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Per l'Italia il terzo settore «vale» 64 miliardi l'anno

È pari al 3,5% del Pil. Addetti a quota 681mila e con i volontari lo Stato risparmia 7,8 miliardi

Onofrio Lopez

Il terzo settore in Italia genera un volume d'affari di circa 64 miliardi di euro ogni anno, avvicinandosi al 3,5% del Pil. Il sistema conta 681mila addetti, 4,7 milioni di volontari, 271mila lavoratori esterni e 5mila lavoratori temporanei muovendo il 9,7% della forza lavoro.

Il settore del credito è stato capace di calarsi in una nuova realtà: quella della «finanza d'impatto». Si tratta di un nuovo modo di strutturare gli investimenti basato su due pilastri: l'attivazione dell'economia sociale e dell'occupazione e il conseguimento di rendimenti paragonabili a quelli dei titoli di Stato. Il modus operandi, invece, prevede come linea guida la minimizzazione del rischio per gli investitori. Ma cosa si intende per economia sociale? Quell'insieme di attività che passano sotto la comune definizione di volontariato o di non profit e che svolge un ruolo sussidiario rispetto allo Stato. Il terzo settore mette in moto risorse che altrimenti andrebbero coperte con la spesa pubblica. Secondo l'ultimo rapporto I.t.a.l.i.a. di Unioncamere, il lavoro volontario nel nostro Paese ha un valore di circa 7,8 miliardi di euro sulla base delle ore di volontariato prestate e delle equivalenti unità di lavoro (Ula). Questa stima corrisponde allo 0,7% del Pil e quantifica il «risparmio sociale» generato da chi con la solidarietà ha sopperite alle carenze del servizio pubblico. La finanza applicata a questo campo, tramite il finanziamento di queste opere etiche e solidali, consente agli investitori di beneficiare di quel risparmio sui costi che lo Stato avrebbe dovuto sostenere.

In questo panorama si è distinta Banca Prossima, la banca del gruppo Intesa Sanpaolo dedicata al terzo settore, diventata in poco tempo uno dei punti di riferimento dell'economia sociale. Una circostanza testimoniata dai 61mila clienti, in costante crescita (+4,2% nel primo semestre 2017) e dai 150 milioni di euro di nuovi crediti a medio-lungo termine erogati nei primi sei mesi dell'anno. Negli ultimi tre anni il credito di Banca Prossima (oltre 2,5 miliardi di accordato) è cresciuto in media del 23% annuo. Il 97% è in via di regolare restituzione (non a sofferenza né a incaglio); solo un terzo è sostenuto da garanzie convenzionali.

Ameno la metà degli utili realizzati dalla banca sono trasferiti al Fondo per lo sviluppo dell'impresa sociale, che agisce come garanzia per l'accesso al credito delle organizzazioni più deboli. Tra il 2012 e il 2016, sono stati mille i clienti che non avrebbero potuto ricevere finanziamenti sulla base dei criteri convenzionali.

In dieci anni questo «credito di inclusione» ha consentito a Banca Prossima di erogare oltre 300 milioni tramite uno speciale modello di rating, che affianca ai criteri tradizionali fattori qualitativi come la capacità di raccolta fondi, il radicamento e la reputazione sul territorio.

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