Cronaca locale

Maroni con la Moratti: "Il prossimo obiettivo è zero campi abusivi"

Sindaco e ministro dell’Interno su Triboniano: «Giusta fermezza». Si va avanti con le chiusure

Maroni con la Moratti: "Il prossimo obiettivo è zero campi abusivi"

Il prossimo obiettivo? «Proseguire la politica di azzeramento dei campi abusivi, alleggerendo nello stesso tempo quelli regolari. Che vanno diminuiti in maniera drastica già entro quest’anno». A cominciare da via Novara, Bonfadini, Negrotto e Idro. Con interventi in quelli regolari di Martirano e Chiesa Rossa. Ecco la nuova road map tracciata dal sindaco Letizia Moratti ieri in prefettura dopo la firma sul documento di chiusura della favela di Triboniano. Un agglomerato di quattro campi rom ora completamente sgomberati e dove sorgeranno le infrastrutture di collegamento all’area dell’Expo di Rho-Pero. Con lei il prefetto e commissario per l’emergenza nomadi Gian Valerio Lombardi e il ministro dell’Interno Roberto Maroni.
Una parata elettorale? «Chi dice così - replica con calma olimpica la Moratti - o parla a sproposito o non sa nemmeno di cosa sta parlando. Questo è un percorso cominciato già nel 2006 e che oggi giunge a conclusione». Parole d’elogio arrivano da Maroni per la «fermezza del Comune, un esempio di buona prassi per affrontare una questione così delicata». Con la Moratti che replica parlando della necessità di «coniugare accoglienza e integrazione con il rispetto delle leggi e della serenità dei cittadini». E il prefetto Lombardi che mostra «soddisfazione per l’esito di un lavoro reso possibile da uno sforzo comune delle istituzioni che hanno cercato di lavorare sulle persone senza ricorrere a misure coattive». Al Triboniano coinvolti 123 nuclei familiari, per un totale di 439 persone, di cui solo 8 non hanno aderito ai progetti e sono ora affidati temporaneamente alla protezione civile. Delle restanti 115 famiglie, 47 sono state avviate all’autonomia abitativa, 48 a progetti di reinserimento lavorativo e sociale nei rispettivi Paesi e hanno rinunciato alla residenza a Milano. Altre 20 sono state allontanate, «ma solo perché era venuto meno il rispetto delle norme di comportamento». Il vicesindaco con delega alla Sicurezza Riccardo De Corato vede portata a compimento una sua battaglia storica. E ricorda come «a Milano i rom abusivi siano scesi da 10mila in città a 2.200 provincia compresa». E annuncia che chiuderà la campagna elettorale a Triboniano. «Andrò al Lago dei Tigli a chiedere scusa ai residenti per i disagi causati dai nomadi. E farò altrettanto alla Bovisasca e a Rubattino». Per l’assessore Mariolina Moioli «grazie alla collaborazione tra istituzioni nazionali e locali e terzo settore, in particolare la Casa della carità, si è realizzato per la prima volta un percorso di integrazione nel nostro Paese e di reinserimento in Romania». Per Mario Mantovani, coordinatore regionale del Pdl la chiusura della vicenda è un successo dell’Amministrazione comunale e di De Corato: «Il centrosinistra parla, il Pdl fa. E i cittadini non vogliono campi abusivi in città».
«Prima - spiega il ministro Maroni ricordando l’impegno del governo - questa emergenza era stata colpevolmente trascurata. Il nostro intervento è stato positivo e ha oltretutto sviluppato una sensibilizzazione anche a livello europeo, tanto che la stessa Commissione Ue ha posto i campi nomadi come tema centrale per tutti». E promette ulteriori interventi contro la criminalità e l’immigrazione irregolare. A cominciare da prossimo consiglio dei ministri dove presenterà un provvedimento urgente sul tema delle ordinanze dei sindaci, dopo la «censura più di metodo che di merito» della Corte costituzionale. Un altro provvedimento urgente in tema di sicurezza riguarderà il riordino e l’aggiornamento delle competenze della polizia locale, il cui «quadro» risale alla fine degli anni ’70.

Presto in consiglio dei ministri anche l’iniziativa urgente in tema di immigrazione per il ripristino dell’espulsione diretta dei clandestini dopo la sentenza della Corte di giustizia europea che «ha creato confusione, rendendo di fatto impossibile l’espulsione diretta dei clandestini».

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