La «Locomotiva d'Italia» adesso è pronta per partire alla riscossa

Paolo Stefanato

Un tempo il Veneto era detto «la locomotiva d'Italia, quando la sua economia cresceva a ritmi del 6-7% all'anno, a livelli cinesi. Erano gli anni Novanta e da allora molte cose sono cambiate: l'euro, l'allargamento dell'Europa, la competizione a livello globale. Ma il Veneto, che ha subito la crisi e che si è rimboccato le maniche per superarla, resta una regione ricca e industriosa e vuol tornare ai primati di quella «locomotiva». Ogni quattro famiglie c'è un'impresa. Le radici delle attività produttive affondano nell'Ottocento, quando i comparti erano sostanzialmente due: agricoltura e tessile. Oggi le imprese generate da quella cultura sono tante e alcune sono colossi mondiali. La crisi è servita a selezionare le qualità delle imprese. Ha resistito e cresce chi investe, chi sa rinnovarsi, chi ha slanci creativi. Quello che ha permesso al Veneto di superare le difficoltà è il livello eccellente di esportazioni: 58 miliardi nel 2016, con un saldo commerciale positivo di 16,4, su un Pil complessivo di 142,7 miliardi. Anche in termini di Pil procapite, 30mila800 euro, il Veneto è una delle Regioni più produttive d'Italia.

Il primo settore economico comunque è il turismo, grazie soprattutto all'attrattività di Venezia. Seguono l'industria e l'agroindustria: quest'ultima è riuscita a inondare il mondo di vino veneto, e in particolare di Prosecco. Nell'industria in evidenza la meccanica, anche di precisione, e l'automotive. Nomi illustri (anche se non celebri presso il grande pubblico) sono Inglass (fanali per auto), Came (cancelli elettrici e domotica), Mevis (componenti per auto). L'industria è ormai avanzatissima, digitale, e appartiene a pieno titolo alla quarta generazione (il 4.0).

Il Veneto è anche ricco di big noti a livello mondiale, una concentrazione che forse non ha pari in Italia: nomi e marchi come Benetton e Diesel (abbigliamento), Luxottica (occhiali), Ovs e Coin (distribuzione), Zoppas (meccanica e acqua minerale), Rana (pasta), Lotto e Geox (scarpe), De Longhi (elettrodomestici), Permasteelisa (facciate continue), Segafredo Zanetti (caffè); alcuni di questi sono quotati in Borsa.

Poi ci sono eccellenze di tradizione e di lusso, come i vetri di Venini, i tessuti di Fortuny o quelli di Rubelli.

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