Economia

L'ultimo anno di scuola si potrà fare a bottega

Approvato l’emendamento Cazzola al ddl lavoro. Via libera di Confindustria, contrari Pd e Cgil. Il ministro Gelmini: "Vogliamo favorire  l'occupazione rapida dei giovani"

L'ultimo anno di scuola 
si potrà fare a bottega

L’ultimo anno di scuola si potrà svolgere non in classe ma «a bottega». Lo stabilisce l’emendamento al ddl collegato alla Finanziaria del relatore Giuliano Cazzola (Pdl), approvato dalla commissione Lavoro della Camera, dove si legge che «l’obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di apprendistato per l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione». La norma vale per tutte le scuole: di fatto si potrà cominciare a lavorare come apprendisti già a 15 anni, e questa esperienza varrà come ultimo anno di obbligo scolastico. Il provvedimento lunedì approderà in Aula a Montecitorio, per poi tornare al Senato per il via libera definitivo.

Soddisfazione, intanto, è stata espressa da Cazzola per «il lavoro svolto ed il clima di collaborazione trovato in commissione» sul ddl delega. Secondo Cazzola, «la norma consente di contrastare l’evasione dell’obbligo scolastico che è molto diffusa nell’ultimo anno». E in questo senso la legge anche Emma Marcegaglia: «Chi lascia la scuola deve continuare ad avere formazione», sostiene il numero uno di Confindustria.

Ma l’apprendistato a 15 anni non piace a tutti. La maggioranza e il ministro Sacconi «hanno deciso di fare carta straccia dell’obbligo scolastico», afferma Giuseppe Fioroni, responsabile Pd area Welfare. Diverse le reazioni dei sindacati: «È l’ultimo atto dello smantellamento di un vero obbligo scolastico», commenta il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, mentre il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, invita il governo a rivedere la norma e il segretario confederale della Cisl Giorgio Santini parla di misura «frettolosa», da correggere prima dell’approvazione in aula.

Critiche «ideologiche», replica il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che da tempo insiste sulla necessità di riscoprire l’apprendistato come strumento formativo che integra apprendimento e lavoro. «Non si tratta per nulla di anticipare l’età di lavoro - continua il ministro - , ma di consentire il recupero di un giovanissimo demotivato a seguire gli altri percorsi educativi attraverso una più efficace modalità di apprendimento in un contesto lavorativo». E il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, si dice «favorevole ad ogni iniziativa che permetta un rapido inserimento dei giovani nel mondo del lavoro».

In particolare si aprono interessanti prospettive nell’artigianato, dove l’apprendistato rappresenta, oggi come in passato, il principale strumento di inserimento: nel 2008 un apprendista su tre era occupato in un’impresa artigiana. E proprio l’apprendistato è stato protagonista dell’ultimo convegno di Confartigianato, dedicato al piano Italia 2020 per rilanciare l’occupazione giovanile messo a punto dal ministero del Welfare e da quello dell’Istruzione: «Abbiamo trovato con il ministro Sacconi una comunanza di vedute - spiega il presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini - , che va nella direzione da noi indicata già da tempo: riportare attenzione su un meccanismo, l’apprendistato, che era stato “scolarizzato” dai governi precedenti e ora viene rimesso nel luogo dove deve stare, l’impresa.

In un momento economico ancora difficile come quello attuale, la proposta approvata oggi (ieri ndr) dà speranza a tanti giovani che potranno trovare qualificazione nel mondo del lavoro, anziché rimanere fuori dal sistema scolastico. Da sempre l’apprendistato nelle nostre imprese offre sia un’occasione di formazione dal punto di vista tecnico e non solo, sia prospettive di lavoro concreto».

Secondo i dati dell’Ufficio studi di Confartigianato, infatti, nel 2009, nonostante la crisi, una impresa artigiana su quattro ha avuto difficoltà a reperire personale qualificato.

Commenti