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Lodo Mondadori, il pg: "La sentenza regge ma ridurre il risarcimento"

La decisione dei supremi giudici sulla causa civile dovrebbe arrivare entro agosto. Fininvest: "Dalla Cir argomenti suicidi"

L'ingegnere Carlo De Benedetti nella sede della Cir
L'ingegnere Carlo De Benedetti nella sede della Cir

Nel processo sul Lodo Mondadori, il pg della Cassazione Pasquale Fimiani ha chiesto una lieve riduzione, non quantificata, del risarcimento dovuto da Fininvest a Cir confermando, in questo modo, che la società di Carlo De Benedetti è stata parte danneggiata. In secondo grado la Fininvest era stata condannata a risarcire 564,2 milioni alla famiglia De Benedetti. "La Cir non ha diritto a un risarcimento - hanno replicato gli avvocati di Fininvest - tantomeno per cifre astronomiche".

"Il percorso seguito dalla Corte di Appello di Milano sul Lodo Mondadori è logico e regge", ha spiegato Fimiani secondo il quale, però, è necessario "riquantificare una piccola parte del danno che potrebbe ridurre il risarcimento per Cir di circa il 15% rispetto all’importo liquidato". Se la richiesta del pg venisse accolta dagli ermellini, potrebbe essere celebrato un nuovo processo d’appello. È anche possibile che i giudici della Cassazione sposino la tesi del pg e decidano di riquantificare loro stessi al ribasso la somma di risarcimento. Secondo Fimiani, la "lieve riduzione" del risarcimento stabilito dai giudici di secondo grado, riguarda la successiva rivendita delle opzioni L’Espresso e l’aumento equitativo del 15% rispetto agli interessi complessivi. Del tutto legittima resta nel complesso le sentenze di merito che stabiliscono che la Fininvest debba risarcire Cir per il danno subito con l’annullamento, nel 1991, da parte della Corte d’Appello di Roma, del lodo arbitrale favorevole a De Benedetti sul controllo della Mondadori. Quella decisione, infatti, come è stato stabilito in sede penale in via definitiva, fu frutto di una corruzione in atti giudiziari per cui sono stati condannati il giudice Vittorio Metta e gli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora. Il procedimento civile in corso oggi in cassazione, scaturisce infatti da questa pronuncia penale: in primo grado il giudice milanese Raimondo Mesiano, sostenendo che la Cir subì un danno patrimoniale da "perdita di chanche", stabilì un risarcimento pari a 749,9 milioni di euro, ridotto poi in appello, nel luglio 2011, a 564 milioni, compresi interessi e spese legali, quando fu riconosciuto alla Cir un danno "immediato e diretto" dalla corruzione. "L’illecito si consuma - ha detto il pg durante la sua requisitoria - nel momento in cui le parti si siedono di nuovo al tavolo della trattativa e una di queste viola il principio di lealtà".

"La difesa di Cir usa degli argomenti suicidi perchè non ha mai chiesto la revocatoria della sentenza frutto di corruzione ma ha scelto la strada della richiesta del risarcimento del danno che significa aver fatto a pezzi i codici civili", ha replicato nella sua arringa l’ex giudice costituzionale Romano Vaccarella denunciando "un'ingiustizia intrinseca della sentenza" emessa dalla Corte di Appello di Milano. "Dove cavolo stava l’aggressione che avrebbe subito Cir, in un momento in cui era intervenuta la legge Mammì che favoriva che se mai danneggiava Fininvest - ha concluso - mentre consentiva a Cir di tenersi le sue testate". La decisione arrivare entro agosto dal momento che il codice di procedura civile prevede che le sentenze debbano essere depositate entro un mese dallo svolgimento dell’udienza. In questo caso, però, sono in molti a non escludere che il verdetto possa slittare a dopo l’estate, data la complessità della questione e, dunque, la necessità di più tempo per stendere le motivazioni. Le sentenze civili vengono sempre rese note soltanto con il deposito delle motivazioni della sentenza. A redigerle, sarà il giudice Giacomo Travaglino, relatore della causa. I giudici dovranno decidere se accogliere o meno il ricorso presentato dalla Fininvest contro la sentenza con cui, il 9 luglio 2011, la Corte d’appello di Milano stabilì il risarcimento di 564 milioni di euro da parte di Fininvest a favore della Cir. Se il ricorso sarà rigettato, la decisione della Corte d’appello diverrà definitiva, ma se i giudici di Piazza Cavour riterranno fondato il ricorso, potrebbe essere disposto un nuovo giudizio d’appello.

Se, invece, la questione riguarderà esclusivamente la quantificazione della somma risarcitoria, potrebbe essere la stessa Cassazione a decidere direttamente l’entità del pagamento.

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