Cronache

L'invincibile voglia di salire oltre la vetta

La montagna è una calamita: ti spinge a scoprire cosa c'è al di là di tutto. ma oggi da certi passi non passa più nessuno

L'invincibile voglia di salire oltre la vetta

I passi alpini esercitano uno strano magnetismo e non ha a che fare con sfide atletiche. Il 90% delle persone li affronta in auto, o in moto; l'unico limite che oltrepassa è di velocità. Però la domanda resta: perché ad alcuni (di norma maschi, siamo onesti) prende questa smania di salire, di andare avanti fino all'ultima curva? Bisognerebbe assoldare qualche psicologo perché indaghi l'attrazione esercitata dalle strade di montagna. In certe giornate da tregenda avvicinarsi alla cima è come approssimarsi alla superficie della luna. Sai che cosa hai sotto, ma non sai a che cosa vai incontro. Eppure procedi, ché indietro non si torna. Negli anni Venti le guide rosse del Touring esortavano a salire sui passi: «Le camionabili hanno un valore turistico di prim'ordine». Carrozzabili su cui si invitava ad andare in automobile laddove possibile perché nelle zone di montagna sono «l'ideale mezzo turistico». Quest'immagine è di quegli anni: scattata sul Passo Sella, la strada che all'ombra delle cime del Sasso Lungo mette in comunicazione Canazei, in val di Fassa con Selva in Val Gardena. I passeggeri della Via delle Dolomiti saranno stati in viaggio per piacere o per necessità?

Più che muri i passi incarnano la voglia di andare oltre. Chi è nato in una valle lo sa: le vette possono essere vissute come merlature di un castello poste a difesa del proprio reame inviolabile. Oppure, appunto, sono un magnete che attrae: come fai a non pensare che oltre quella griglia di vette, dove si nasconde il sole e da dove arriva la pioggia non ci sia nessuno? E allora prendi e sali, per andare a vedere se di là è meglio. Alle volte il magnete è la strada stessa, come lo Stelvio, cima Coppi di tanti giri d'Italia, il secondo passo carrozzabile più alto d'Europa che si inerpica fino a 2.715 metri. La strada fu voluta a inizio Ottocento dagli imperatori di Vienna per mettere in comunicazione i propri territori (Milano e l'Austria) senza dover passare da un Paese terzo, Venezia. Ai tempi degli Asburgo era sempre aperto, estate e inverno, grazie alle slitte e allo sforzo degli stradini con la loro opera di manutenzione quotidiana. Ora, in estate, diventa un lungomare d'alta quota che chiude con la prima neve e arrivederci a fine maggio, se va bene.

Perché oggi questa è la verità su certi passi non passa più nessuno. O almeno, non più per i motivi per cui per secoli vennero tracciati: andare da A a B, unire ciò che la natura aveva diviso. Ormai le montagne non si valicano, si attraversano: quel che conta è arri-vare, non andare. Il percorso filante segnato dai tornanti è un anacronismo faticoso. Le gallerie lunghe decine di chilometri, i tunnel di base, gli arditi viadotti autostradali hanno progressivamente mandato in pensione i passi (non tutti, per fortuna) come vie di comu-nicazione esclusive. Sono diventati mete turistiche, adesivi da esibire con orgoglio sul portapacchi della moto o sul vetro dell'auto. Un elenco di cui fare la spunta, sgranandoli uno dopo l'altro come un rosario. Stelvio, fatto. Pordoi, fatto. Bernina, fatto.

Gli austriaci, che delle montagne sono fanatici, questa storia dei passi come attrattiva turistica l'hanno capita da decenni. Nel 1935 inaugurarono la Grossglockner Hochalpen-strasse: strada turistica a pagamento che sale fino a 2.504 metri, ai piedi della montagna più alta di tutta l'Austria. Un parco a tema che celebra se stesso e il paesaggio che lo circonda: 12 punti panoramici, una sala cinematografica che proietta un documentario sulla costruzione, esposizioni multimediali. È diventata la terza attrazione turistica austriaca: un milione di persone che ogni anno sono disposte a pagare i 35,50 euro per salire in auto. Un'idea di musealizzazione delle strade di alta montagna che si va diffondendo. Se transiti dal lato austriaco del passo Rombo, 49 chilometri tra S. Lorenzo in val Passiria e Solden, paghi un pedaggio. Lungo la strada, anche dal lato italiano, hanno costruito piccoli musei che ne raccontano la costruzione e punti panoramici che sono opere di land art. L'atto successivo è la chiusura sperimentale, ma assai contestata, di alcuni passi. Se ne parla da anni, quest'estate è arrivata. Ogni mercoledì, tra luglio e agosto, il transito sarà consentito solo a mezzi di trasporto pubblico locale, a quelli elettrici, a bici e a pedoni. Dove? Sulla strada del passo Sella.

Che per un giorno torna a essere uguale a quella di questa fotografia.

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