Controcultura

L'orrore non si può confinare nella «Gabbia»

Alessandro Gnocchi

Il risvolto cita L'avversario di Emmanuel Carrère e in effetti è il primo titolo che viene in mente leggendo La gabbia di Alexandre Postel, uscito nel 2015 in Francia e ora tradotto dall'editore minimum fax. Anche nel romanzo di Carrère, ispirato a una storia vera, la mediocrità di una vita borghese al cento per cento, improvvisamente, rivela una incrinatura che diventa poi un abisso. Là un uomo fingeva davanti ad amici e famigliari di essere una persona completamente diversa fino alla tragica catarsi. Qui l'impiegato di un negozio di telefonia torna a casa per seppellire il padre, rimasto vedovo da anni. Piccolo problema. Nella cantina della villetta c'è una gabbia. Nella gabbia c'è una adolescente all'apparenza incapace di parola. È stata rinchiusa dal padre, una persona così tranquilla da sembrare insignificante. Ma per quale motivo? Il ragazzo vorrebbe chiamare la polizia. Ma non lo fa. Si sente paralizzato. Imbottito di tranquillanti assiste allo scorrere del tempo con la consapevolezza che di minuto in minuto sarà sempre più difficile spiegare alla polizia di essere estraneo ai fatti.

Non sarebbe giusto raccontare altro del libro che si tiene (per fortuna) lontanissimo dagli schemi abusati del thriller ma comunque prevede anche qualche colpo di scena. Senza buttarla troppo sul filosofico, in poco più di cento pagine Postel riesce a lanciare qualche scandaglio nelle profondità della psiche. Può essere sconvolgente scoprirsi simile a un padre sempre detestato e per giunta mostruoso. Può anche essere sconvolgente capire come funziona il potere che esercitiamo sulle altre persone (ma anche che subiamo): «Il volto di mio padre era ancora sullo schermo del telefono. Mi è sembrato di indovinare nel suo sguardo un'ironia postuma. Si è ripresentata l'idea che mi era venuta in mente il giorno prima: mi aveva lasciato quel fardello ingombrante di proposito. Non per gioco, come avevo puerilmente supposto, ma per continuare a vivere. A vivere in me».

Il male è assurdo e inspiegabile, come assurdo e inspiegabile è il fascino che esercita. Questa storia terribile, che riecheggia numerosi casi di cronaca, lo dimostra quasi geometricamente.

Dopo il delitto, però, c'è il castigo.

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