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Scuola d'affari: istituti di moda in mano straniera

Non solo le griffe italiane. Anche i centri che formano i nuovi stilisti sono entrati nel mirino delle multinazionali

Scuola d'affari: istituti di moda in mano straniera

Capitale mondiale della moda, del fashion, dello stile. L'Italia è conosciuta in tutto il mondo anche, e soprattutto, per questo. Ma oggi ha conquistato anche un'altra leadership: quella nella formazione. Perché le scuole di moda sono moltissime e considerate le migliori del pianeta. Tanto da essere entrate nel mirino di fondi e multinazionali estere. La spiegazione sta nei numeri relativi al giro d'affari globale: 760 milioni di euro l'anno. Si tratta di un comparto che non conosce crisi e che anzi, proprio negli anni più complicati per la nostra economia, ha saputo rilanciarsi diventando molto appetibile all'estero. Solo nel nostro Paese il business legato alle scuole di moda e fashion ha toccato quota 75 milioni di euro. I dati dell’indagine realizzata dall'Istituto Marangoni in collaborazione con Deloitte dimostrano come l'Italia sia non solo la capitale globale dello stile, ma anche al primo posto nel campo della formazione, grazie a una quota di mercato del 15 per cento e alla presenza di migliaia di studenti provenienti da ogni parte del mondo.

Le realtà più attive e numerose si trovano a Milano. Qui, per esempio, hanno sede lo storico Istituto Marangoni, ma anche l'Istituto europeo di design, il Naba, l'Istituto di moda Burgo, la Domus Academy, il master in Fashion, experience and design management dell'università Bocconi, Raffles, l'Istituto Secoli, l'Ifda e il corso di alta formazione in Design della moda istituito dal Politecnico. Ma ci sono realtà importanti anche in altre città: da Firenze, con il suoi prestigiosi Polimoda, Accademia italiana e Istituto dei mestieri d'accellenza, a Venezia con l'università Iuav. Senza dimenticare Roma con l'Accademia costume & moda, Torino, con l'Istituto d'arte applicata e design e Napoli con i corsi in moda avviati dalla Seconda università.

Lussemburgo fashion

Si tratta per lo più di istituzioni private, molte delle quali gestite all'estero. E' il caso della Marangoni, per esempio, che solo nella sua sede italiana può contare su un giro d'affari di venti milioni di euro l'anno, più di un quarto del totale. Rimasto nelle salde mani dell'omonima famiglia fino al 2009, è passato prima in quelle di un fondo americano e più recentemente in quelle della lussemburghese Galileo Global Education, che ha acquisito anche Naba e Domus Academy. Con l'obiettivo dichiarato di trasformare le tre scuole in un mega polo di formazione in grado, anche grazie a un super investimento da 225 milioni di euro, di competere contro i grandi player internazionali, soprattutto britannici e americani. Il perché di tanto interesse è celato dietro una semplice parola: eccellenza. «A queste realtà italiane viene ancora riconosciuto un fortissimo valore competitivo – conferma Emanuela Prandelli, docente della Bocconi -. Chi viene a studiare nel nostro Paese ha la possibilità di entrare in contatto diretto con aziende di importanza globale e con manager di primo piano. Esprimiamo competenze difficilmente replicabili all'estero. Vengono non solo da specifici percorsi di studio, ma anche dalla possibilità di toccare con mano il cuore della moda».

I giganti esteri hanno capito bene il valore di questo know-how e hanno così deciso di arricchire le nostre scuole con i loro enormi capitali. «Questo non vuol dire perdere autonomia – prosegue Roberto Riccio, Ceo di Galileo Italia e Istituto Marangoni -. Essere acquisiti da un fondo significa godere di piena libertà. Quello che interessa alla proprietà sono solo i risultati, mentre la gestione resta al cento per cento in mani italiane». E proprio i risultati certi sono la leva principale di questo mercato così fiorente. «Chi punta sulle scuole di moda, fondi esteri ma negli ultimi tempi anche italiani, sa perfettamente che il margine di crescita dell'investimento è altissimo – va avanti Riccio -. Si tratta, in media, del 20-40 per cento in più rispetto al capitale. Questo perché la richiesta, da parte degli studenti, è in continua espansione. Ormai la moda non è più vista come un capriccio, le famiglie sanno bene che offre enormi possibilità occupazionali e quindi assecondano più facilmente le scelte e inclinazioni dei ragazzi».

Costi e lavoro

Questo spiega il numero crescente di iscrizioni, nonostante le rette non siano alla portata di tutti. I costi possono, infatti, facilmente raggiungere i ventimila euro l'anno. «A fronte di questa cifra ci sono però servizi di altissimo livello – conclude Riccio -. Basti pensare che il 70 per cento degli insegnanti della Marangoni lavora stabilmente nel campo della moda e che attualmente abbiamo 46mila ex studenti impegnati in tutto il mondo». Numeri che si ripetono anche in altre realtà. «Il tasso di occupazione a distanza di un anno dal nostro master in Bocconi è del 95 per cento – conferma Prandelli -. Ecco perché abbiamo ragazzi provenienti da ogni angolo del pianeta. Solo quest'anno ci sono 53 studenti di 25 diverse nazionalità». Studiano e lavorano sapendo che alle porte c'è una carriera solida e remunerativa. Anche perché proprio negli ultimi anni le figure legate al mondo della moda sono aumentate in modo esponenziale. Se un tempo si parlava quasi esclusivamente di stilisti, oggi è possibile puntare su percorsi molto diversificati. C'è per esempio grande richiesta di stylist, visual, blogger e addetti al marketing altamente specializzati. Ma c'è spazio anche negli uffici stile, nel merchandising, nel campo del bying e in quello del retail.

Giovani e competitivi

«Non deve stupire che trovare lavoro sia così facile – dice ancora Riccio -. Le scuole di moda offrono un percorso di studi altamente tecnico e pratico, che permette agli studenti di essere immediatamente operativi e competitivi». E di sapere, quindi, che lo sforzo economico richiesto dall'iscrizione può essere ampiamente ripagato. «E' proprio questo che spinge i grandi fondi a investire – conclude il Ceo -. Andremo sempre più in questa direzione: fondi enormi che gestiranno tante piccole scuole, tutte altamente specializzate e in grado di creare figure professionali all'avanguardia». Ne è convinto anche Carlo Capasa, presidente di Camera nazionale della moda italiana. «La sfida, per tutti, è formare dei professionisti con un livello alto di specializzazione, in grado di essere personalità flessibili e capaci di interpretare e prevedere i cambiamenti. La moda rappresenta un sogno per moltissime persone e proprio le scuole possono essere un modo per realizzarlo. Ecco perché hanno tutto questo successo. Il valore aggiunto degli istituti italiani è che possono lavorare a stretto contatto con i brand più prestigiosi e le aziende più importanti, che contribuiscono all’unicità del made in Italy». E che, proprio grazie ai capitali investiti, hanno realmente la possibilità di offrire agli studenti percorsi di studio on demand, in grado di forgiare creativi sempre più contemporanei.

Figure a metà strada fra commerciale, arte e digitale.

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