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L'inchiesta di Palermo decapita Rfi: si dimette il presidente indagato

Dario Lo Bosco, agli arresti domiciliari con l'accusa di induzione alla concussione, lascia l'incarico che ricopriva dal 2010: «Sono innocente ma non voglio che ci siano ombre sulla società»

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La mossa era praticamente scontata. Ma l'ufficialità è arrivata ieri. Dario Lo Bosco, presidente da cinque anni di Rfi, si è dimesso dall'incarico dopo l'arresto, giovedì scorso, con l'accusa di concussione, per una presunta tangente da 58mila euro. Ad accusarlo, un imprenditore agrigentino (come lui, che è originario di Raffadali), Massimo Campione, beccato ai primi di settembre con il «libro mastro» delle mazzette pagate per portare avanti senza intoppi gli appalti affidati alla sua impresa, la Sistet srl. Campione sta collaborando con i magistrati.
Ad annunciare l'addio all'incarico di Lo Bosco - che già venerdì aveva lasciato la presidenza del Cda di Ast, l'Azienda siciliana trasporti - è stato il suo avvocato, Francesco Crescimanno, che lo difende con l'avvocato Bartolomeo Romano. «Pur essendo certo - scrive Lo Bosco nella lettera di dimissioni - che la magistratura potrà, nei tempi più brevi possibili, ristabilire la verità dei fatti riconoscendo la mia piena estraneità agli addebiti che mi sono stati rivolti, non voglio, in alcun modo, che una mia eventuale permanenza nella carica di presidente possa proiettare ingiustificate ombre anche sulla società alla quale sin qui, con passione e impegno, ho dedicato la mia vita professionale negli ultimi anni.

In questo particolare momento di grave sofferenza personale - conclude - è mia intenzione dedicarmi esclusivamente alla mia famiglia».

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