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Marcegaglia contro la Cgil: il sindacato tutela i ladri Camusso: parole offensive

La leader di Confindustria attacca, la Camusso replica: "Ci offende". E Bersani: "Si pentirà di averlo detto"

Marcegaglia contro la Cgil: il sindacato tutela i ladri  Camusso: parole offensive

Roma - Come se ce ne fosse stato bisogno, la trattativa sulla riforma del lavoro è da ieri ancora più calda. Ad alzare il termostato è stata Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che ha fatto gridare di dolore i sindacati come quando ti pestano un callo. «Vorremmo avere un sindacato che non protegge assenteisti cronici, ladri e quelli che non fanno il loro lavoro», ha detto la numero uno di viale dell’Astronomia dal palco del convegno di Federmeccanica a Firenze in capo a un ragionamento che possiamo riassumere così: Confindustria non vuole toccare il reintegro dei lavoratori che hanno subìto licenziamenti discriminatori, ma nemmeno salvare chi non fa il proprio mestiere. E in questa battaglia vorrebbe il sindacato al proprio fianco.

Peccato che Marcegaglia ieri il sindacato potrebbe averlo perso per sempre. Secondo le parti sociali infatti le sue parole sono un’entrata a gamba tesa. «Parole offensive», taglia corto Susanna Camusso, leader della Cgil, mentre il segretario confederale del sindacato rosso, Fulvio Fammoni, chiede una smentita. Che arriva puntuale anche se con tono poco convinto. «Nessuna mancanza di fiducia e rispetto nei sindacati confederali», puntualizza Marcegaglia, che poi insiste: «A volte l’articolo 18 diventa un alibi dietro il quale si possono nascondere dipendenti infedeli, assenteisti cronici e fannulloni». Così a Marcegaglia arrivano altre bordate. «La Marcegaglia farebbe bene a precisare di quale sindacato parla», chiede piccato Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. «La Uil non protegge assenteisti cronici né ladri. Gli imprenditori possono dire altrettanto?», chiede il segretario Uil, Luigi Angeletti.

Anche la politica va giù duro con la leader degli industriali. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, fa addirittura il profeta di sventura: «Credo che Marcegaglia si pentirà di questa battuta». Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci-Fds, parla di «parole di violenza inaudita che trasudano un fortissimo odio di classe. Temo siano parole di chi sente le spalle coperte, da un governo che vuole fare una riforma a senso unico, colpendo duramente le tutele del mondo del lavoro, a partire dall’articolo 18». «I fannulloni stanno nella giunta di Confindustria, non nelle fabbriche», assalta Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista. Stessa tesi di Antonio Di Pietro, leader dell’Idv: «Marcegaglia se vuole cercare i ladri comincia a guardare in casa». E anche nel centrodestra c’è chi dice no. Ad esempio l’ex ministro Gianfranco Rotondi, che bacchetta Marcegaglia, se non altro per questioni di stile: «È difficile immaginare Agnelli che chiama ladri gli uomini del sindacato». Alla fine soltanto Pier Ferdinando Casini, leader Udc, prova a prendere le difese della povera Emma: «La Marcegaglia è donna di grandissimo equilibrio e non la si può giudicare da una battuta».

Difesa d’ufficio, ma sempre meglio di niente.

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