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"La destra non esiste più: è rimasto solo il suo tesoro"

La vedova Almirante: "Nel Msi nessuno rubava, ecco perché i nostri eredi politici hanno un patrimonio di 100 milioni"

"La destra non esiste più: è rimasto solo il suo tesoro"

La voce e il piglio sono ancora quelli della pasionaria abituata a combattere, malgrado i novant'anni imminenti e un film dei ricordi che, a riavvolgerlo, le lascia un po' di amaro in bocca soprattutto per il finale. Donna Assunta Almirante, però, non dimentica il ruolo di first lady del padre della destra repubblicana, e si toglie ancora oggi il gusto di far la conta dei buoni e dei cattivi. A maggior ragione adesso, che ha ritrovato energie e calore dal tour di eventi organizzati per celebrare il centenario del suo Giorgio. Tra bagni di folla, adunate sui social network e qualche delusione. Come quando a Trento la Regione le negò una sala all'ultimo momento per tacitare le proteste del «popolo dei manifesti».

Il solito riflusso antifascista che non lascia in pace neppure i morti, signora Assunta?

«Diciamo che è stato uno sgradevole incidente di percorso, anche perché Giorgio e io siamo sempre stati rispettati in Trentino dove ci recavamo tutti gli anni avendo una casa. Ma è acqua passata, anche perché il tour in tutt'Italia sul centenario mi sta sorprendendo per l'affetto della gente che si sente ancora orfana di Almirante. A novembre, a Trieste, ho trovato un tale entusiasmo che sembrava fosse tornato lui...».

Orfani o nostalgici? Il Movimento sociale si è sciolto vent'anni fa e la destra italiana si è evoluta...

«Ma di quale destra parla? Oggi per ritrovarla mi dovrebbe aiutare Federica Sciarelli del programma Chi l'ha visto? . Basta guardarsi intorno, i compagni di strada di mio marito si sono rivelati poca cosa o si sono eclissati, e non c'è più nessuno che ne abbia raccolto l'eredità politica...».

Ma oggi esiste il centrodestra, lo ha fondato Silvio Berlusconi...

«Berlusconi ha avuto la capacità e la fortuna di avere l'Italia in mano, ma purtroppo è riuscito a farsela sfuggire. Certo, non è stato aiutato, i suoi l'hanno lasciato da solo e ci si sono messi anche i giudici...».

In tutti questi anni si è sentita col Cavaliere, le ha dato o chiesto consigli?

«Guardi, Berlusconi lo conosco da quando era vivo mio marito e l'ho sempre stimato come portatore di modernità. Ricordo un incontro a casa nostra all'epoca del disegno di legge sul riordino del sistema televisivo. Giorgio lo appoggiò garantendogli i voti missini».

La svolta di Fiuggi non le è mai andata giù, ci pensa ancora?

«È stato lo sbaglio peggiore, la morte di tutto. E io, che l'avevo previsto, non ho potuto fare nulla per impedirlo».

Cosa ricorda di quel congresso del gennaio 1995?

«È proprio questo il punto, non fu un congresso vero, la nostra gente quel giorno non c'era e la decisione di sciogliere l'Msi e di trasformarlo in un partito di governo fu calata dall'alto. Vidi scene indegne, esponenti del partito che votavano con due mani, tanto che io e Antonino La Russa ce ne andammo via furibondi».

Con chi ce l'ha più di tutti?

«Beh, i responsabili dell'operazione furono ovviamente Fini, ma anche Tatarella, che di fatto vendettero il partito a Forza Italia. L'errore, poi pagato a carissimo prezzo, fu di chiudere casa propria per andare a fare gli ospiti sgraditi in casa d'altri».

Pensare che Fini era un pupillo di suo marito.

«Lasciamo perdere, non mi perdonerò mai di aver insistito tanto con Giorgio per puntare su di lui. Gli dicevo: dai, serve un ricambio generazionale, per guardare al futuro del partito devi investire sui giovani. Bel risultato. Eppure Fini sembrava avere la stoffa, ma era tutto fumo e niente arrosto...».

E con gli altri, invece, in che rapporti è? Sono nati i Fratelli d'Italia, e la Destra di Storace a cui lei stessa fece da madrina e nelle cui file è confluita sua figlia Giuliana...

«Mah, mi sembrano tutti una gran delusione. Su Storace all'inizio mi ero illusa, lui è un lavoratore infaticabile e pieno di entusiasmo, ma è un po' vittima del suo temperamento, senza contare che da solo non poteva fare miracoli. Mia figlia ormai si occupa soprattutto della Fondazione Giorgio Almirante».

