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Il manager dell'immaginazione è il trampolino degli acrobati

Sulla sua scrivania nascono le trame del "Cirque du soleil": "La creatività è fondamentale in ogni azienda, anche se fa bulloni"

Il manager dell'immaginazione è il trampolino degli acrobati

Gli acrobati volano da un lato all'altro del palco come se fosse la cosa più normale del mondo. Compongono figure, si incastrano in disegni perfetti. E mai avresti detto fosse possibile. Eppure. «Signori e signore, quando in scena c'è il Cirque du soleil ogni follia diventa realizzabile». Dietro a quel meccanismo oliato e impeccabile c'è un lavoro che coinvolge un popolo di 1.300 artisti e 5mila dipendenti. E che nasce dalla scrivania di Daniel Lamarre, 65 anni, canadese, ex giornalista, dal 2001 presidente e ceo del gruppo. È lui il manager dell'immaginazione, quello che dà forma agli spettacoli più fantasiosi e formula i business plan a livello mondiale. Già, perché in tutto il mondo sono decine gli show che vanno in scena in contemporanea, da Tokyo a Londra, da Copenaghen a New York. Più di 100 milioni gli spettatori che se ne sono stati in apnea e con gli occhi spalancati durante le esibizioni.

Lamarre sa benissimo qual è la sfida a cui deve tener testa ogni volta: «Le gente - ci spiega - pretende di stupirsi in continuazione, cerca emozioni nuove, ha voglia di sognare». E voilà, ecco servito il sogno. Confezionato con effetti speciali in continua evoluzione: «Durante i nostri show utilizziamo droni, ologrammi e tutte le suggestioni che la tecnologia ci offre. La base di tutto resta la bravura dei nostri acrobati, che si allenano otto ore al giorno. Ma puntiamo sempre a inventare qualcosa di nuovo». In Toruk, il primo volo, lo spettacolo ispirato ad Avatar, ora in Italia, il pavimento dell'arena è un gigantesco schermo che ingloba il pubblico nella storia e ogni numero è supportato dalla realtà virtuale.

E se la creatività è l'ingrediente principe di ogni azienda («anche se fabbrica bulloni o automobili»), figuriamoci quando in ballo c'è l'intrattenimento. «Sperimentare, sempre» sostiene Lamarre che, all'interno del gruppo, ha istituito una divisione di ricerca e sviluppo. Le Cirque si è anche inventato gli spettacoli virtuali, con effetto 3D, da guardare anche sul telefonino: «Dobbiamo pur arrivare alle nuove generazioni che non guardano più la tv ma usano solo i social e Internet». Da quando il gruppo è stato acquisito nel 2015 dalla Tbg capital di San Francisco, ha una finestra aperta sulla Silicon Valley e su tutte le novità rivoluzionarie che arrivano da lì. E questo diventa un trampolino di lancio indispensabile per «anticipare il mercato». «In qualsiasi settore si lavori - spiega il manager - se si vuole essere leader bisogna cavalcare un'idea nuova che cambi il mercato, sia che si lavori nel settore auto, sia in quello alberghiero. Pensi ad esempio ad Airbnb».

L'unica garanzia, trasversale a più generazioni, è che tutti, indistintamente in ogni angolo del mondo, hanno voglia di «vivere un sogno ad occhi aperti». Per questo, sostiene Lamarre, un ingrediente a cui le Cirque non rinuncerà mai è la trama. Dietro a ogni esibizione c'è una storia. Che fa ridere, piangere, tremare, riflettere. Ora è in scena quella di Avatar, in uno spettacolo creato in collaborazione con il regista del film James Cameron (che a sua volta si era ispirato proprio agli effetti del Cirque di Lamarre per realizzare i suoi personaggi e il mondo fantasioso di Pandora). Dietro le quinte si sta già lavorando per l'anno prossimo, quando verrà messo in scena uno spettacolo ispirato al campione argentino Lionel Messi. Mescolando i codici di due mondi che nulla c'entrano l'uno con l'altro. Almeno in apparenza. «A noi - spiega Lamarre - interessano personaggi iconici, rappresentativi». E la star del pallone incarna la storia di un sogno che si realizza. Non solo. La Cirque ha anche acquisito i diritti per le musiche di Michael Jackson e dei Beatles, utilizzate nello spettacolo Love rappresentato a Las Vegas. E chissà cosa tirerà ancora fuori dal cilindro.

Negli uffici della società si lavora altrettanto duro che sulla pista del «circo» per progettare e inventare. «Bisogna adeguarsi alla velocità con cui cambiano le cose oggi, superarsi, aggiornarsi» è ben consapevole Lamarre. Che sa benissimo quanto questa partita possa essere stimolante. E ogni volta, il risultato più bello, quello che ripaga tutti gli sforzi, è ascoltare qualcuno mentre spiega a chi non lo sa cosa sia Le Cirque: «Non è un circo, non sono solo acrobati, non saprei cos'è, è tutto incredibile». Ecco, è quella parola - incredibile - che emoziona Lamarre e tutta la squadra di saltimbanchi. Già perché sotto il tendone non esistono prime donne e star, non ci sono «ballerini di seconda fila». Tutti fanno tutto. E la forza è racchiusa proprio nel lavoro di gruppo. «Quando arrivai - racconta - la compagnia realizzava tournée in una settantina di città, oggi invece in 450. Questo grazie allo sviluppo delle strategie di marketing per sviluppare il brand».

Di strada ne è stata fatta dalla metà degli anni Ottanta, quando nacque il Cirque. Tutto cominciò nel 1984 grazie al sostegno del Governo del Quebec: il Cirque du Soleil nasce come parte del programma delle celebrazioni per il 450esimo anniversario dello sbarco di Jacques Cartier in Canada. Niente animali in pista, niente gag comiche dei pagliacci ma principalmente numeri acrobatici mischiati all'arte di strada, con costumi di scena dettagliatissimi e molto appariscenti, musiche originali. La strana formula sembra piacere al pubblico canadese. Tanto che al debutto, nella piccola cittadina di Gaspé, sotto il tendone giallo e blu, si presentano 800 spettatori. È tutto esaurito. Così a ogni tappa: a Montreal, a Quebec City. Guy Lalibertè, il fondatore del progetto, è tra i giocolieri, si esibisce come mangiatore di fuoco e intuisce che la formula è vincente. La svolta arriva a Las Vegas, quando Lalibertè conosce un imprenditore che finanzia il suo progetto. Il circo decolla. E si mangia il mercato. Un giorno Lalibertè cede tutta la «baracca» a Lamarre e tiene solo una parte delle azioni. Ma la passione per le emozioni forti e per il suo adorato circo gli rimane. Per il suo 50esimo compleanno l'ideatore del Cirque si regala un viaggio di 39 giorni nello spazio in una navicella arredata dalla catena Hilton.

A bordo si fa fotografare in tuta spaziale e naso da pagliaccio.

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