Politica

La magistratura fa a pezzi un partito al di soto di ogni sospetto

Non manca niente nello scandalo della Sanità pugliese. Il Pd è al di sotto di ogni sospetto. Ci sono le escort di lusso che venivano ospitate in un appartamento della centrale via Roberto da Bari per incontri con esponenti del Pd, ci sono le cene elettorali al ristorante da Tuccino a Polignano, ci sono incontri dello stesso tipo nella famosa e lussuosa Masseria San Domenico, c’è forse la droga, ci sono gli appalti truccati, ci sono due imprenditori coinvolti, oltre a Giampi Tarantini, compare Enrico Intini, vicino alla sinistra, accusato di turbativa d’asta, corruzione e associazione a delinquere, ci sono assessori della giunta regionale a dir poco disinvolti, c’è persino una «gola profonda», probabilmente un giovane imprenditore, che descrive al pm Pino Scelsi festini e gare falsificate, c’è una dirigente della Asl Bari 1, Lea Cosentino, vicina al Pd, indagata e destituita. La Puglia politica assiste alle continue scosse di un terremoto che riguarda da vicino il Partito democratico. Michele Emiliano, segretario regionale e sindaco rieletto di Bari, promette di fare piazza pulita. Nichi Vendola gli risponde azzerando la propria giunta. Ad un anno dalle elezioni regionali incombe sui vertici pugliesi della sinistra la «sindrome Abruzzo». Il Pd assiste attonito alle continue rivelazioni che scuotono stati maggiori che sembravano solidissimi. Al centro della bufera uno degli uomini più fidati e più cari a Massimo D’Alema, l’ex vice presidente regionale Sandro Frisullo (nel tondo). Se crolla lui crolla una intera struttura amicale e politica costruita in venti anni di predominio nella sinistra. Frisullo è un politico di lungo corso, mai chiacchierato prima d’ora, che sarebbe coinvolto negli incontri con le escort ingaggiate da Tarantini, alcune di queste pagate mensilmente con assegni con molti zero per incontri con uomini politici di riguardo, stando a quanto scrivono i giornali locali. L’azzeramento della giunta regionale è il rimedio in extremis che ha deciso Nichi Vendola dopo una inchiesta interna condotta da un suo fedelissimo, l’assessore attuale alla Sanità, Tommaso Fiore e dopo aver chiesto ai magistrati di essere ascoltato. Chi conosce Vendola sa che non avrebbe sopportato a lungo che la sua giunta fosse al centro dell’inchiesta. Finora non risulta alcun avviso di garanzia a carico dei suoi colleghi, ma dopo aver costretto alle dimissioni i suoi assessori, il presidente ha detto, a proposito di Frisullo: «Ora avrà le mani libere per difendersi meglio». Una dichiarazione liquidatoria. Entro una settimana ci sarà la nuova giunta e sono in tanti a immaginare che Frisullo resti fuori magari sostituito da un altro dalemiano, Enzo Lavarra, parlamentare europeo non rieletto. Il caso giudiziario riapre l’intera partita politica in Puglia. Quest’anno Emiliano ce l’ha fatta, ma riuscirà Nichi Vendola a ripetere l’exploit di cinque anni fa? Fallito l’appuntamento delle europee, per il mancato raggiungimento del quorum, Vendola punta tutte le sue carte sulla riconferma. Lo scandalo di Bari gli consente due operazioni. Da un lato riduce l’influenza dei dalemiani con la probabile uscita di scena o il ridimensionamento di Frisullo, dall’altro cerca di allargare la maggioranza all’Italia dei valori, all’Udc e al movimento di Adriana Poli Bortone. La nuova giunta dovrebbe, nelle intenzioni di Vendola, fornire il quadro delle alleanze con cui ritentare l’avventura. Una prima doccia gelata è venuta però da Lorenzo Cesa, segretario Udc, che ha dichiarato: «Non vogliamo scorciatoie per entrare in giunta». Ancora nessuna risposta dai dipietristi che alzeranno il prezzo per insediarsi in Puglia. In questo momento l’alleato ingombrante di Vendola è l’amico-nemico Emiliano che intende azzerare il Pd pugliese per affermare la propria supremazia. Sia Emiliano sia Vendola lavorano per impedire che dal Pd venga la tentazione di cambiare cavallo per la guida della giunta regionale. L’antico concorrente di Vendola, il lettiano Francesco Boccia ambisce a sostituirlo, mentre boatos insistenti danno per certa la candidatura dell’ultra-dalemiano Nicola Latorre alla guida della Regione. Non a caso Latorre ha dichiarato che «l’allargamento all’Udc e all’IdV non è attuabile in questa legislatura». Chi porterà in dote questa alleanza vincerà la gara per la nomination. Inchieste giudiziarie e veleni politici caratterizzeranno il prossimo anno della giunta Vendola. Molti si chiedono che cosa farà a questo punto Massimo D’Alema. Lo scandalo pugliese si incunea nel suo sistema di relazioni sia politiche sia imprenditoriali. D’Alema deve decidere se dare una scialuppa di salvataggio per il fedelissimo Frisullo o abbandonarlo al suo destino. Ma soprattutto deve prendere le contromisure di fronte alla inquietante alleanza fra Emiliano e Vendola. Finora non ha avuto dubbi. Riconferma per Emiliano, via libera per Vendola che con il suo gruppo politico potrebbe aderire al Pd dopo il fallimento delle europee. Se Emiliano e Vendola dovessero decidere di approfittare delle inchieste per dare un colpo al dalemismo, il quadro potrebbe cambiare. Il pallino è nelle mani del sindaco di Bari Emiliano. Tutti sanno che il sindaco pensa che è arrivato il momento per giocare in proprio.

La «scossa» continua.

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