 

I ribelli chiedono di uccidere il raìs Intanto, mentre Gheddafi, sta riconquistando tutto il Paese, da Bengasi, i ribelli sotto pressione avrebbero chiesto agli occidentali, secondo il Guardian, di uccidere il leader libico.

Anche il terremoto in Giappone, ovviamente, è stato oggetto di discussione tra i ministri del G8, che si sono detti pronti a fornire ogni aiuto possibile ed hanno espresso la loro piena fiducia nella capacità dei governo giapponese di risolvere questa crisi. E di Giappone si parlerà anche in sede G20 probabilmente entro aprile, in una riunione dei ministri dell’economia e dell’energia

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