Cultura e Spettacoli

Massimo Ghini: «Mi sono stufato di giustificare i miei ruoli»

CapriMassimo Ghini, si consoli: tra un paio di settimane non sentirà più parlare di cinepanettoni per almeno un anno. «Vuole la verità? Mi sono rotto le scatole di dovermi giustificare con i soloni del cinema italiano tutte le volte che interpreto un cinepanettone. Con Natale a Beverly Hills sono a quota cinque, ma se mi chiamano continuo. Io non sono razzista. Non lo sono nella vita, non lo sono sul lavoro. Dunque, sono stanco degli steccati: ideologici e professionali».
Massimo Ghini, ospite di Capri Hollywood, è serenamente arrabbiato. La polemica sul cinepanettone non la sopporta più. E ai soloni di cui sopra manda a dire: «Dov’erano quando il cinema italiano alla fine degli anni ’90 mi chiuse le porte in faccia?». Già, dov’erano? «So che io ero all’estero ad accettare tutte le proposte che mi arrivavano. Che se non mi davo da fare, a quest’ora stavo sotto i ponti». Perché, secondo lei, l’avevano messa fuori? «Ho una mia idea: parlo troppo. Dico quello che penso. Sempre. E non mi faccio condizionare dagli schemi. In Italia abbiamo avuto Zeffirelli e Visconti, due eccellenze con idee politiche differenti. Credo ci sia posto per tutti e due». Basta steccati, dice. Che fa, s’iscrive al Partito dell’Amore? «No. Sono stato e rimango di sinistra. Sono presidente del sindacato attori, lotto per le mie idee. Ma credo alla possibilità del dialogo tra le forze politiche delle due Italie divise ideologicamente a metà. E mi allarmo quando il ministro Bondi dice: rivediamo la legge sui finanziamenti pubblici al cinema. Io gli rispondo: attenzione, ministro, a non buttare il bambinello con l’acqua sporca. Mettiamoci attorno ad un tavolo per discutere di nuove regole, considerando però che 200mila persone vivono di spettacolo».
Paura che la gente la consideri un furbo che lavora per il cinema commerciale Ghini non ne ha. «Fossi stato furbo mi sarei fatto gli affari miei» replica. «Non mi sarei esposto in prima persona come consigliere comunale a Roma, avrei accettato di interpretare solo film di cassetta. Invece, al cinema d’autore ci credo: ho interpretato Italia Germania 4 a 3, La stazione, Senza Pelle, piccoli gioielli usciti in 6 copie, contro le centinaia di Natale a Beverly Hills. Comunque alterno il Natale al cinema con la fiction su Mattei. Roba impegnata.

A fine gennaio, ad esempio, sarò tra i protagonisti di Gli ultimi del Paradiso, una miniserie di Raiuno per la regia di Luciano Mannuzzi, che parla di morti bianche sul lavoro».

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