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L'odissea per i precari della scuola finirà, forse, nel 2041

La rivista specializzata Tuttoscuola calcola che ci vorranno dieci anni per mettere in ruolo i precari della primaria e addirittura trenta anni per quelli della scuola dell'infanzia. Non solo. In caso fossero indetti nuovi concorsi i tempi raddoppierebbero.

2041: fine dell'Odissea dei precari. Non è il titolo dell'ultimo film inedito di Stanley Kubrick, non è fantapolitica ma purtroppo la cruda realtà dei precari dell'Istruzione pubblica, fotografata dalla rivista specializzata Tuttoscuola. Inutile illudere l'esercito di supplenti che sogna il posto fisso in classe e una cattedra in esclusiva. Un sistema strutturalmente sbagliato nella sua impostazione ha creato un vero e proprio esercito, cresciuto a dismisura nonostante negli anni si siano moltiplicati i tentativi dei vari governi di trovare una soluzione. I precari restano dunque la più dolorosa spina nel fianco anche per questo governo. Soprattutto dopo che un giudice del lavoro di Genova ha condannato il ministero dell'Istruzione a pagare un risarcimento di quasi mezzo milione di euro a 15 precari perchè avevano lavorato per tre anni di seguito e dunque avevano diritto all'assunzione. Una sentenza in primo grado contro la quale il governo ha presentato ricorso ma che ha preoccupato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha fatto due conti scoprendo così che sono, guarda il caso, circa 65.000 i precari con almeno tre anni di contratto. Se tutti facessero ricorso si arriverebbe così ad un risarcimento di quasi 3 miliardi di euro. E anche oggi i precari sono tornati a protestare davanti a Montecitorio.
Ma quanti sono e quanto tempo sarà necessario per assorbirli tutti con contratti a tempo indeterminato? Tuttoscuola calcola che ci vorranno dieci anni per mettere in ruolo i precari della primaria e addirittura trenta anni per quelli della scuola dell'infanzia. Non solo. In caso fossero indetti nuovi concorsi i tempi raddoppierebbero.La rivista Tuttoscuola ha analizzato la situazione esistente alla fine del 2010, quando risultavano iscritti nelle graduatorie provinciali per la sola scuola primaria circa 67.000 docenti. Quindi è andata a calcolare, un stima soltanto ovviamente, quanti posti si libereranno nei prossimi anni per pensionamenti. Negli ultimi cinque anni i pensionamenti nella scuola primaria statale sono stati complessivamente circa 40mila (39.958) con punte comprese tra i 6.166 dell'anno scorso e gli 11.630 del 2007-08. Quindi in media all'anno hanno lasciato il servizio con varie motivazioni circa 8.000 insegnanti. Con questa media per assorbire 67.000 docenti di scuola primaria iscritti nelle graduatorie ad esaurimento ci vorranno, quindi, tra gli otto e i dieci anni, sempre che i posti che si rendono vacanti per pensionamento coincidano con il numero di iscritti in graduatoria per la stessa provincia e che nel frattempo non vengano banditi, come invece è probabile, nuovi concorsi con diritto di utilizzare il 50 per cento dei posti vacanti. A quel punto questi conti già pesanti raddoppierebbero.
E se la situazione è preoccupante per la primaria le cose vanno peggio per la scuola d'infanzia: nel 2010 aveva un numero addirittura maggiore (oltre 72.000 unità) di iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento. Oltretutto in questo settore scolastico l'organico è circa un terzo di quello della scuola primaria e dunque si dispone di una quantità minore di posti. Nell'ultimo quinquennio i pensionamenti nella scuola dell'infanzia statale sono stati complessivamente poco più di 13mila (13.094) con punte comprese tra i 1.944 del 2008-09 e i 3.838 dell'anno scolastico precedente. Ogni anno, dunque, hanno lasciato il servizio nella scuola dell'infanzia con varie motivazioni in media 2.600 insegnanti. Dunque i tempi di assorbimento per tutti i 72.000 iscritti nelle graduatorie ad esaurimento salgono vertiginosamente: tra i 28 e i 30 anni.

E se poi venissero banditi i concorsi ci vorrà un tempo doppio: dai 56 ai 60 anni almeno.

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