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L'incubo di Di Pietro: perdere il gruppo Idv E' una fuga continua

Prima vota contro la manovra, poi lancia messaggi di apertura a Monti per poi attaccarlo di nuovo, ma sempre pacatamente. Motivo? Ha paura di perdere il gruppo alla Camera

L'incubo di Di Pietro: perdere il gruppo Idv E' una fuga continua

Eravamo abituati alle sue urla, alle sue invettive in Parlamento, alla sua ostinata caparbietà nel ribadire la moralità e l'autonomia del suo partito. Ma nessuno si è comunque stupito se, dopo le dimissioni di Berlusconi, Antonio Di Pietro abbia abbassato la voce.

Perché era chiaro che il leader Idv non potesse sfoggiare il vessillo della vittoria nei confronti del Cavaliere, dal momento che le dimissioni sono state frutto di tutto meno che della strenua opposizione politica. Adesso però, da qualche giorno a questa parte, l'ex pm non sa più contro chi gridare, quale invettiva fare, né che tipo di strategia adottare. Ed è questo suo essere un po' carne e un po' pesce che stupisce davvero.

Di Pietro è passato dal votare contro una manovra economica definita "una cura da cavallo che non sta funzionando, fatta di lacrime e sangue" a lanciare segnali di apertura nei confronti dell'esecutivo Monti. E' passato dallo strappo della "foto di Vasto" con Bersani e Vendola ai messaggi (indiretti, ma pur sempre messaggi) di apertura e ricostituzione dell'immagine sbiadita.

Insomma, un Di Pietro confuso, spiazzato da un ruolo che egli stesso stenta a decifrare. E' questa l'immagine che lo stesso ex poliziotto ha composto in questi giorni attraverso i suoi comportamenti e le sue dichiarazioni. Come quelle rilasciate in un'intervista all'Unità del 28 dicembre in cui il leader dell'Idv ha lanciato segnali di apertura a Monti e al segretario democratico Bersani. Il che, per uno che ha votato contro la manovra incrinando il patto di Vasto e che ha considerato il nuovo esecutivo una "sospensione della democrazia", è un cambio di passo da registrare.

"La foto di Vasto non è sbiadita, quel centrosinistra non è archiviato, ma è il Pd che deve scegliere cosa fare e con chi allearsi, l'Idv è leale, ma non è un cagnolino che rincorre gli ultimatum", si leggeva ieri sul quotidiano del Pd.

Nella stessa intervista, Di Pietro annunciava un certo dialogo con il ministro dell'Interno Cancellieri, con la quale "parleremo del problema degli 800 vigili precari ai quali ora scade il contratto. Non condivido e non partecipo a incontri per metterci d'accordo su cosa fare nell'mabito politico: ma il confronto istituzionale è benmventuo. E io valuto il merito di volta in volta.

E poi ancora: "Il governo Monti se si concentrerà su equità e sviluppo lo voterei, dopo aver letto tutte le carte". Insomma, duro, puro e inconvincibile, ma anche molle, opaco e diplomatico.

Anche oggi, il Giano bifronte ha mostrato il lato aggressivo nei confronti del governo, rispolverando l'atavico astio nei confronti di Berlusconi. "Continua la politica delle televendite del presidente del Consiglio, che magnifica i suoi decreti dandogli egli stesso il nome: da Salva-Italia a Cresci-Italia, e in questo caso nemmeno ci ha detto come vuol crescere. Sulla lotta dell’evasione: come intende combatterla se non riesce neanche a ratificare l’accordo Italia-Svizzera, sulla falsariga di Germania e Inghilterra? La sua risposta è stata "Non so rispondere". E se gli si domanda su come intende intervenire sul lavoro, dice che la Fornero sta studiando e nemmeno sa rispondere. Se gli si chiede di fare una forte lotta alla corruzione con l’approvazione della convenzione dell’Onu, risponde che sta studiando. Abbiamo già visto un presidente del Consiglio che sapeva vendere se stesso e i suoi provvedimenti prima ancora di farli".

Ma la vera ragione di questa alternanza di atteggiamenti di Di Pietro risiederebbe in una paura: quella di veder dissolvere il suo gruppo parlamentare alla Camera. Uno smacco troppo grande per uno come Di Pietro, ma quantomai improbabile.

A metterlo in luce è il quotidiano Italia Oggi che pone l'accento sull'ultima defezione all'interno dell'Idv risalente al 16 dicembre scorso, quando Renato Cambursano, dopo aver votato la fiducia alla manovra in dissenso col suo partito, decise di abbandonare il gruppo. Che si ridusse così a 21 componenti alla Camera. Da 25 del 2008 a 21 di oggi. Un numero troppo vicino alla soglia minima dei 19: infatti basterebbero altre due defezioni per far sparire il gruppo Idv dalla Camera. Con tanti saluti all'immagine di forza di Di Pietro. Proprio questa paura insomma sarebbe all'origine di questo felpato avvicinamento a Bersani, di questa pacata opposizione a Monti.

Che strana metamorfosi per uno che aveva fatto del tuttodunpezzismo la sua filosofia di vita e di politica.

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