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L'Iran vieta i Simpson: sono un cavallo di Troia della cultura occidentale

Dopo Barbie anche i Simpson finiscono nel mirino delle autorità iraniane. Teheran ha vietato l’importazione dei celebri pupazzi. Forse perché il fumettista è un ebreo? Si salvano Superman e Spiderman

L'Iran vieta i Simpson: sono un cavallo di Troia della cultura occidentale

Prosegue la crociata culturale iraniana contro l'Occidente. Dopo le bambole (Barbie) ora anche i cartoni animati finiscono del mirino  di Teheran. Il governo ha vietato l’importazione dei pupazzi dei Simpson. Questo il motivo: promuovono la cultura occidentale a discapito di quelli della Repubblica Islamica. "Non vogliamo favorire la diffusione di questo cartone animato importandone i pupazzi", ha detto Mohammad Hossein Farjoo, segretario dell’Istituto per lo sviluppo intellettuale di bambini e ragazzi, citato dal quotidiano Shargh. L’agenzia governativa ha invece ha dato l’ok per Spiderman e Superman, con la motivazione che "sono due supereroi che aiutano gli oppressi e rappresentano modelli positivi".

Il segretario dell’Istituto non ha rivelato i motivi che hanno portato alla messa al bando dei protagonisti della serie creata da Matt Groening. La ragione vera, però, potrebbe essere questa: il fumettista, pur dichiarandosi agnostico, è nato da una famiglia ebraica (e sono ebrei anche alcuni personaggi del noto cartoon). Quindi è molto probabile che alla base del divieto ci siano motivi razziali.

La lista dei divieti "culturali" imposti dal regime iraniano è lunga: sono vietati i pupazzi che imitano le voci dei cantanti occidentali e persino le cucine-giocattolo in cui ci sono anche i bicchieri per bere alcolici (il cui consumo, com'è noto, è severamente proibito a Teheran e dintorni).

Vietata l’importazione della Barbie nel 1996, il mese scorso c'era stato il pugno di ferro delle autorità contro i negozi (costretti a chiudere) che continuavano a vendere la bambola definita "un cavallo di Troia dell’Occidente" nel Paese. Non sono pochi, infatti, i giovani iraniani (un quarto della popolazione ha meno di 15 anni) che sfidano i divieti acquistando al mercato nero libri, film, musica e abiti alla moda occidentali. La lunga battaglia per la libertà, in Iran, passa anche da bambole, jeans, canzoni e fumetti. Gli iraniani, i giovani iraniani, non vogliono farsi omologare a tutti i costi. Ci tengono alla propria cultura e alla proprie tradizioni. Ma pretendono di essere liberi di scegliere.

Cosa che il regime non ammette. 

 

 

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