E Alessandra Mussolini? Lei la stoffa ce l'aveva o no?

«Preferisco non parlarne. Diciamo che è sempre stata più interessata alla politica che al partito».

Quando avvenne lo scandalo sul marito e le minorenni, lei disse che sono cose su cui bisogna fare silenzio. Così fan tutti?

«No, dico solo che le questioni tra moglie e marito devono rimanere private e chiuse tra le pareti domestiche».

Insomma, di quel glorioso Msi sono rimasti soltanto ricordi e commemorazioni?...

«Veramente è rimasto un patrimonio immobiliare di cento milioni di euro, il nostro è stato il partito più ricco di tutti e lo sa perché?».

Me lo dica lei.

«Perché nessuno rubava come facevano gli altri e tutti i soldi del finanziamento al partito venivano investiti nelle sedi del Movimento. Mio marito ha cominciato a comprarle con le cambiali, e adesso le usano tutti».

Anche la famosa casa di Montecarlo?

«No, quella fu un bene donato al partito da una contessa, e Fini se n'è appropriato per farci gli affari suoi».

Come passa oggi le giornate, signora Assunta?

«Sono attivissima, mi sveglio alle cinque del mattino e seguo gli affari delle mie proprietà di famiglia. In questo periodo la mia casa romana è un viavai di gente per le celebrazioni del centenario di Giorgio e accanto a me c'è sempre l'anima della Fondazione, Massimo Magliaro, che mi accompagna a tutti i convegni».

La politica italiana la continua a seguire?

«Purtroppo sì. Dico purtroppo perché la politica come la intendo io in Italia è finita. Non c'è più passione, non c'è più amore e neppure idee. Ma quel che è peggio è che mancano ormai completamente gli uomini, siamo nelle mani di ragazzotti senza storia né cultura politica.».

In compenso al Quirinale hanno messo un nome della prima Repubblica.

«Guardi, Mattarella è un galantuomo, una persona perbene. Averne. Era amico anche di mio marito che adorava la Sicilia e dove fece il pieno di voti alle Regionali del '71. Bei tempi...».

E di Renzi cosa pensa? Grillo all'inizio lo aveva paragonato a un nuovo Mussolini...

«Magari, figurarsi. Qui siamo ancora fermi alle sparate, agli 80 euro. Ma si ricorda le grandi opere che seppe creare il Duce? Questi non riescono nemmeno a finire 200 chilometri di autostrada nella Salerno-Reggio Calabria. Io, che sono di Catanzaro, tutte le volte mi faccio il segno della croce. Ma forse è quello che ci meritiamo, perché a monte ci vorrebbe un popolo serio...».

L'immigrazione, il nuovo terrorismo le fanno paura?

«Mi preoccupano di più gli italiani. Lo Stato pare che abbia pagato 12 milioni per il riscatto di quelle due pacifiste che andavano in Siria. Aldo Moro, invece, lo lasciarono ammazzare».

A proposito di anni Settanta, a Roma nei mesi scorsi è tornato di moda il neofascismo. Conosceva Carminati, quello di Mafia capitale?

«Mai visto né sentito. Francamente quell'inchiesta vorrei proprio vedere come va a finire».

C'è di mezzo anche Alemanno, quello lo conosce...

«Chi, Gianni? Francamente non credo proprio che c'entri qualcosa con quell'affare. Lui a mio avviso ha un solo torto, quello di non aver mai voluto intitolare una strada di Roma ad Almirante come gli chiedevano i suoi consiglieri quando era sindaco, in testa Luca Gramazio. Qualcuno gli ha messo il veto e lui ha obbedito. Così la seconda volta che si è candidato i missini non l'hanno votato, ben gli sta».

Indro Montanelli se lo ricorda?

«Eccome, era un grande amico mio e di Giorgio. Quando arrivavo a Milano la prima telefonata era sempre per lui. Quando sono rimasta vedova spesso mi mandava a casa la sua segretaria per darmi una mano...».

Qual è il più bel ricordo che ha di suo marito?

«Sono stati 40 anni meravigliosi con un uomo fuori dal comune e di grande pulizia morale. Parlavamo spesso di politica e lui a volte mi chiamava zio Adolfo».

Come?

«Lo faceva quando trascorrevamo dei periodi nei miei possedimenti in campagna.

Mi diceva: ma come, io predico la socializzazione e tu sfrutti i contadini? E io gli rispondevo: se vuoi non ci venire».

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