Politica

Licata ricorda il sacrificio di Enzo Baldoni, morto in Iraq e mai tornato in Italia

Il comune agrigentino dedica una piazza al giornalista trucidato dai terroristi il 26 agosto del 2004. Il suo corpo non è mai stato restituito. Anche la canzone di un giovane cantautore marchigiano per non dimenticare

Licata, in fondo, era un po' sua. Sì, perché di Licata (Agrigento), è la moglie Giusi Bonsignore, perché proprio a Licata, cinque anni fa, lui stesso avrebbe dovuto raggiungerla, per trascorrere con lei e con i figli, Guido e Gabriella, qualche giorno al mare, se la violenza dei terroristi islamici, in Iraq, non avesse posto fine al suo sogno di conoscere, capire, raccontare il mondo e soprattutto i luoghi di guerra. E Licata non dimentica. Infatti, dedicherà a lui, Enzo Baldoni, giornalista freelance trucidato in Iraq, una piazza. Per fare memoria. E per chiedere ancora una volta che si faccia qualcosa per ritrovare il suo corpo, mai restituito alla famiglia.
La cerimonia, alla presenza dei familiari, è fissata per sabato mattina, nella cittadina agrigentina. A ricordare Enzo saranno, oltre i familiari, le autorità cittadine e gli amici, tantissimi, che non hanno mai dimenticato il suo impegno, il suo sorriso. Come il sociologo Francesco Pira, che così lo ricorda sul quotidiano online Affaritaliani.it: «Un amico unico per la sua creatività e intelligenza. Chi lo ha conosciuto ed ha imparato a leggere dietro il suo sorriso vive con dentro i valori di quella che è stata la sua vita, capace di rendicontare al mondo le cose più brutte che accadevano in paesi lontani. L'unico grande rammarico oggi, e lo diciamo nella speranza che qualcuno ci ascolti, è che la famiglia Baldoni non possa pregare su una tomba, perché i resti del suo corpo».
Già, raccontare. La passione di Enzo Baldoni, umbro d'origine, milanese d'adozione, cittadino del mondo nel senso più pieno. Così spiegava lui stesso perché i luoghi di guerra lo attirassero come una calamita: «Qualcuno pensa che io sia un mezzo Rambo che ama provare emozioni forti, vedere la gente morire e respirare l' odore della guerra come Benjamin Willard l'odore del napalm la mattina in Apocalypse now. Invece sono lontano mille miglia da questa mentalità. Molto più semplicemente sono curioso. Voglio capire cosa spinge persone normalissime a imbracciare un mitra per difendersi...».
Come nel 2004, quel maledetto viaggio in Iraq finito in tragedia. Enzo fu rapito da un gruppo di sedicenti terroristi musulmani vicini ad Al Qaeda, si disse. Era il 21 agosto. L'esecuzione solo cinque giorni dopo, il 26. Il corpo di Enzo in Italia non è mai tornato. Ma a ricordarlo, sono manifestazioni, premi giornalistici, una miriade di iniziative su tutto il territorio. E anche la musica. Nel 2006 fu Samuele Bersani a dedicargli una canzone, «Occhiali rotti».

Oggi è un giovane cantautore marchigiano, Andrea Papetti, che nel suo primo cd, «L'inverno a settembre», ha scritto per lui «Inferno a Baghdad».

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