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Lucarelli in trionfo Di Canio si vendica col saluto romano

Il bomber sigla il gol della vittoria del Livorno. Il laziale si esibisce nella sua specialità e fa imbufalire la curva rossa

Alessandro Santarelli

da Livorno

Il Livorno si conferma quinta forza del campionato, ma quanta fatica per battere un'ottima Lazio. Gli uomini di Delio Rossi, hanno messo in grande difficoltà gli amaranto, con una partita tatticamente perfetta. La differenza l'hanno fatta le conclusioni a rete. Due su due per il Livorno, una su sei per i biancocelesti. Nella giornata in cui sembrava impossibile sbrogliare la matassa, ci si è messa pure la dea bendata a dare una mano alla formazione di Donadoni, prima con il palo centrato da Di Canio e poi con una deviazione galeotta di Zauri in occasione della rete siglata da Lucarelli. Bella partita quella vista all'Ardenza, spazzata da un forte e gelido vento di tramontana e blindata da oltre 400 agenti per la forte rivalità politica delle tifoserie.
Primo tempo tutto di marca biancoazzurra. Bloccate le menti del centrocampo amaranto, Passoni e Morrone, fermati da un'autentica cerniera disegnata da Delio Rossi, la Lazio ha provato a sfondare sulle fasce, dove un Behrami incontenibile ha spesso messo in difficoltà Cesar Prates. Ispirato anche Liverani, spina nel fianco della retroguardia amaranto. E infatti, il Livorno deve a due autentici miracoli di Amelia, su Behrami al 10’ e su Tare 8 minuti più tardi, la possibilità di chiudere in parità la prima frazione, completamente dominata dalla Lazio. Troppo isolato Lucarelli in avanti per impensierire Peruzzi, fuori fase Lazetic e Colucci, che nelle intenzioni di Donadoni dovevano supportare il bomber amaranto. E infatti la mossa vincente del tecnico labronico arriva al 10’ della ripresa. Fuori l'ex reggino e dentro De Ascentis. Prima, al 4’, Di Canio, dopo aver fatto fuori mezza difesa amaranto, aveva colpito un clamoroso palo, con un diagonale che sembrava indirizzato in fondo alla rete del Livorno. La grande paura ha scosso i toscani, che alla prima vera occasione sono passati in vantaggio. Galoppata vincente di Cesar Prates sulla destra, cross teleguidato sulla testa di De Ascentis e pallone in fondo al sacco. È il minuto numero 12. Troppo per Delio Rossi, che decide allora di inserire Pandev al posto di Di Canio, oggetto di fischi e cori per tutta la partita da parte della tifoseria amaranto che gli rimprovera di aver fatto il saluto romano dopo essere uscito dal campo. Un gesto chiaro, evidente, anche se non plateale come quello mostrato nel derby d'andata della passata stagione, e poi camuffato con gesti della mano dell’uomo che ha il Duce tatuato sul braccio. Lucarelli, quello che ha il simbolo delle Bal (Brigate autonome livornesi) tatuato sul braccio, lo guarda e poi sussurra «guarda che testa di...».
La Lazio ci crede, e sfiora il pari proprio con Pandev, bravissimo a girasi in piena area e a indirizzare un diagonale verso Amelia, superlativo nel bloccare in due tempi il pallone. Il gol è però nell'aria, e arriva al 18’ quando Behrami parte in contropiede, libera Pandev che con una finta mette a sedere il portiere amaranto e a porta vuota trova la rete che spezza l'imbattibilità casalinga dell'estremo difensore di Donadoni, che era stato trafitto soltanto nella prima giornata di campionato da un rigore siglato da Pinardi. Partita finita? Assolutamente no. Il Livorno si scuote e comincia a cercare con maggior insistenza la vittoria. Il baricentro del Livorno si alza, e Coco mette sulla testa di Lucarelli un pallone che sembra indirizzato a finire in rete, ma che Peruzzi blocca proprio sulla linea. Pareggio scritto si potrebbe pensare. Ma non è così, e al minuto 32 ancora Coco lancia l'attaccante del Livorno sulla destra, controllo e tiro secco, deviato leggermente da Zauri.

Tanto basta per ingannare Peruzzi.

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