Cultura e Spettacoli

Al Lido Placido ai cronisti: "Faccio i film con Medusa e voto da tutt'altra parte"

Presentato a Venezia Il grande sogno. Il regista: "Il mio è un ’68 un pò più proletario di quello di Bertoilucci". Ma la critica lo stronca: "E' una contraddizione". Poi Placido sbotta: "Con chi cazzo devo fare i film"

Al Lido Placido ai cronisti: 
"Faccio i film con Medusa 
e voto da tutt'altra parte"

Venezia - "È la mia storia. Di Michele Placido, di un ragazzo venuto dal sud nel ’68, poliziotto che amava andare al cinema, vedere i film e sognava di diventare attore". Così il regista de Il grande sogno, questa sera in Concorso al Lido, presenta la sua ultima fatica, prodotta da TaoDue (budget 10 milioni di euro) in collaborazione con Medusa, che porterà il film nelle sale italiane dall’11 settembre, con 450 copie. "Quello che tratteggio - spiega Placido - è un ’68 un pò più proletario di quello che ci ha mostrato il grande maestro Bertolucci in The Dreamers".

Il '68 secondo Placido "Romanzo popolare e politico", come lo ha definito lo stesso Placido, Il grande sogno racconta un momento che ha segnato la storia del nostro paese, concentrandosi su tre personaggi (Nicola, Laura e Libero, interpretati da Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca e Luca Argentero, assente al Lido perché impegnato a Roma sul set di Eat, Pray, Love con Julia Roberts), un poliziotto del sud venuto a Roma con il sogno di fare l’attore, una ragazza di Azione cattolica che parteciperà attivamente al movimento studentesco, uno dei leader del movimento stesso proveniente da Torino), le vite dei quali cambieranno radicalmente dopo gli scontri di Valle Giulia. "Personalmente non ero d’accordo con la lettera che all’epoca scrisse Pasolini (dove criticava gli studenti-borghesi e riconosceva che i veri figli del popolo erano i poliziotti, ndr) - ha aggiunto Placido - perché quei borghesi di cui lui parlava sono stati poi i miei primi insegnanti: nel ’68 ero con i celerini che sono intervenuti, poi sono passato dall’altra parte della barricata".

L'ideologia post-sessantottina Il grande sogno, frutto di due anni di lavoro, di un montaggio che ne ha sforbiciato una buona mezz’ora, è il suo Sessantotto, quello di quando lui dalla provincia pugliese era arrivato a Roma a fare il poliziotto, costretto ad impegnarsi nella repressione del movimento studentesco. Tra i presenti, oltre agli interpreti Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio, anche Mario Capanna, storico leader del movimento studentesco nel ’68: "Quello di Placido è un film pulito, trasparente, - ha detto Capanna - soprattutto perchè non è un film 'politico': il ’68 ha vinto perchè siamo ancora qui a parlarne, ma non ha ancora vinto 'politicamente' visto che in gran parte del mondo ancora non si conoscono concetti quali l’uguaglianza e la libertà".

Stroncato dalla critica "Una contraddizione", secondo una giornalista straniera intervenuta durante la conferenza stampa, in seguito alla dichiarazione di Placido sul "governo attuale che non mette a disposizione dei giovani registi i soldi necessari per poter realizzare film sull’attualità del nostro paese: d’ora in avanti - continua il regista - si faranno solo commedie".

Ma la considerazione della cronista lo ha fatto andare su tutte le furie: "Faccio il film con la Rai (nel 2004 Ovunque sei, ndr) e me lo distruggete, lo faccio con Medusa e mi distruggete! Con chi cazzo, li devo fare io i film? Non conosco il signor Berlusconi e ho sempre votato da tutt’altra parte", ha urlato Placido, tra le altre cose palesemente "distanziato" da Carlo Rossella, presidente Medusa, fischiato in conferenza dopo un monologo introduttivo sul "suo ’68".

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