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Made in Italy eterogeneo e di eccellenza secondo per dimensioni solo ai tedeschi

Ecco perché colossi esteri hanno scelto il nostro Paese. Il caso di Michelin

Riccardo Cervelli

La galassia dei produttori italiani di componenti per il settore auto merita di essere ammirata. «Si tratta di un fiore all'occhiello del Made in Italy», ha sottolineato Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio Studi della Cgia di Mestre, all'evento #FORUMAutoMotive. Dalle imprese della componentistica automotive italiana escono ogni giorno parti che finiscono nei veicoli fabbricati tutto il mondo, nonché progetti che ridefiniscono lo stile e la tecnologia di questi prodotti.

Ecco l'immagine che esce dal telescopio di chi si dedica a fare ricerca su questo settore. «Parliamo di circa 2.000 aziende, per la maggior parte Pmi e situate soprattutto in Piemonte e nella Motor Valley, il territorio dell'Emilia Romagna dove si trova anche il polo delle auto di lusso - ha continuato Zabeo -: non è un settore omogeneo, ma un reticolo di attività diverse, riconducibili a tre macroaree: i subfornitori, che producono prevalentemente componenti standard e impiegano molti addetti; gli specialisti nella fabbricazione di parti di elevata qualità o nel design; gli integratori di sistemi, ovvero aziende che assemblano componenti per costruire moduli ad alta tecnologia».

Tra tutte le tipologie di produzione e dimensionali, «le aziende della componentistica italiana impiegano 194.000 addetti, di cui 136mila dedicati esclusivamente alla manifattura di parti per il mercato automotive. Il fatturato complessivo è di 51,8 miliardi, di cui 38,8 costituiscono il giro d'affari riconducibile alla fornitura alle aziende del settore autoveicoli. A livello europeo il settore è secondo solo a quello tedesco», conclude Zabeo.

A premiare la capacità di lavoro italiana nella produzione di componenti automotive è anche la scelta di creare stabilimenti sulla penisola da parte di grandi gruppi internazionali. «Siamo presenti in Italia dai primi del Novecento - ha raccontato Marco Do, direttore della comunicazione di Michelin Italia - è possiamo dire senza ombra di smentita il primo produttore italiano di pneumatici». I siti Michelin di Cuneo e Alessandria hanno una capacità produttiva di circa 14 milioni di pneumatici l'anno e impiegano un totale di quasi 3.000 dipendenti. «Le sedi italiane godono di grande autonomia e rappresentano dei centri di eccellenza per Michelin nei rispettivi settori: Alessandria, dove si producono soprattutto pneumatici per veicoli industriali, per la capacità di adattarsi in modo rapido ed efficiente alle richieste più personalizzate; Cuneo, da dove escono prodotti ad alti volumi per autovetture, grazie all'abilità di sperimentare e implementare nuovi processi industriali che rispondono ai cambiamenti del mercato. In entrambi i casi, alla base del successo non è tanto la disponibilità di tecnologie avanzate, quanto la cultura dei territori». Do e altri ospiti dell'evento (Massimo Calearo Ciman e Andrea Dell'Orto) hanno sottolineato l'importanza di valorizzare il fattore umano nelle realtà di questo settore che rappresenta un cuore pulsante dell'economia del Paese.

Si tratta di un settore troppo spesso nell'ombra ha evidenziato il giornalista Pierluigi Bonora, promotore di #FORUMAutoMotive che riveste una valenza strategica per l'economia e per l'occupazione del nostro Paese, un'eccellenza del Made in Italy, vero cuore pulsante del mondo dei motori, che ogni giorno alimenta le linee di montaggio dei più importanti marchi mondiali delle due, quattro e più ruote».

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