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Mazzette, sport e politica In India scoppia lo scandalo cricketopoli

New DelhiL’India è finita nel pallone o meglio sotto i colpi di una mazza da cricket. Da alcune settimane una gigantesca tangentopoli ha investito il mondo del cricket, un gioco che per noi è incomprensibile, ma che per un miliardo e passa di indiani è fonte di quotidiana ossessione. Lo scandalo, iniziato con un innocente messaggio su Twitter, ha raggiunto proporzioni gigantesche ed è arrivato dritto dritto sul tavolo della leader Sonia Gandhi, alle prese con non pochi altri grattacapi in questi giorni per via dell’inflazione galoppante e di un mini Watergate in Parlamento.
Gli ingredienti di questa «cricketopoli» sono i soliti, di quelli che fanno pensare che tutto il mondo è paese. Ci sono le bellissime star di Bollywood, strapagati giocatori stranieri, i paperoni della nuova India come il re della birra e della Formula uno Vijay Mallya, rampolli della Mumbai bene e naturalmente anche politici altolocati. Una miscela maleodorante di gelosie, lotte di potere, mazzette, favoritismi e evasione fiscale ha sommerso l’intero Paese dal Rajasthan fino alla pacifica città meridionale di Cochin. Si sono scoperchiate pentole che da anni bollivano e adesso che il latte è versato nessuno sa come pulire il fornello.
Il principale imputato è la Indian Premier League (Ipl), un super torneo a eliminazione che coinvolge otto squadre, una per ogni metropoli indiana, e che prevede partite più corte e più eccitanti per il pubblico maschile grazie alla presenza di ragazze pon pon occidentali e di star dello spettacolo che tifano dalle tribune di onore. È una formula creata soprattutto per la televisione. La Premier league, nata tre anni fa, ha un giro d’affari da capogiro valutato da alcuni in oltre 4 miliardi di dollari, di cui metà in diritti televisivi accaparrati dal colosso giapponese Sony e il resto in mega sponsorizzazioni tra cui Google. È forse uno dei campionati più ricchi del mondo, ancor di più del calcio e da ciò si capisce anche la rapacità di coloro che lo gestiscono. L’inventore di questa macchina da soldi è Lalit Modi, erede di una famiglia industriale, che figura nella lista dei 30 uomini più potenti, amante del lusso, proprietario di un aereo privato e di uno yacht. Il fisco indiano, in un raid nel suo ufficio di Mumbai, lo ha accusato di evasione fiscale, riciclaggio di denaro sporco e di avere incassato diverse mazzette nelle aste di assegnazione delle squadre partecipanti. Gli ispettori si sono trovati di fronte a un complesso giro di soldi attraverso paradisi fiscali e società fittizie. Nonostante lui si proclami innocente, la Federazione nazionale indiana di cricket (Board of Control for Cricket in India o Bcci) lo ha quindi sospeso «per aver infangato il nome del cricket» e già rimpiazzato con un altro manager. La cacciata è avvenuta proprio dopo la finale del torneo due giorni fa a Mumbai. Contro di lui pesano 20 casi sospetti di tangenti tra cui una di 80 milioni di dollari per i diritti televisivi, irregolarità e favoritismi, come quello relativo alla squadra dei Rajasthan Royals, appartenente al cognato.
Modi è inoltre considerato vicino a un partito regionale presente nella coalizione di centro sinistra del governo guidata da Manmoha Singh e a cui appartengono i due ministeri chiave dell’agricoltura e dell’aviazione. Entrambi i ministri hanno parenti coinvolti a diverso titolo nel torneo.
Oltre a Modi, l’altra testa a rotolare finora è stata quella del viceministro degli Esteri Shashi Tharoor, ex diplomatico Onu e braccio destro di Kofi Annan. Dopo aver perso la corsa come segretario generale al Palazzo di Vetro, Tharoor è tornato alle radici in Kerala, stato del sud dell’India, dove gli è stata offerta dal partito del Congresso la candidatura a un seggio, poi vinto nelle elezioni dello scorso anno. Considerato come il «volto nuovo» del vecchio partito dei Nehru Gandhi e dato come futuro ministro degli Esteri, Tharoor ha pagato cara la sua loquacità su Twitter e le sue frequentazioni intime con un’avvenente donna d’affari che abita a Dubai. Su internet è stato accusato da Modi di aver aiutato la sua bella ad avere una quota gratis del valore di 15 milioni di dollari della futura squadra del Cochin, che giocherà nella prossima edizione quando le squadre della Ipl saranno portate a dieci. Non è chiaro, e molto probabilmente non lo sarà mai, il suo ruolo nella vicenda, ma da allora il suo destino è stato segnato. Dopo alcuni giorni di clamore sui media e di costante pressing dell’opposizione indu nazionalista, il viceministro è stato bacchettato dalla Gandhi e poi convocato per ben due volte in un giorno a casa del premier Singh. Dopo una convulsa giornata, il recalcitrante Tharoor, ormai con le spalle al muro, ha dovuto rassegnare le dimissioni dall’incarico. «Spero solo che il mio gesto possa portare a una pulizia nel mondo del cricket» ha scritto su Twitter dove ha ricevuto il sostegno di migliaia di internauti.
Da quando è rotolata la sua testa, il marcio è cominciato ad affiorare e riversarsi negli stadi pieni di tifosi dove, per una curiosa coincidenza, si è conclusa domenica la Premier League con la vittoria dei Chennai Super Kings.

Ma erano in pochi a festeggiare.

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