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LA MAGGIORANZA C'E' Respinto l'arresto di Milanese

La richiesta d'arresto era stata presentata dalla procura di Napoli che ha indagato Milanese per corruzione e favoreggiamento nell’ambito della P4. Il Cav ai suoi: "Votare compatti contro questo stato di polizia". Maggioranza coesa, ma è polemica sull'assenza di Tremonti. Milanese lo difende: "Era in missione, nessuna critica"

LA MAGGIORANZA C'E' 
Respinto l'arresto di Milanese

Roma - La Camera dice "no" al carcere. Marco Milanese, ex braccio destro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, non fa la fine di Alfonso Papa. All'indomani della decisione del Senatur di votare contro le manette, la maggioranza vota compatta a Montecitorio respingendo così la richiesta della procura partenopea. Poco prima del voto, durante il Consiglio dei ministri, il presidente Silvio Berlusconi avrebbe invitato i ministri a votare compatti contro lo stato di polizia. Al termine della votazione, il Cavaliere si è poi detto soddisfatto: "Non sono arrabbiato, io sono sereno, sono sempre sereno, perché non ho mai fatto del male a nessuno. Anzi, quando posso, faccio del bene agli altri".

"Arrestare un parlamentare significa incidere nel sistema di formazione delle leggi alterando il voto del Parlamento. Non spetta alla magistratura far cadere un governo", ha detto il pdl Maurizio Paniz poco prima del voto. La Camera ha respinto la richiesta di arresto con 312 "sì" e 305 "no" (il vicesegretario del Pd Enrico Letta ha votato anche se non è stato registrato). La maggioranza richiesta era di 309 in virtù dei 617 presenti e votanti. Sono 7, secondo i tabulati delle votazioni, i franchi tiratori della maggioranza che hanno votato con le opposizioni per l’arresto di Marco Milanese. I deputati dell’opposizione erano 299 mentre il sì all’arresto è stato - appunto - autorizzato da 306 deputati.

"E' stato respinto l’ennesimo tentativo giustizialista. La maggioranza ha tenuto nonostante il voto segreto con cui si è tentato di scardinarla", ha commentato il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Il parlamento "ha respinto il tentativo di privarlo di un’altra persona", ha continuato riferendosi al caso Papa. Quanto ai numeri del voto, Cicchitto sottolinea che alcuni esponenti del Pdl sono impegnati in missione, come Tremonti e Frattini, e osserva: "La maggioranza ha fatto il pieno". A chi gli chiede se, numeri alla mano, si possa dire che qualcuno dell’opposizione si sia sfilato risponde: "E' difficilmente valutabile. L’opposizione a sua volta ha fatto il pieno. Sono sei i parlamentari di maggioranza assenti giustificati".

Nonostante la maggioranza abbia votato compatta, si infiamma la polemica sull'assenza di Tremonti in aula. Il titolare dell'Economia era in volo per Washington, dove prenderà parte alla riunione del Fondo monetario internazionale. Mentre Berlusconi si è limitato a cambiare argomento ("Altre domande?"), altri esponenti del Pdl hanno duramente criticato l'assenza. "È umanamente vergognoso che il ministro Tremonti oggi non fosse in aula - ha detto Daniela Santanchè, sottosegretario all’Attuazione del programma - ella vita, come in politica, bisogna essere uniti nella buona e nella cattiva sorte". "Noi ci abbiamo messo la faccia in nome del garantismo e in difesa delle prerogative del parlamento - ha concluso la Santanché - non abbiamo visto la sua ed è ingiustificabile".

La richiesta d'arresto era stata presentata dalla procura di Napoli che ha indagato Milanese per corruzione e favoreggiamento, nell’ambito sulla cosidetta P4. Il voto della Camera è avvenuto a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, come deciso ieri (tra le polemiche) dalla conferenza dei capigruppo. La giunta per le autorizzazioni a procedere, per le ragioni ricordate in aula in apertura dei lavori dal relatore Pdl di maggioranza Fabio Gava, di negare l’arresto. Una posizione condivisa da Pdl, Lega e Responsabili. "Rispettiamo la decisione della Camera dei deputati, come abbiamo sempre fatto - ha detto il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore - nessun altro commento".

A favore dell’arresto hanno votato tutte le opposizioni. "Votiamo convintamente per l’arresto di Milanese", ha confermato l'Idv Federico Palomba parlando al posto di Antonio Di Pietro, che inizialmente era stato designato a tenere la dichiarazione di voto sul gruppo. "Vogliamo denunciare un sistema di potere, di giochi interni alla coalizione che ha distrutto il Paese e hanno portato l’Italia al disastro - ha poi detto l'esponente dell'Idv - votiamo l’arresto per affermare la dignità istituzionale e costituzionale di questo Parlamento". "Milanese non è un perseguitato politico, e se non era parlamentare stava già in carcere - ha tuonato Ettore Rosato del Pd - ai colleghi di maggioranza che giustificano il 'no' all’arresto con la necessità di far sopravvivere il governo dico che i cittadini devono avere la certezza che chi siede in questo parlamento non è superiore ma soggetto alla legge". E il Terzo Polo? Tutti compatti a votare a favore. "Fli voterà a favore dell’arresto - ha detto il finiano Giuseppe Consolo - gli amici della Lega ci dicano qual è il 'fatto nuovo' rispetto alla vicenda Papa". Stesso discorso per l'Udc che vota "contro la decisione della Giunta" sull’arresto di Marco Milanese e, quindi, a favore della concessione della custodia cautelare in carcere. Sostanzialmente, l'esponente centrista Pierluigi Mantini fa sapere che viene messa da parte l’inizialmente prevista "libertà di coscienza".

Milanese è stato tra i primi ad arrivare a Montecitorio. Uscito di casa verso le 9, l’ex braccio destro del titolare del dicastero di via XX Settembre è arrivato nel transatlantico con netto anticipo rispetto all’inizio della seduta. E si è fermato a parlare con alcuni parlamentari del Pdl, visibilmente teso. Oltre ai saluti dei colleghi di partito, Milanese ha ricevuto anche una veloce stretta di mano dal presidente della Camera Gianfranco Fini, che si apprestava a entrare in Aula per dare inizio alla seduta. Durante il Consiglio dei ministri Berlusconi avrebbe invitato il governo a votare compatto per respingere l’attacco della magistratura. Insomma, restare uniti è la parola d'ordine.

Il Cavaliere avrebbe, poi, ripetuto di essere vittima di una persecuzione giudiziaria e di voler procedere spedito con la riforma sulle intercettazioni.

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