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Meleto guida la rinascita del Chianti

S ono passati i temi in cui il gallo nero aveva le penne spennacchiate. Oggi il simbolo del consorzio del Chianti Classico invece ha un piumaggio lucido e ne mena vanto. Le vendite del mese di maggio 2017 dei vini dello storico consorzio hanno fatto registrare un successo storico, un +58 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Il dato conferma il rilancio del Chianti Classico a partire dalla grande crisi del biennio 2008-2009, con una crescita costante basata sulla scelta di migliorare la qualità media e una produzione di 39 milioni di bottiglie vendute nell'ultimo anno in oltre 100 mercati di tutto il mondo, con il Nord America che assorbe il 40 per cento delle vendite totali (l'Italia, per dire, è al 22 per cento).

Insomma il Chianti Classico è tra le nostre eccellenze enologiche. Anche grazie a cantine illuminate come Castello di Meleto, un'azienda storica (risale al 1256) che ha un migliaio di ettari di cui 125 vitati a sangiovese, naturalmente, ma anche a Merlot, Cabernet, e al bianco Vermentino. Il terreno è costituito prevalentemente da galestro, alberese e marne calcaree: insomma, terreni aridi e sabbiosi nei quali la vite è costretta a dare il meglio di sé. Di recente abbiamo assaggiato il magnifico Meleto 2013, un Chianti Classico vellutato e sontuoso e il Borgaio, un Vermentino sapido e minerale.

In carta molto altro, anche uno Spumante brut metodo classico rosé.

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