Roma

«È Marrazzo contro tutti»

Piero Marrazzo contro il Governo per il presunto mancato trasferimento dei 5 miliardi di fondi alla Regione. Sulla testa, la spada di Damocle che pende da Palazzo Chigi, che potrebbe revocargli il ruolo di commissario ad acta per la disastrata sanità laziale. Marrazzo contro la sua stessa maggioranza, restia a seguirlo nella linea del muro contro muro e a giocare con lui quella che sembra più una personale partita politica in vista delle Regionali 2010. Marrazzo contro l’opposizione di centrodestra, silenziata con un assestamento di bilancio calato come un maxi-emendamento per impedire il dibattito. E allora per replicare al governatore ieri l’opposizione ha scelto la strada di una conferenza stampa con i capigruppo alla Pisana e numerosi consiglieri regionali. Un coro a più voci: l’assestamento di bilancio non corregge il deficit sanitario. Marrazzo torni al tavolo della trattativa con il governo (il 26 agosto il prossimo tavolo tecnico) e la smetta di esibire i muscoli avanzando richieste economiche parzialmente legittime.
«Con questo assestamento - spiega il consigliere di An, Pietro di Paolantonio - abbiamo assistito alla pagina più buia di questi tre anni di centrosinistra. La notte prima del voto il governatore ha stravolto il testo preparato dall’assessore al Bilancio Nieri, introducendo 4 articoli che avrebbero dovuto correggere il deficit sanitario ma che invece non produrranno effetti immediati sul 2008. «Quella appena approvata è una vera finanziaria - rincara la dose il capogruppo Fi-Pdl e neocoordinatore regionale, Alfredo Pallone -. Marrazzo abbandoni la logica dello scontro politico. Se lo farà, sulla sanità noi non ci sottrarremo al dialogo e a possibili scelte condivise».
In casa An duri anche Tommaso Luzzi («avevamo chiesto il commissariamento di tutte le Asl. In questi anni i direttori generali hanno pensato troppo ai propri interessi e invece sono stati prorogati») e il capogruppo Antonio Cicchetti («Marrazzo commissario ha completamente deragliato: chiude il San Giacomo senza avvisare il sindaco di Roma Alemanno. Lamenta la mancanza di trasferimenti dal Governo quando l’ultima conferenza Stato-Regioni ha sancito tutt’altro e dimentica i fondi per lavori pubblici che ancora deve erogare ai comuni laziali». «Forse non è un caso - aggiunge Franco Fiorito (An) - che si sia scelto di vendere i tre ospedali che, per la loro ubicazione in centro storico, hanno il maggior valore e peso economico. Forse siamo davanti a valutazioni di natura speculativa più che sanitaria». «Marrazzo dia un colpo di reni finale per evitare la revoca del commissariamento», esorta Massimiliano Maselli (Fi).
Chiusura riservata a Donato Robilotta (Sr), che prima definisce «fuffa» le misure dell’emendamento e poi snocciola i numeri che inchiodano Marrazzo e che smentirebbero la Corte dei Conti: «Dei 5 miliardi rivendicati dalla regione 3,2 miliardi sono fondi aggiuntivi legati all’attività del piano di rientro. 1,7 miliardi riguardano la fiscalità ma la Regione conteggia anche il 2008, anno che lo Stato non ha ancora incamerato: al Lazio spetta un saldo del 2006 pari a 221 milioni di euro e per il 2007 pari a 737 milioni, in totale circa un miliardo». Quindi qualche flash sul passato. «Nonostante Marrazzo - spiega Robilotta - sostenga di aver ricevuto in eredità un buco di 10 miliardi di euro, al 31 dicembre 2005 il debito totale era di 5.662 milioni di euro, rispetto ai quali lo Stato ha poi erogato finanziamenti per circa 8 miliardi. Nel 2006 il disavanzo ha toccato la cifra record di due miliardi con un piano di rientro che ne prevedeva solo 1,1. Nel 2007 era a 1772 milioni contro 653.

Nel 2008, con l’extradeficit di 364 milioni evidenziato dal ministero del Tesoro siamo arrivati a 1774 milioni contro i 583 milioni previsti».

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