Cultura e Spettacoli

Malkovich: «Sogno un altro film con Bertolucci»

Il divo Usa a Capri: «Chi sono i registi italiani giovani?»

da Capri

«La mattina non mi guardo mai allo specchio». E si vede. John Malkovich, il più europeo degli attori americani, si presenta agli incontri di Capri Hollywood con una giacca improponibile: disegni cashmere verdi e rossi. Un pugno nello stomaco. Come la camicia a fiori che gli sbuca da sotto. Stilisti in rivolta. Gli domandiamo chi sia il suo sarto e lui candido risponde: «Sono io». Ah, volevamo ben dire.
Eccentricità di una star che viaggia ad una media di una mezza dozzina di film l'anno. Il prossimo, in uscita, è diretto da Clint Eastwood, si intitola The Changing ed è la storia vera di un rapimento di un bambino avvenuto nel 1928 a Los Angeles. La polizia per errore ne riconsegna un altro alla madre, che ha il volto di Angelina Jolie, e lei non dice niente. Scoperta verrà internata in un manicomio: «Una vicenda molto triste, - dice Malkovich - nel quale interpreto un pastore protestante».
Più divertente dovrebbe invece essere Born after Reading, una commedia corale diretta dai fratelli Coen, che Malkovich interpreta nel ruolo di una spia con George Clooney e Brad Pitt. Poi, girerà un paio di pellicole in Francia, un'altra in Sud Africa, e l’ultima negli Stati Uniti. Produzioni indipendenti alternate a film delle majors hollywoodiane: «È una precisa scelta, la mia», racconta Malkovich. «Sono certo infatti che solo accettando ruoli in film commerciali, possa poi produrre pellicole indipendenti con la mia casa di produzione, che mi costa molto. Oppure lavorare in teatro, il mio primo grande amore».
Viva la sincerità. Come sincero Malkovich sembra sui suoi trascorsi da sex symbol: «Non lo sono mai stato, anche se c'è molta gente convinta che io lo sia. Ma evidentemente al mondo c'è bisogno di ottimi psichiatri. Figuriamoci che da bambino ero grasso. Ma proprio grasso. Ho sofferto questa mia condizione. Tanto che non ho conservato nessuna foto del mio passato, tranne una che mi ha fatto avere mesi fa mia sorella: l'ho chiusa in un cassetto e amen».
Figlio di un editore croato e di una scozzese, più di sessanta film all'attivo, due nomination all'Oscar come attore non protagonista per Le stagioni del cuore di Robert Benton e Nel centro del mirino di Wolfgang Petersen, Malcovich, cinquantacinquenne dell'Illinois, non ha mai vinto la statuetta. Ma non si crea problemi, per questo: «In fondo - dice - sono stato così fortunato nella mia carriera che non potrei chiedere altro, nemmeno per festeggiare nel 2008 i miei venticinque anni di sodalizio con il mondo dello spettacolo. Ho lavorato infatti con i più grandi registi europei, ho girato il mondo, spostandomi dalla Francia agli Stati Uniti. E continuo a vivere la vita».
In effetti, non si è fatto mancare niente, Malkovich: nemmeno in amore. Due mogli, inframmezzate da una spettegolatissima passione con Michelle Pfeiffer, nata sul set di Le relazioni pericolose. Dalla seconda compagna, conosciuta durante Il tè nel deserto, ha avuto due figli. E a quanto pare in famiglia comandano proprio loro, i pupi. Conferma MalKovich: «La tv la vedo poco e lo faccio solo dietro suggerimento dei miei ragazzi, ai quali oggi sconsiglierei di fare il mio stesso lavoro, perché non ha più lo stesso appeal di una volta. Io del resto preferisco leggere libri e sceneggiature. Anche al cinema vado poco. Nei dintorni di Boston o nelle campagne francesi in cui ho scelto di risiedere, le sale cinematografiche non ci sono nemmeno».
Quindi se dovesse scegliere un giovane regista italiano con il quale girare un film? «Non saprei rispondere. Io ho lavorato con Liliana Cavani, Michelangelo Antonioni in Al di là delle nuvole, Bernardo Bertolucci: la vecchia straordinaria guardia del vostro cinema. Della nuova non conosco nessuno. Davvero. Potessi tornerei insomma a lavorare con Bertolucci. Il tè nel deserto è stata un'esperienza unica, mistica. E Bernardo è un uomo sorprendente. Te lo immagini serioso ed invece è un uomo divertente, colto, sensibile e di gran gusto». Di gusto, appunto. Anche estetico. Chissà se almeno lui riuscirebbe a dissuadere Malkovich dal disegnarsi giacche così pacchiane.

Unica nota stonata di un attore di grande fascino.

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