Politica

Massacrato perché va con la moglie del boss

Il giovane era sparito nel 2002. E solo adesso, grazie a un pentito, si scopre la verità: lo avevano ucciso e fatto a pezzi per «onore»

Antonello Lupis

da Catanzaro

Era l’amante della moglie di un boss. Per questo è stato assassinato e il suo cadavere, fatto a pezzi, è stato fatto scomparire. Questa la ragione alla base di un caso di lupara bianca, avvenuto nel 2002, le cui indagini hanno portato all’arresto di tre persone - Tommaso Anello, 42 anni, di Filadelfia (VV), ed i fratelli Vincenzino e Giuseppe Fruci, rispettivamente di 30 e 37 anni- con le accuse di omicidio e distruzione di cadavere, aggravate dal 416 bis. A pagare con la vita la violazione del codice della ’ndrangheta è stato il giovane Santo Panzanella, 29 anni, di Curinga, piccolo centro del Catanzarese, scomparso all’improvviso il 10 luglio del 2002. A distanza di quattro anni, a ricostruire la terribile e agghiacciante vicenda sono stati gli agenti della squadra mobile di Catanzaro: Panzarella, secondo la polizia, aveva una relazione con la moglie di Rocco Anello, parente di Tommaso, uno degli arrestati. Quest’ultimo, insieme a fratelli Fruci, avrebbe deciso autonomamente, senza che il capo ne fosse informato, di eliminarlo. A denunciare la scomparsa del giovane era stata, l’11 luglio 2002, la madre. Nel corso degli anni successivi, la donna aveva chiesto più volte, pubblicamente, agli assassini del figlio di rivelare il luogo di occultamento del cadavere per dargli degna sepoltura, dando per scontato già allora che il figlio fosse rimasto vittima della «lupara bianca».
Le prime indagini, comunque, avevano imboccato la pista di un tradimento del giovane, ritenuto affiliato alla cosca Anello di Filadelfia e al cui vertice, secondo gli investigatori, si trovano i fratelli Rocco e Tommaso Anello. Dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, però, è emersa una verità diversa: il giovane sarebbe stato attirato con una scusa in un’area nella zona industriale ex Sir di Lamezia e qui gli sarebbe stato sparato un colpo di pistola in pieno viso. Panzarella non sarebbe morto sul colpo e, ancora vivo, sarebbe stato caricato nel bagagliaio di un’auto. Dopo qualche chilometro i sicari, accortisi che era ancora cosciente, si sarebbero fermati per dargli il colpo di grazia. Poi, il cadavere sarebbe stato scaricato in una zona montagnosa tra Curinga (Catanzaro) e Filadelfia. Secondo gli investigatori, è probabile che il corpo sia stato fatto a pezzi perché una clavicola di Panzarella è stata ritrovata in un torrente che confluisce nel lago dell’Angitola. Le indagini si sono avvalse della collaborazione di un pentito della cosca Anello, il quale non partecipò materialmente all’omicidio, ma vi ha assistito.
E ora si teme che possa essere in pericolo la anche vita della moglie del presunto boss adito». La donna, proprio ieri, è stata convocata dagli agenti della squadra mobile di Catanzaro, i quali le hanno prospettato le possibili conseguenze degli arresti effettuati infatti, Rocco Anello non era al corrente del tradimento.

Le è stata offerta protezione, ma lei ha rifiutato.

Commenti