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«Luna Rossa è forte ma noi la batteremo»

«Abbiamo modificato la barca per adattarla agli avversari»

«Luna Rossa è forte ma noi la batteremo»

da Valencia

«Siamo qui per vincere l'America's Cup, questo è il nostro obiettivo», Chris Dickson, il timoniere e skipper di Bmw Oracle, nemico di Luna Rossa, non ha ancora cambiato idea. È un velista eccellente, uno dei più bravi in circolazione. Un campione della Coppa America: ha iniziato nel 1987 come timoniere di New Zealand «plastic Fantastic», dopo trentasette vittorie su trentotto incontri Dennis Conner lo lasciò fermo sul posto con la sua Stars&Stripes: aveva solo fatto finta di andar piano per riportare la Coppa a San Diego. Per questo dicono che adesso ha i nervi fragili. Poi è stato su Nippon, su Tag Heuer. Ha vinto più volte il circuito di match race mondiale. Ha perso per una sciocchezza il giro del mondo con Tokio. Larry Ellison lo ha sempre voluto come timoniere del suo maxi Sayonara e nella Sydney to Hobart quello che ha fatto in tempesta ha salvato la vita a lui e all'equipaggio. E ha creato un legame solido.
Un anno fa, in tempi non sospetti, Chris ha detto: «Vincerà il miglior equipaggio. Avere la barca più veloce aiuta. Ma questo da solo non vince la regata. Si vince regatando meglio degli altri. A Valencia può vincere chiunque, e nessuno pur sapendo di avere un barca veloce si sentirà tranquillo dopo aver perso la partenza».
Chissà se mentalmente rilegge queste frasi dopo le prime tre regate con Luna Rossa. Della partenza pensa che: «È un gioco geometrico, matematico. Si calcola tutto. È come negli scacchi: se faccio questo, loro fanno quello, qual è la mossa migliore? Il match race è più complicato degli scacchi perché accade in un ambiente dinamico, la scacchiera si muove e cambia in ogni momento. Nelle barche di Coppa tanto è in mano agli altri. Se fossimo sulle derive potremmo davvero pensare a uno scontro tra Chris Dickson e James Spithill ma qui c'è una grande lavoro di equipaggio».
Era convinto di arrivare alle semifinali e gli è toccata Luna Rossa, nelle prime tre regate si è dimostrata un brutto cliente, quasi finora avesse nascosto la velocità come Conner: «Quando sei solo contro un avversario il gioco è molto differente, puoi indirizzare le tue risorse meglio - prosegue Dickson -. Abbiamo modificato Bmw Oracle perché conosciamo pregi e difetti del nostro avversario. Così cerchiamo di opporre i nostri punti forti ai loro punti deboli. Adesso sul percorso più lungo la velocità della barca è più importante. Ma Luna Rossa è forte in ogni area, è difficile trovarle dei difetti. È solida, ha un albero solido, belle vele. Partono bene». Chris, che nella sua casa in Nuova Zelanda alleva pecore come tutti i kiwi, pensa che in questo grande gioco: «L'elemento umano, la volontà di vincere, l'abilità di lavorare in team, il calcolo all'ultimo minuto del rischio e del vantaggio, l'abilità di studiare strategie e applicare tattiche, trasformare lo svantaggio in vantaggio, piazzare ed evitare trappole è ancora dominante. E questa è la magia, è per questo che lo sport ci ispira e ci affascina». E anche, nell'era degli elaboratori elettronici dice che: «Il computer più veloce è ancora il cervello. Usiamo la tecnologia per ricalibrare il cervello, per avere la conferma delle nostre intuizioni. In regata abbiamo a disposizione una infinità di dati sulle performance e possiamo analizzare situazioni “what...

if” ma non possiamo usare il computer per prendere decisioni».

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